Firenze – Ha già registrato oltre 3 milioni di visualizzazioni il video-denuncia di Riccardo Casamassima, il carabiniere super-testimone nel processo per la morte di Stefano Cucchi, il giovane morto in carcere che, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato picchiato a morte da alcuni militari durante l’arresto e il trasferimento in carcere.
Il militare ha denunciato di essere stato sottoposto a fortissime pressioni e poi di essere stato minacciato e infine trasferito ad un altro incarico, a suo dire demansionante e punitivo rispetto alla sua carriera professionale.
Casamassima ha affidato ad un video, ritrasmesso sui social da centinaia di migliaia di persone, per chiedere aiuto alle Autorità contro un presunto caso di “pressione indebita” dopo che ha accettato di testimoniare contro alcuni colleghi che, secondo l’accusa, avrebbero malmenato Stefano Cucchi provocandone la morte.
Una testimonianza “chiave” che ribalterebbe, se confermata, tutta la vicenda giudiziaria del “caso Cucchi” che ha visto sin qui assolti tutti i carabinieri accusati delle violenze.
Il militare ha dichiarato di rispettare l’uniforme che indossa e di aver deciso di parlare proprio per difenderla e salvare la dignità dei carabinieri che certamente non sono violenti e devono testimoniare la verità per non infangare il buon nome dell’Arma.
Casamassima ha denunciato di aver subito pressioni, via via crescenti, mano a mano che il caso si andava approfondendo e che ogni volta che ha manifestato l’intenzione di raccontare quanto da lui conosciuto, ha subito qualche minaccia o intimidazione.
La “goccia” che ha fatto traboccare il vaso è stata la lettera di trasferimento alla scuola per allievi sotto-ufficiali che il carabiniere considera un demansionamento e una ritorsione.