lapide alluvione genova marassiGenova – Cerimonia con coda di polemiche, nel capoluogo ligure, nel giorno della commemorazione delle vittime dell’alluvione del novembre 2011.
A margine della cerimonia, con la deposizione delle corone di fiori, i familiari delle vittime hanno ricordato polemicamente che ad oggi, a otto anni dal disastro, la Giustizia non ha ancora identificato il o i colpevoli di quanto avvenne quel tragico giorno in cui, per la disorganizzazione della macchina comunale, come sembra aver accertato la Giustizia, genitori e studenti erano in giro, per le strade, proprio nel momento tragico in cui il torrente Fereggiano ha esondato investendo con un’ondata di fango e acqua la zona dove si sono registrate le vittime.

Una protesta silenziosa e composta che è un atto di accusa verso chi, in tanti anni, non ha ancora definito un punto fermo su quanto avvenne e contro i mille stratagemmi che sono stati usati per dilatare al massimo l’iter processuale.

Genova ha ricordato le vittime della tragica alluvione del novembre 2011 con una cerimonia nel quartiere di Marassi dove sono morte ben 6 persone.
Alla lapide istallata alla confluenza tra via Fereggiano e corso De Stefanis erano presenti le autorità cittadine, il presidente del Municipio Bassa ValBisagno Massimo Ferrante, il console d’Albania e il neo presidente del Civ “nel cuore di Marassi” Roberta Toscano che ha voluto ricordare anche la forza con cui il quartiere ha reagito all’ennesimo disastro.

Ricordate le vittime della tragedia: Sphresa Djala e le piccole figlie Gioia e Janissa, Angela Chiaramonte, Serena Costa ed Evelina Pietranera, le sei persone che hanno perso la vita nell’alluvione del 4 novembre 2011. Alla deposizione di una corona da parte di vigili in alta uniforme hanno fatto seguito un discorso di Silvio D’Anna, rappresentante dei parenti, e un minuto di raccoglimento.

“Dopo il 4 novembre del 2011 – ha dichiarato Massimo Ferrante, presidente del Municipio Bassa ValBisagno – non è cambiato il dolore del quartiere e la sua memoria. Invece è completamente cambiato l’approccio dei cittadini all’autoprotezione e alle allerte. Anche per le amministrazioni è cambiato tutto. Dopo quella data si sono cercati i finanziamenti per la realizzazione dello scolmatore del Fereggiano, da poco ultimato e i finanziamenti nazionali per lo scolmatore del Bisagno”.

La cerimonia si è poi rinnovata con la stessa compostezza in via Canevari dove un’altra corona è stata deposta in memoria di Antonio Campanella, morto durante l’alluvione del 9 ottobre 2014.

«La ferita di quanto accaduto allora ha lasciato una cicatrice che rimarrà per sempre in tutti i genovesi. Commemorazioni come quelle di oggi dimostrano la sincera vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari – dichiara il vicesindaco Stefano Balleari – Da allora sono cambiate molte cose, a cominciare dalla consapevolezza generale e da un nuovo e più efficace atteggiamento nel gestire le molteplici criticità. Tuttavia non bisogna mai abbassare il livello di attenzione e di impegno. Come abbiamo fatto con il Bisagno e il Fereggiano stiamo proseguendo l’opera di salvaguardia del nostro territorio. Restano però situazioni difficili che siamo ancora chiamati ad affrontare con determinazione e che richiedono ulteriori sforzi ed investimenti importanti che necessitano di un indispensabile supporto da parte del Governo».

«Partecipare a questa commemorazione è stato importante e doveroso sia a livello istituzionale sia umano – dichiara l’assessore regionale Ilaria Cavo, che questa mattina ha rappresentato Regione Liguria – È stato un momento di ricordo e di condivisione con i familiari delle vittime e, contemporaneamente, un momento in cui si rinnova l’impegno: quello a continuare negli investimenti in infrastrutture (pensiamo allo scolmatore del Fereggiano ma anche del Bisagno), in un sistema di allerta e di prevenzione completamente rinnovato. Rispetto a otto anni fa è aumentata la consapevolezza di tutti, il livello di attenzione sulla gestione delle apertura e chiusure delle scuole è massimo da parte del sistema e dei comuni. Dopo aver parlato con i parenti delle vittime ho accettato l’invito della preside dell’Istituto Comprensivo di Marassi, per visitare l’aula di psicomotricità dedicata alla piccola Gioia, che, nel 2011, ha perso la vita dopo essere uscita da scuola, insieme alla mamma e alla sorellina Janissa. È soprattutto partendo dalla scuola che possiamo far crescere, come stiamo facendo con progetti di protezione civile, la cultura della prevenzione. Il loro sacrificio non deve essere dimenticato».