Genova – Un futuro post apocalittico, un mondo dove macchine e uomini lottano per la sopravvivenza spostandosi attraverso enormi veicoli su ruote che collegano le città.

Questo è l’universo in cui si svolge Naila di Mondo9, ultimo libro di Dario Tonani, scrittore milanese considerato tra i migliori autori di fantascienza in Italia e nel mondo.

Un mondo costruito a regola d’arte, un universo immersivo che risponde a regole precise: navi senzienti che solcano oceani di sabbia, città precarie, una lotta continua tra uomo e macchina, il tutto insieme alla protagonista Naila, un capitano di ventura decisa a riportare la pace su Mondo9.

Tonani, con il suo ultimo romanzo, si riconferma una delle voci più originali del genere e uno degli autori più influenti degli ultimi anni. Già vincitore di diversi riconoscimenti, lo scrittore vanta un nutrito gruppo di appassionati lettori che si sta espandendo in tutto il mondo.

Abbiamo incontrato l’autore e abbiamo chiacchierato con lui del suo lavoro recente, edito da Mondadori per la prima volta per la collana Oscar Fantastica.

Il fascino della fantascienza e del mondo nato dalla mente di Tonani porta a una riflessione sulla definizione stessa di fantascienza, parola coniata da Giorgio Monicelli nel ’52.

Leggendone i romanzi e i racconti si è colpiti dalla “fanta”, fantasia, immaginazione, e dalla “scienza” che, in qualche modo, potrebbe portare alla nascita di un nuovo modo di comunicare la scienza stessa attraverso la fantascienza.

Ma è veramente possibile?

Detesto le etichette e i rigidi steccati tra generi attigui, che tutto sommato sono sempre serviti più agli editori e ai librai per collocare un titolo in scaffale che non ai lettori – spiega Tonani – Gli scrittori credo che siano sostanzialmente degli apolidi, ma hanno le idee chiare soprattutto su come non vorrebbero essere etichettati, e molte volte alla parola ‘Fantascienza’ sbarrano gli occhi e scuotono la testa con sdegno. Il termine ‘fantascienza’ è espressione di un’altra epoca, quando effettivamente c’era necessità di un locuzione (peraltro ai tempi ‘felice’) per unire due anime: speculazione tecnologico/scientifica e immaginazione. Oggi il termine ha perso gran parte della sua ragion d’essere, è diventato persino respingente e le nuove generazioni non lo riconoscono più come identificativo di una sua peculiarità anche storica. Provate a chiedere a un adolescente di attribuire una parola a saghe come ‘Hunger Games’, ‘Maze Runner’, ‘Divergent’ a quella del Silo, a storie quali ‘Birdbox’ o ‘Io sono leggenda’ (ricordiamoci che oggi molta della cosiddetta fantascienza passa dagli scaffali ‘youg adult’): useranno il termine ‘distopia’ o ‘post-apocalittico’, e forse utilizzeranno la parola fantascienza solo per riferirsi a ‘Star Wars’ se non addirittura ai film dei supereroi Marvel e DC. Scienza e futuro continuano a rientrare a pieno titolo in tantissimi generi – thriller, noir, horror -, ne sono spesso ingredienti tutt’altro che secondari. Ma come in un buon cocktail si sciolgono in un retrogusto anche molto gradevole che non vale un’identificazione a sé. Insomma, trionfa l’ibridazione, la contaminazione, il crossover. Anche se da qualche anno a questa parte, soprattutto grazie al cinema, la fantascienza ‘pura’ – per esempio la space opera – sta tornando: eppure i trailer continuano a evitare il vecchio termine ‘fantascienza’ in funzione di espressioni meno…pregiudizievoli“.

La carriera di Tonani è un susseguirsi di pubblicazioni iniziate con il primo romanzo, datato 1991, a cui hanno fatto seguito altri tre; poi Mondo9 e la traduzione all’estero, la pubblicazione in Oscar Fantastica, senza tenere conto dei racconti pubblicati negli anni, che superano i 120.

Un successo tra i lettori che abbracciano diverse fasce d’età.

Costruire un mondo come quello di Mondo9 richiede lavoro e studio, quello che lo stesso autore consiglia ad aspiranti scrittori: “Leggere, leggere, leggere. E poi scrivere, scrivere, scrivere. Non perdo mai l’occasione di ripetere che c’è qualcosa di muscolare nella scrittura, che deve essere costantemente tenuto in ‘allenamento’. Dico sempre che è facile mettersi alla tastiera quando si trabocca di idee e di entusiasmo; la vera conquista è scrivere quando non si ha alcuna voglia di farlo. Un po’ come​ andare in piscina d’inverno: ci si deve vestire a cipolla, con il freddo, per poi spogliarsi, bagnarsi e alla fine rivestirsi, asciugarsi i capelli e tornare al gelo dell’esterno. Mentre invece si vorrebbe stare magari al calduccio sul divano con un buon libro tra le mani. Certo, non si scriveranno pagine memorabili, ma si sarà raggiunto un traguardo più importante: un passo verso la professionalità vera, quella fatta di autodiscliplina, sudore, costanza, abnegazione. Il mio consiglio agli aspiranti scrittori e scrittric? Usate la tastiera come un bilanciere, fatevi i muscoli del palestrato. La creatività non è ispirazione o idee folgoranti e basta; è olio di gomito, crampi, sete, abitudine, conquista lenta e costante“.

L’universo di Dario Tonani è un universo da scoprire, un viaggio nella fantascienza pura.