Los Angeles – Lo scandalo dei trucchi usati dalla Volkswagen per superare i test anti inquinamento degli Stati Uniti rischia di costare caro alla casa automobilistica tedesca ma in molti, nel settore Motori, sostengono che, in caso di controlli estesi ad altri grandi “Marchi”, potrebbero emergere altre sorprese.
In particolare, sulla Rete, è in atto un grande dibattito sulla questione. Con interventi di esperti che gridano alla “scoperta dell’acqua calda” ed invocano, per un principio di giustizia, che gli enti preposti sottopongano a verifica tutte le auto vendute in Usa ma anche in Europa.
Truccare le prove degli enti certificatori, infatti, sarebbe piuttosto semplice e, stando a qualche malizioso, piuttosto diffuso.
Il dubbio sarà venuto spesso a tutti gli appassionati di auto e soprattutto leggendo le caratteristiche tecniche ed i valori dei consumi “dichiarati”. Auto anche molto potenti che risultano consumare pochi litri di carburante per percorrere i famigerati 100 km. Bolidi dalle esigenze simili ad utilitarie.
“Merito delle centraline elettroniche – dicono gli esperti – che ormai regolano quasi tutti gli aspetti del funzionamento delle auto moderne. Veri e propri centri di elaborazione dati che sono in grado di esaminare migliaia di informazioni al secondo e fornire la giusta risposta al momento opportuno”.
E proprio qui potrebbe stare il più “diffuso”tra i trucchetti che possono essere messi in campo per ingannare i macchinari che vengono utilizzati dagli organi di controllo per verificare le caratteristiche delle auto che chiedono l’autorizzazione alla commercializzazione.
Una centralina, infatti, può essere programmata e “mappata” in modo da eseguire azioni che, sotto il profilo motoristico non hanno alcun senso, ma che ne hanno molto se, attaccata al tubo di scarico, ci fosse una sonda per il rilevamento dei gas inquinanti.
Sempre secondo gli esperti, un malintenzionato che desiderasse preordinare determinati risultati a seguito del verificarsi di specifiche sollecitazioni al motore dell’auto, potrebbe programmare la centralina a suo piacimento.
Considerando che le prove di certificazione e controllo, seguono specifiche condizioni (velocità dell’auto, numero di giri, accelerazioni etc) che sono conosciute per ovvi motivi di trasparenza, è facile immaginare che, davvero, sia possibile preparare una vettura appositamente per superare un determinato esame.
Supponendo infatti che l’auto sotto test venga inserita in uno speciale macchinario in grado di farle simulare una certa velocità ed una certa accelerazione, un programmatore di centraline potrebbe “suggerire” risposte pre-determinate alla centralina.
Ad esempio si potrebbe suggerire alla centralina di abbandonare le priorità gradite agli acquirenti (potenza e prestazioni) per passare ad un più garbato consumo di carburante ed una emissione di gas più “green”.
E poco importa se quelle determinate condizioni non si presenteranno mai più nella “vita” dell’auto una volta uscita dal concessionario. L’importante è che si presentino in quello specifico momento e in quello specifico “ufficio”.
A completare l’archivio delle possibili “magie” ci sono anche la scelta di specifici laboratori di certificazione che si trovano in località geograficamente “favorevoli” (come alcuni laboratori in alta quota dove l’aria è più rarefatta) o l’uso di pneumatici con particolari caratteristiche a basso rotolamento, lo spegnimento dell’alternatore sino al ricorso all’alleggerimento della vettura campione per agevolare i risultati del test sotto il profilo, ad esempio, dei consumi.
Il dibattito è aperto e certamente non prova che tutte le Case Automobilistiche abbiano barato o siano disponibili a farlo ma certamente accende una “spia di emergenza” che dovrebbe far riflettere chi è preposto ai controlli e a farli rispettare.