Genova – Riceviamo e pubblichiamo il testo integrale dell’omelia che il cardinale Angelo Bagnasco ha pronunciato durante la messa in ricordo della tragedia di Ponte Morandi che ha provocato la morte di 43 persone.

Ecco di seguito il testo:

“Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

 

a distanza di un anno dal tragico crollo del ponte Morandi. Genova è qui, e con noi prega per le vittime, angeli della Città. Li pensiamo nella luce, tra le braccia di Dio; e con gli occhi della fede li vediamo affacciarsi dalla finestra del cielo mentre pregano per i loro cari, per tutti noi: Genova non li dimenticherà mai. Abbiamo incisi nel cuore quei giorni, quell’ apocalisse che ci ha lasciati senza respiro, che ci ha fatti sentire svuotati, come se tutto – d’improvviso – fosse precipitato nel buio. Come in quei momenti di lutto, la Città rinnova il suo abbraccio ai familiari delle vittime: siamo consapevoli che nessuno di noi può colmare il vuoto dei loro cari, ma umilmente e, con grande rispetto, vogliamo stringerci a loro perché non si sentano troppo soli. Anche le parole del Santo Padre Francesco ci fanno sentire il suo affetto e la sua vicinanza: di cuore lo ringraziamo.

Abbiamo stampata nell’anima, però, anche una luce che ha sfidato l’oscurità di quei momenti funesti; una luce che man mano si è ingrandita, che si è fatta largo tra le macerie alla ricerca di vita: è la luce dei soccorritori sbucati da ogni dove, come se fossero miracolosamente pronti ad essere presenti e operativi. E’ stato solo dovere? No, è stato anche amore. Era la luce dell’amore che da quelle macerie è scaturita insieme all’immenso dolore. E quell’amore si rivestiva di perizia, di speranza, di ostinato coraggio, di sacrificio, che è l’altro nome dell’amore. A tutti – dalle forze dell’ordine ai vigili del fuoco, dalle istituzioni pubbliche alle diverse organizzazioni, dal mondo delle professioni ai molti volontari – rinnoviamo gratitudine; essi hanno espresso l’anima di Genova, la sua forza di non piegarsi, di non arrendersi, la coriacea volontà di rinascere. E così è! 

Nonostante gli interventi giunti, le difficoltà sono state pesanti, e i disagi diffusi per muoversi da una parte all’altra, per gli abitanti della zona, per non pochi lavoratori che qui avevano le loro attività: tutti hanno vissuto il distacco da un ambiente familiare e caro, hanno visto messo in crisi il loro lavoro. Ma su tutto ha aleggiato la speranza, il credere in un futuro non lontano, e che oggi cominciamo a vedere. La demolizione del rimanente troncone del ponte è stato come il definitivo distacco da un pezzo di storia, ma la Città è protesa al futuro, un futuro che, con onestà e determinazione, dobbiamo guardare insieme. 

Il Vangelo di oggi ci esorta, e come sempre ci aiuta: Gesù, il Figlio eterno di Dio, ci assicura che “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Ci può essere oggi parola più illuminante per il nostro popolo? Lo stare insieme, lo sperare e lavorare insieme, insieme camminare e guardare al bene non individuale ma comune, non è solo una regola d’oro per la Città e un modo per onorare i defunti, ma è anche la garanzia di una presenza più grande, di un Amore che ci abbraccia, e tutti conforta e rafforza: è la presenza e l’amore di Dio! Le nostre forze non sono piccole, così il desiderio di giustizia e di bene, ma per esperienza sappiamo quanto siamo fragili, quanto possiamo essere attraversati da egoismi e miopie, da rivalità e divisioni, da dimenticanze. Se restiamo uniti e ci lasciamo umilmente abbracciare da Dio, allora saremo capaci di abbracciarci gli uni gli altri, e le nostre capacità – come i pochi pani e pesci della parabola evangelica – si moltiplicheranno e faranno miracoli. Sia così, cari Amici, sia così per il bene di noi tutti, delle giovani generazioni di cui siamo responsabili, sia così per il bene di Genova e del nostro amato Paese“.