Bergamo – Massimo Bossetti resta l’unico sospettato per l’omicidio di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni rapita e uccisa in un campo di Chignolo, nel bergamasco. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha infatti chiuso l’inchiesta sull’omicidio della piccola Yara contestando a Bossetti i reati di omicidio volontario aggravato e la calunnia.
Dopo quattro anni di indagini si chiude una delle indagini più costose e controverse della cronaca nera italiana.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato nel pomeriggio di ieri a Claudio Salvagni, in qualità di avvocato difensore dell’unico indagato per il delitto, in cella da oltre otto mesi, incastrato dall’indizio del Dna.
Il magistrato attribuisce a Bossetti anche due aggravanti: la prima: l’aver “adoperato sevizie e aver agito con crudeltà, ” e si tratta di una aggravante che prevede l’ergastolo. La seconda: Bossetti avrebbe “approfittato di circostanze di tempo (in ore serali/notturne), di luogo (in un campo isolato) e di persona (un uomo adulto contro un’adolescente di 13 anni) tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”.
A Bossetti è stato contestato anche un nuovo reato: la calunnia nei confronti di Massimo Maggioni, uno dei suoi
colleghi del cantiere di Palazzago, quello in cui lavorava all’epoca del delitto.
In uno degli interrogatori il muratore di Mapello, nel tentativo di allontanare da sè i sospetti, sarebbe arrivato ad accusare il collega dell’omicidio, dicendo agli inquirenti di indagare sul suo conto.