Genova – La facciata della Cattedrale di San Lorenzo perde i pezzi e nessuno sembra accorgersene. Mentre tutta la città si interroga sull’opportunità di istallare il corrimano metallico che è comparso sulle maestose scalinate, il distacco di una parte importante delle decorazioni della facciata principale non ha ancora “preoccupato” nessuno e tanto meno il fatto che la parte mancante sia stata probabilmente trafugata.
Osservando il bassorilievo sullo stipite sinistro del portale maggiore, infatti, è possibile intravedere che la quarta scena – partendo dal basso – delle “Storie dell’Infanzia di Cristo” ha perso letteralmente la testa e il marmo bianco che emerge dalla “ferita” splende dimostrando che qualcosa è stato “asportato”.
Si tratta della figura centrale, rappresentata nell’atto di inginocchiarsi di fronte alla Vergine col Bambino. La scultura è stata “decapitata”.
Ad accorgersene alcune guide turistiche che inutilmente hanno fatto notare la cosa a chi di dovere. L’ incidente è passato sino ad ora sotto silenzio, travolto dal clamore delle polemiche per l’istallazione di una ringhiera metallica che ha scatenato le furibonde polemiche sui social.
Eppure il danno non è di minor importanza anche perchè, se mai si decidesse di rimuovere il corrimano, ben più difficile sarebbe ripristinare la statua “mozzata” risalente al Duecento.
Difficile anche stabilire cosa sia successo. C’è chi parla di un oggetto lanciato, chi di un tentativo di “scalata” finito con un frammento di testa in mano e chi, invece, chiama in causa le piogge acide e l’azione del tempo. Il marmo ha più di ottocento anni ed è possibile che inizia a sentire il peso degli anni.
Fatto sta che la parte mancante non è stata ritrovata – o almeno non se ne ha notizia – e se fosse anche caduta a terra “da sola”, di certo non si è allontanata senza l’intervento umano.
Fa un po’ impressione pensare che sia stata frantumata una scultura realizzata nel Duecento e che è passata indenne a un incredibile sequela di peripezie. Passarle in rassegna significa ripercorrere in un attimo la storia della nostra città: nel 1227, più o meno negli anni in cui si eseguivano le sculture, Guglielmo De Mari avevano occupato la cattedrale fortificandone i portali, finché il podestà non li aveva fatti sloggiare con le cattive (risalgono ad uno dei tanti scontri di questo periodo i fori causati da colpi di balestra ancora visibili sulle colonne del portale di San Gottardo); tra il 1296 e il 1297 in cattedrale brucia tutto a cominciare dal tetto (ce lo racconta diffusamente Jacopo da Varagine) e l’edificio deve essere pesantemente puntellato.
Nel corso dei secoli si sono succedute le archibugiate dei lanzichenecchi di Carlo V, le bombe del Re Sole nel 1684, quelle della Royal Navy nel 1800 e quelle di La Marmora nel 1849. La bomba del 1941 che ebbe la buona grazia di non esplodere è arrivata buona ultima…
E ora cosa è successo? Un’ipotesi piuttosto preoccupante è che il clima altalenante di questi ultimi mesi, combinato con il degrado causato dall’inquinamento atmosferico, stia mettendo a dura prova i marmi cittadini: oltre alla cattedrale e a tutte le altre chiese, basta pensare alle condizioni delle statue di Staglieno per immaginare la gravità della situazione.
Un’ipotesi meno preoccupante ma più inquietante è che un qualche imbecille – qualsiasi altro termine sarebbe inadatto – abbia deciso di fare free climbing notturno sul bassorilievo, prendendo come appoggio per il piede l’abbraccio tra Maria e Sant’Elisabetta, e scambiando per una presa la testa del re Mago, la quale – danneggiata dalla situazione ambientale di cui sopra – gli è rimasta in mano.
In attesa che il polverone della ringhiera si posi lasciando emergere il “problema” della statua “mozzata”, ci si domanda cosa si potrebbe fare nel caso fosse l’inquinamento ad aver giocato un brutto scherzo ai marmi della Cattedrale.
Le posizioni sull’argomento dividono gli esperti di restauro tra chi è convinto che non si debba intervenire per ripulire le statue dalla polvere che farebbe da “scudo” al marmo sottostante e chi, invece, sostiene che sia proprio la polvere lasciata sulle opera a causarne la distruzione.
Secondo questa teoria, infatti, la polvere avrebbe un’azione catalizzante dell’umidità e l’acqua raccolta si caricherebbe dell’anidride carbonica diventando acida. Una sorta di “spugnetta” imbevuta d’acido che resta incollata alle statue 24 ore su 24 favorendo l’azione corrosiva.
Se sia valida una o l’altra interpretazione potrà dirlo solo uno studio rigoroso ma, di certo, sarebbe bene indagare e scoprire cosa sia davvero successo alla facciata della Cattedrale di Genova