Torino – L’hanno violentata per mesi, costringendola a rapporti sessuali forzati e ripresi con telefoni cellulari, con il ricatto di rivelare tutto alla madre ed ai compagni di classe. Una ragazzina di 13 anni è stata vittima di un incredibile violenza di gruppo ideata e messa a punto da un gruppo di ragazzini, per lo più coetanei.
L’intero quartiere Falchera è sotto choc per le notizie di stampa che raccontano di un episodio che poteva coinvolgere una qualunque delle ragazzine nate e cresciute nel quartiere e che è passato inosservato nonostante il numero delle persone “informate” fosse sempre più numeroso.
Lei, 13 anni appena compiuti, era costretta a soddisfare i desideri adolescenziali di un gruppo di coetanei che erano riusciti a riprendere un suo innocente incontro con uno di loro e avevano utilizzato il video per ricattarla e costringerla a fare sesso con tutti loro.
Rapporti sessuali in cambio del silenzio e la garanzia che i genitori non avrebbero mai visto quelle immagini compromettenti.
A complicare le cose il fatto che un numero sempre crescente di “aguzzini” riprendeva le scene e così la poveretta si è ritrovata in breve coinvolta in un guaio sempre più grande.
Tutto sarebbe andato avanti per chissà quanto, con conseguenze disastrose per la psiche della ragazzina, se la piccola non avesse deciso di interrompere quella catena di soprusi rifiutandosi di andare nel garage dove avvenivano le violenze sessuali.
Una mattina, in casa della ragazzina, è arrivata una foto che non lasciava dubbi e la madre, dopo essersi sentita male, è corsa a denunciare ogni cosa alle forze dell’ordine.
La ragazzina ha raccontato ogni cosa e il gruppetto di aguzzini è finito nei guai, seri, che nemmeno poteva immaginare di avere.
Le indagini, però stanno facendo emergere particolare sempre più terribili e, soprattutto, evidenziano un assurdo disinteresse delle persone coinvolte anche non direttamente.
In molti sapevano cosa avveniva nel garage degli stupri e molti avevano avuto notizia degli abusi alla ragazzina ma nessuno, nemmeno tra i compagni di scuola, ha mai denunciato nulla.
Per mesi la ragazzina è stata in balia dei “mostri” senza che nessuno, nel quartiere come a scuola, si sia accorto di nulla o abbia fatto qualcosa per interrompere la catena delle violenze.
Ora la ragazzina ha cambiato scuola e i genitori pensano di trasferirsi altrove ma resta il disagio di una società che non riesce più a prendersi cura dei propri figli.