Washington (USA) – Hillary Clinton preme sull’acceleratore per i diritti gay negli Stati Uniti. Dopo aver dichiarato, candidandosi, che la materia doveva essere di esclusiva competenza locale, ovvero che ognuno dei 50 stati federati dovesse decidere per proprio conto a favore o contro, ora la neo candidata alle presidenziali USA alza il tiro e si dice convinta che sulle nozze gay debba decidere una legge federale che, quindi, diverrebbe obbligo in tutti gli Stati, anche in quelli tradizionalmente contrari.
Una vera e propria “rivoluzione” che lancia Hillary Clinton nella lotta per i diritti gay ma che apre anche alla dura reazione di quegli Stati meno “coinvolti” nello spirito unitario degli Stati Uniti d’America e che difendono a spada tratta la loro indipendenza rispetto alle ingerenze federali.
Secondo Hillary Clinton – che ha cambiato idea nell’arco di sole 72 ore sull’argomento – le nozze gay sono un diritto costituzionale e quindi garantito dalle normative federali che prevalgono sulle leggi di ogni singolo stato.
In pratica, se prevalesse questa interpretazione, i matrimoni gay diventerebbero legali automaticamente in tutti gli Stati Uniti.
Tra pochi giorni, il 28 aprile, proprio la Corte Suprema si riunirà in udienza per esaminare il caso per prendere una decisione sull’argomento. Si tratta della prima volta in assoluto. Le nozze gay sono legali al momento in 37 Stati su 50 inclusa il District of Columbia dove sorge la capitale Washington.
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