Marsiglia – Andreas Lubitz si è suicidato, e prima di farlo ha ponderato bene la sua decisione. Ormai non ci sono più dubbi: il copilota dell’Airbus A320 della Germanwings, che si è schiantato nella mattina di martedì 24 marzo 2015 contro il Massiccio dei Trois-Evêchés, nelle Alpi dell’Alta Provenza, mentre volava da Barcellona a Düsseldorf, lo ha fatto di proposito ed è l’unico e il solo responsabile del disastro aereo che ha causato 150 vittime, 144 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio.
Il copilota tedesco Andreas Lubitz, 28 anni, voleva uccidersi e “voleva distruggere l’aereo”, come è stato spiegato durante la conferenza stampa ufficiale che i vertici di Luftansa, di cui la Germanwings è la filiale low cost, dove è stato reso noto anche che Lubitz aveva cominciato il suo addestramento come pilota nel 2008, per poi sospenderlo appena un anno dopo per un periodo piuttosto lungo. Dopo diversi mesi però era stato riammesso, aveva ripreso regolarmente l’addestramento e si era laureato pilota col massimo dei voti, dopo aver superato brillantemente tutti i test medici e psicologici e fatto anche, per qualche tempo, esperienza come steward di bordo.
Nelle ultime ore però, la madre di un’amica d’infanzia, con cui cui il 28enne si sarebbe confidato in passato, avrebbe dichiarato al quotidiano tedesco Faz che il motivo che costrinse Lubitz a sospendere l’addestramento era ”una sindrome da burnout, una depressione”.
Appare quindi altamente probabile che Lubitz abbia pianificato con lucida follia il suo suicidio ‘plateale’, tanto che l’ex presidente della Società italiana di psichiatria Claudio Mencacci si dice non sorpreso per l’ipotesi che sembra trovare sempre più conferme sul gesto estremo del copilota: una lunga premeditazione, un pensiero preciso e coltivato forse a lungo. Poi agito con la spinta dell’impulso, cancellando tutti gli altri pensieri, compreso quello della responsabilità per la vita delle 150 persone sull’aereo che stava guidando.
Del resto dalla prima scatola nera rinvenuta nel relitto emerge una dinamica dell’incidente inequivocabile: nei 20 minuti precedenti allo schianto il copilota Andreas Lubitz ed il comandante chiacchieravano tranquillamente. Poi il comandante è uscito fuori dalla cabina per un bisogno fisiologico, ma al suo ritorno ha trovato trova la porta sbarrata dall’interno. Ha chiamato Lubitz che si era chiuso dentro, ma non gli rispondeva, allora ha cercato di aprirla, con tentativi sempre più decisi e disperati, ma dopo gli attentati degli ultimi anni le cabine di pilotaggio hanno la porta blindata e non è riuscito a sfondarla. Nel frattempo Lubitz, solo all’interno, ha disattivato il pilota automatico, ed ha azionato la discesa, mandando il velivolo a sfracellarsi contro le montagne, tra le urla di terrore dei passeggeri che si sono resi conto di quanto stava accadendo soltanto pochi istanti prima dell’impatto.