4 domande ai candidati
4 domande ai candidati

Genova – Il futuro dell’economia mondiale passa necessariamente per innovazioni che, in Liguria, sono considerate marginali. Open Genova ha posto 4 domande ai candidati alla presidenza della Regione Liguria su banda larga, dati aperti, partecipazione e innovazione.
Le risposte possono fornire qualche indicazione agli “indecisi” su quale candidato ha intenzione di affrontare le sfide per il futuro con maggiore cognizione di causa.
Le 4 domande e le risposte dei candidati:

Wifi Libero La disponibilità di connessioni internet wi-fi gratuite, efficienti e facilmente fruibili è una delle condizioni infrastrutturali necessarie per garantire lo sviluppo digitale della nostra regione. Cosa pensa del progetto Liguria Free WiFi, attivato da Regione Liguria? Quali modifiche, o integrazioni, apporterebbe?
Enrico Musso – Liguria Libera
WiFi Il WiFi libero è un punto di partenza del processo di creazione di una rete intelligente in Liguria. Il fatto che si possa accedere liberamente alla rete senza dipendere per forza dal proprio operatore è sicuramente un passo necessario, ma mi spingerei oltre coinvolgendo anche il tessuto commerciale locale come succede in altre città europee. Senza voler evocare il mito della connettività di New York City, dove sei connesso sempre e comunque grazie alla rete cittadina e di negozi bar e ristoranti, si capisce perfettamente che una rete diffusa e libera consentirebbe una qualità diversa della vita. Sarebbe bello, magari, poter lavorare al computer e preparare la relazione davanti al mare. Senza voler essere particolarmente utopisti direi che potrebbe essere un plus per attirare
quei cluster di creatività di cui la regione ha bisogno.
Luca Pastorino – Lista Pastorino
WiFi Condivido il vostro giudizio sull’importanza della disponibilità di connessione internet wi-fi gratuite e penso che questo valga ancora di più in una Ragione a forte vocazione turistica come la nostra; per questo da sindaco sono stato tra i primi ad aderire al progetto di Liguria Free Wifi, con 4 hot spot presenti nel Comune di Bogliasco. Penso inoltre che vadano incentivati anche i privati che contribuiscono alla diffusione di Internet aprendo le loro reti, ad esempio con sgravi fiscali come fatto dai vicini di Sori e trovo in tal senso lodevole anche la vostra iniziativa di
mappatura
Raffaella Paita – PD
WiFi Il Wi-Fi libero è una grande opportunità di crescita per tutti, perché oltre a facilitare l’accesso alla rete durante gli spostamenti, aiuta le persone a vivere le città con più consapevolezza e informazioni, a collaborare e a condividere
esperienze, a sentirsi parte di una intelligenza collettiva, più aperti alla partecipazione e alle nuove forme di democrazia. L’accesso gratuito e senza fili alla rete è poi un fattore importante per il nostro sviluppo economico e in
particolare per la competitività del turismo ligure.La Regione Liguria aderisce al circuito nazionale Free ItaliaWiFi e ha da tempo avviato un progetto per la realizzazione di un’unica rete ligure di punti di accesso gratuito ad internet che oggi permette ai cittadini e ai turisti di accedervi usando sempre le stesse credenziali sul territorio regionale.Un primo nucleo di 126 aree wifi, distribuite in 60 comuni, è stato completato a inizio 2015. Entro fine dell’anno disporremo di una rete di circa 400 aree in 119 località. Liguria WiFi è già oggi predisposta ad accogliere le utenze dei principali operatori Wi-Fi internazionali. La rete WiFi gratuita è in corso di attivazione anche nelle Asl e negli ospedali liguri e sono previsti accordi con aziende private che erogano servizio pubblico (Ferrovie dello Stato, Società Autostrade), esercizi commerciali, imprese turistiche e gestori di eventi. Per lo sviluppo del turismo è però importante colmare il ritardo del sistema alberghiero (il 40% degli hotel italiani non offre connessione gratuita a Internet), da Presidente della Regione Liguria aiuteremo le strutture ricettive che decideranno di puntare sul wifi libero.
Antonio Bruno – Progetto Altra Liguria
Molti di noi provengono dai movimenti altermondialisti, pertanto siamo favorevolissimi allo sviluppo di connessioni wi-fi gratuite e efficienti. Penso che l’obiettivo sia quello di estendere al massimo la connettività, anche e soprattutto nelle zone periferiche della regione che, in effetti, sono quelle che ne hanno più bisogno.
Alice Salvatore – Movimento 5 Stelle
Le modifiche che apporterei a Free Wi-Fi Liguria è di farlo funzionare! Quindi verificarne il funzionamento su tutto il territorio, effettuando controlli incrociati attraverso le segnalazioni dei cittadini, coinvolgendo gli esperti del territorio per apporre migliorie tecniche che ne permettano la diffusione. All’interno degli edifici pubblici, per ridurre l’inquinamento elettromagnetico ad esempio per gli edifici scolastici faremo mettere il cablaggio così come ampliare la possibilità di utilizzare le onde convogliate all’interno delle abitazioni. Tutti i punti di ristoro, bar e negozi che adoperano un Wi-Fi a disposizione dell’utenza potranno godere di sgravi fiscali. Ma sul territorio il Wi-Fi deve essere garantito anche per motivi di sicurezza. Il Wi-Fi è uno strumento potentissimo per  creare lavoro, informazione, sicurezza, e in Liguria è essenziale per il turismo.
Giovanni Toti – Forza Italia
WiFi Cambiamento significa puntare su un nuovo, chiaro modello di sviluppo: la grande impresa esistente deve essere tutelata ma bisogna saper convertire la Liguria in una regione basata su turismo, terziario, nuove tecnologie. In quest’ottica è fondamentale attrarre i turisti e le aziende che vogliono insediarsi sul nostro territorio (in quest’ottica, per le imprese tecnologiche e turistiche proponiamo agevolazioni fiscali come la riduzione dell’Irap). Una regione che punta sull’innovazione e il lavoro non può prescindere dalla crescita delle sue infrastrutture e dei sistemi di comunicazioni; il WiFi libero è uno dei temi centrali del nostro programma perchè riteniamo che lo sviluppo della Liguria debba passare necessariamente anche attraverso le nuove tecnologie.
Diciamo sì al Free wifi, ma il progetto deve essere funzionante, efficace, esteso a un maggior numero di postazioni possibili. Fondamentale sarà la copertura dell’intero territorio ligure, a questo proposito riteniamo si possano incentivare economicamente le attività commerciali a fornire WiFi hotspot per il libero accesso nei luoghi pubblici, fornendo ai cittadini le app da scaricare sullo smartphone per la loro ricerca. Infine, aiuteremo le attività alberghiere attraverso finanziamenti dedicati a dotarsi di WiFi, poichè, ancora oggi, molti alberghi non ne sono dotati, abbassando, di molto, la ricettività turistica.

Trasparenza (Open Data) La disponibilità di dati aperti, liberamente
scaricabili dal sito regionale in un formato che ne permetta facilmente
l’elaborazione in forma elettronica, é un elemento fondamentale per
consentire la trasparenza amministrativa. Quali ritiene siano le azioni da
mettere in atto per aumentare la qualità e la quantità dei dati aperti
della Regione Liguria? Quali iniziative ritiene di attuare per agevolare la
creazione di una comunità di utilizzatori di questi dati?
Enrico Musso – Liguria Libera
La trasparenza dell’amministrazione (finalizzata all’informazione, e quindi alla correttezza dei comportamenti
dell’amministrazione e alla partecipazione dei cittadini) è uno dei cinque “principi” del nostro programma per le elezioni regionali. E ovviamente gli open data sono alla base della trasparenza e della partecipazione collettiva alla cosa pubblica quindi sono alla base della democrazia.
Credo che sul sito della Regione debbano comparire tutti i dati a partire dal bilancio regionale fino agli atti delle società partecipate, che maneggiano molta parte del denaro dei contribuenti. Ma non basta: occorre rendere questi dati leggibili e comprensibili dal cittadino. Il cittadino non deve “impazzire” per trovarli, e l’interpretazione deve
essere facile e immediata.
Luca Pastorino – Lista Pastorino
La disponibilità di dati aperti è fondamentale per la trasparenza amministrativa (e quindi lotta alla corruzione e agli sprechi) ma può essere anche un volano per la creazione di un ecosistema di applicazioni e servizi che ruoti intorno ad essi; per questo mi impegno ad aumentare il numero di dataset disponibili e a renderli ancora più riusabili e collegati fra loro. Partiremo dall’ascolto delle associazioni che già operano per la promozione degli open data e organizzeremo eventi (ad es. hackathon) per promuoverne la diffusione.
Raffaella Paita – PD
Trasparenza (Open Data) Gli Open Data sono uno strumento importante per migliorare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, perché facilitano la trasparenza amministrativa e favoriscono una partecipazione più attiva dei
cittadini. Rendere disponibili nella rete i dati pubblici non deve perciò essere considerato un costo ulteriore per la Pubblica Amministrazione, ma un investimento che nel tempo può generare importanti ricadute positive.
I dati pubblici sono inoltre una miniera ricca ma poco esplorata di informazioni. Informazioni che, una volta rese disponibili in formato libero e aperto, possono essere utilizzate per una migliore comprensione delle tendenze sociali, dell’economia e del mondo del lavoro.
Rendere disponibili gli open data alla comunità significa alimentare nuovo sapere e nuovi progetti. Un esempio concreto di ciò è la mappa dinamica realizzata da Open Genova utilizzando gli open data della Regione Liguria.
Oggi la Regione Liguria mette a disposizione oltre 400 collezioni di dati strutturati: cartografie, dati statistici, documenti, banche dati, foto aeree.
Mettere a disposizione gli open data è però solo un primo passo, occorre anche e soprattutto garantirne una buona fruibilità e comprensibilità, in tal senso occorre da un lato migliorare sempre più la comunicazione e la rappresentazione dei dati, dall’altro attivare politiche di alfabetizzazione digitale dei cittadini.
Anche su questo fronte, realtà partecipative come Open Genova, possono svolgere un ruolo importante.
Antonio Bruno – Progetto Altra Liguria
Bisogna coinvolgere un pool di esperti di comunicazione e di esperti informatici per rendere la consultabilità dei
dati delle pubbliche amministrazioni realmente fruibile. Poi, in effetti, bisogna che i dati ci siano, anche quelli degli appalti, delle offerte, dei verbali delle decisioni assunte, della tracciabilità dei prodotti usati nelle mense, come richiesto al Comune di Genova da genitori delle mense scolastiche e su cui il Conislgio Comunale di Genova si è espresso favorevolmente.
Alice Salvatore – Movimento 5 Stelle
Tutte le commissioni, tutte le sedute di consiglio devono essere trasmesse in streaming e registrate, rese disponibili alla cittadinanza. Il bilancio regionale, i registri degli appalti, i metodi di selezione concordia le è le trafile decisionali per scegliere il personale devono essere pubblici e consultabili in tempo reale, con chiavi di lettura facilmente accessibili per tutta la cittadinanza. Così ogni documento, delibera, ordine del giorno, proposta di legge devono essere accessibili al pubblico in tempo utile per poter partecipare e sollevare obiezioni online.
Giovanni Toti – Forza Italia
La trasparenza è uno dei nostri punti programmatici. Riteniamo gli Open Data prioritari per favorire la partecipazione degli stakeholder. Devono essere facilmente scaricabili i bilanci della Regione e delle sue partecipate, i bandi di gara e relativi risultati.
Crediamo sia assolutamente importante informare i cittadini sui dati che riguardano il lavoro (occupazione, commercio, imprese), i dati ambientali, (inquinamento, dissesto idrogeologico e rischi naturali, clima), la scuola, la sanità (le liste di attesa devono essere facilmente consultabili, tutto deve essere informatizzato, ogni paziente deve poter avere una sua cartella clinica elettronica).
Il tutto si ricollega ad altre due proposte: Sportello unico per le imprese (un unico sportello per tutte le pratiche e autorizzazioni, per ridurre l’impatto della burocrazia); Sportello unico per il cittadino

Partecipazione È ormai considerato naturale che le persone si informino, si associno e partecipino alla vita pubblica utilizzando le nuove tecnologie. In tutto il mondo possiamo trovare esperienze, anche molto avanzate, che favoriscono la partecipazione grazie all’uso delle nuove tecnologie. Esistono esperienze di questo tipo, italiane o straniere, che le piacerebbe realizzare in Liguria durante il suo mandato?
Enrico Musso – Liguria Libera
La così detta comunità virtuale e la web-democracy sono elementi di novità da non temere, ma al contrario da stimolare. Un altro dei nostri cinque “principi base” è la consultazione preventiva sistematica dei cittadini e delle imprese coinvolti dai provvedimenti della Regione.
Non è la sostituzione della democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, ma è l’ammodernamento della prima, che grazie alle tecnologie della rete può disporre di un efficace supporto alle decisioni e ritrovare la legittimazione che oggi ha perduto.
Naturalmente come ogni novità presenta una fase iniziale di test e per la loro riuscita non si deve pretendere che da domani si governi con strumenti come Liquid Feedback o Aresis, ma potrebbero essere testate delle soluzioni di consultazione on line per far partecipare il cittadino alla vita politica, ma sopratutto per capire da chi è direttamente interessato problematiche o viceversa ricevere sollecitazioni, se non addirittura soluzioni bottom-up.

Luca Pastorino – Lista Pastorino
Anche per queste elezioni regionali si prevede un grande astensionismo; questo è un dato che preoccupa e che deve far riflettere chiunque si occupi di politica. Penso che la partecipazione dei cittadini alle scelte delle pubblica amministrazione sia fondamentale per recuperare quel rapporto di fiducia tra politico ed elettore che sembra
ormai logoro. In questo contesto l’uso delle nuove tecnologie può essere fondamentale per accorciare la distanza tra cittadini e amministratori, ma non deve essere un processo “esclusivo”, per questo deve essere accompagnato da un percorso di alfabetizzazione digitale che non lasci indietro nessuno.
Tra gli esempi mi fa piacere citare proprio il vostro Partecip@, che potrebbe essere un buon modello per realizzare uno standard per tutta la Regione.
Raffaella Paita – PD
La partecipazione dei cittadini alla vita pubblica ha una forte connotazione territoriale, riflette la storia e le culture dei luoghi, le vocazioni produttive e gli stili di vita che queste generano. Oggi le tecnologie digitali si fanno sempre più pervasive e rendono sempre più sfumati i confini tra la sfera personale e quella pubblica, i social network ospitano sempre più il confronto politico, ogni singolo cittadino dispone di spazi inediti per diffondere le proprie
convinzioni. E’ inevitabile che la partecipazione alla vita pubblica cambi altrettanto profondamente.
Attraverso piattaforme come Airesis e strumenti deliberativi come Liquid Feedback, in vari paesi del mondo si sperimentano esperienze di e-democracy, dibattiti pubblici, sondaggi, petizioni e percorsi decisionali.
Sono strumenti di grandi potenzialità che possono favorire la partecipazione, ma non possiamo nascondere il fatto che occorre ancora riflettere su questioni importanti legate al loro uso: trasparenza, dialogo costruttivo, identificazione e anonimato, equità e pari opportunità di accesso.
Occorre quindi avere consapevolezza che l’utilizzo di queste nuove opportunità deve andare di pari passo con l’alfabetizzazione digitale dei cittadini e in particolare sull’uso critico e consapevole delle tecnologie.
TuParlamento è una esperienza partecipativa avviata dalla Fondazione Rete Civica di Milano che oggi sarebbe interessante riprendere nei suoi motivi ispiratori e adattare al contesto regionale ligure, potenziandola con le opportunità oggi offerte da piattaforme evolute come Airesis e da metodologie di elaborazione di proposte come quella dell’Open Space Technology.
Antonio Bruno – Progetto Altra Liguria
Le nuove tecnologie possono facilitare la partecipazione di cittadini e cittadine. L’esperienza nel Municipio Centro Est è sicuramente virtuosa e da testare per allargarla ad altri ambiti. Noi come Progetto Altra Liguria abbiamo testato un sistema per aumentare il livello di partecipazione al nostro interno. Senza sostituire il necessario  confronto “de visu”, sono strumenti che possono integrare la lotta per andare verso una vera democrazia partecipativa. Anche se adesso il problema e’ che le decisioni assunte (ad esempio in sede di referendum contro le privatizzazioni del giugno 2011) sono puntualmente disattese dal Potere.
Alice Salvatore – Movimento 5 Stelle
Vogliamo istituire il referendum propositivo online per avviare un percorso partecipativo e realmente democratico. Prima di partecipare alle votazioni vogliamo creare percorsi informativi e partecipativi a cui accedere anche online in collegamento, dove le parti interessate presentano i pro e i contro, percorsi lunghi a sufficienza perché i cittadini si formino un’opinione ragionata per poi partecipare al voto e decidere insieme. La politica nelle mani dei cittadini, questa è democrazia.
Giovanni Toti – Forza Italia
Partecipazione In ambito tecnologico gli Stati Uniti sono all’avanguardia. I progetti di Open Government (sistema di Governance che si basa su strumenti e tecnologie che consentono alle PA di essere trasparenti verso i cittadini rendendoli partecipi attraverso l’uso del Web 2.0 e degli smartphone) sono sempre più incisivi e sono finalizzati a dare maggior potere ai cittadini, migliorare la democrazia partecipativa e combattere la corruzione.
Oltre a importanti progetti di cooperazione internazionale quali la Open Government Partnership che coinvolge 43 Paesi, fra cui l’Italia, a livello locale riteniamo di assoluto interesse il progetto portato avanti dalla Chicago Metropolitan Agency : ha ideato un sito internet www.cmap.illinois.gov dove sono resi disponibili decine di dati su tutte le questioni di interesse pubblico, lavoro, imprese, commercio, ambiente, mobilità, clima, cibo e moltissimi altri. Un esempio da seguire anche da noi.


Innovazione Al di là delle singole scelte, l’innovazione si può realizzare 
soltanto all’interno di un quadro generale che comprende tecnologie, infrastrutture, capacità di generare e attrarre saperi e competenze, visione di lungo periodo. Può indicare, in maniera sintetica, quale è la sua idea guida riguardo l’ecosistema dell’innovazione per la nostra Regione?
Enrico Musso – Liguria Libera
L’innovazione, come il lavoro, non si crea per decreto. Per avere una regione a forte vocazione innovativa bisogna prima creare l’habitat dove l’innovazione possa crescere. Per farlo occorrono due condizioni ex-ante 1) premiare il merito (un altro dei nostri “5 elementi”), mettere le menti migliori alla guida della Regione e impedire che la burocrazia fine a se stessa blocchi il processo creativo/innovativo
2) mettere sempre più in relazione impresa, quindi lavoro, e ricerca. La ricerca pura è utile, ma spesso ha bisogno di fondi ingenti che la ricerca applicata, spesso sovvenzionata da aziende, può garantire. Se si creano poi le condizioni perché fiorisca l’innovazione e la ricerca esse sbocceranno creando un volano autoalimentante di risultati per l’economia ligure, con enormi benefici per i nostri giovani.
Luca Pastorino – Lista Pastorino
Credo che la nostra Regione disponga di un grande potenziale innovativo che troppo spesso non viene valorizzato e deve andare altrove per esprimersi. Per invertire questa tendenza è necessario che le eccellenze Universitarie e della ricerca presenti sul nostro territorio interagiscano ancora di più con le grandi aziende; compito di chi amministra è quindi coordinare questa interazione, creando anche le condizioni più favorevoli per l’accesso ai fondi europei, che vanno investiti in maniera mirata e non distribuiti a pioggia per creare consenso. A fianco alle grandi aziende tradizionali va creato inoltre un ecosistema adatto alla nascita e soprattutto alla crescita di startup innovative; per far questo propongo un modello di innovazione diffusa, non solo genovacentrica, in cui ogni Comune della nostra regione si faccia “laboratorio a cielo aperto” per chi vuole innovare, soprattutto nell’ambito della green e blue economy, per le quali il nostro territorio può essere l’ecosistema ideale.
Raffaella Paita – PD
Oggi è più facile delocalizzare una industria manifatturiera tradizionale che non una industria innovativa. Ciò è dovuto al fatto che l’innovazione è sempre più legata alla presenza di un ecosistema locale complesso formato da università, centri di ricerca, industrie creative, startup, digital champion, infrastrutture adeguate, formazione avanzata e alti standard di alfabetizzazione digitale nella comunità.
Un hub di innovazione è fatto soprattutto di cross fertilization, di capacità di mettere a sistema realtà e saperi diversi. Sappiamo oggi che un posto di lavoro altamente qualificato, per effetto moltiplicatore, genera attorno a sé cinque nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi.
Investire nell’innovazione è un buon modo per offrire opportunità anche ai lavoratori meno qualificati.
Quando parliamo di investimenti sull’innovazione occorre quindi avere uno sguardo allargato all’intero ecosistema. La Regione ha il compito di comprendere e alimentare la crescita del proprio ecosistema dell’innovazione, Aumentandone innanzitutto l’attrattività e la competitività.
Per tenere il passo con il mondo dobbiamo essere capaci di produrre innovazione: non possiamo in alcun modo rinunciare a essere centro di ricerca e di eccellenza.
Che cosa manca per essere al centro dei processi? Ci manca il fatto di produrre con continuità conoscenza e innovazione. Qui sta la sfida storica della Liguria nel mondo nuovo globalizzato. Ma che cosa significa in concreto oggi investire nella ricerca? Bisogna investire in un nuovo modello di ricerca concentrando le risorse sui progetti prioritari per garantire il raggiungimento dell’eccellenza.
Tali risultati devono prevedere il trasferimento delle conoscenze acquisite al mondo dell’industria in forma di brevetti. Si veda ad esempio il modello IIT.
Avanti quindi con Erzelli. Basta ritardi. Avanti con politiche di integrazione fra grande industria, PMI e centri di ricerca con rafforzamento dei Poli di innovazione e dei distretti tecnologici. I Poli rappresentano una perfetta sintesi di lavoro e sapere.
Oltre al sostegno dei poli di innovazione dobbiamo ora mettere in atto politiche di aggregazione dei poli di innovazione. Le imprese saranno maggiormente coinvolte ricercando un modello di collaborazione trasversale tra le diverse realtà. Un modello finalizzato alla realizzazione di progetti ambiziosi, appetibili dal punto di vista della visibilità.
Il Centro per le Tecnologie Umane di IIT agli Erzelli avrà circa 300 ricercatori a regime nell’arco dei prossimi due anni. Si occuperà di sviluppare metodologie diagnostiche a bassissimo costo e ad altissima sensibilità per la previsione di malattie genetiche e altre patologie importanti, studierà i processi di natura tossica che sono oggi nella manifattura, anche dal punto di vista della regolazione delle nuove leggi europee, avrà un grosso laboratorio di robotica chirurgica e uno di riabilitazione di pazienti affetti da neurodegenerazione e malattie nervose. Tutto questo coinvolgerà ricercatori che vanno dall’ingegneria alla medicina, in ambito interdisciplinare.
All’ultimo piano della struttura Erzelli, dove sarà costruito il laboratorio, ci sarà poi l’incubatore che dovrà accelerare il processo di trasferimento di alcune di queste tecnologie al mercato. L’incubatore di Erzelli deve essere il modello per l’innovazione degli incubatori tradizionali.
A fine 2015 ci sarà lo spostamento a Erzelli dei primi cento ricercatori e dei primi laboratori. Per fine 2016 ci saranno  altri due piani completati e di si inizierà a costruire l’incubatore. Un ultimo piano disponibile verrà attribuito nel 2016: adesso si sta assumendo il gruppo di nuovi dirigenti di ricerca con cui verranno concordati alcuni aspetti dei laboratori.
Antonio Bruno – Progetto Altra Liguria
Per creare lavoro ci vuole innovazione tecnologica e organizzativa, superare i miti ottocenteschi dell’aumento del consumo suolo – infrastrutture viarie – crescita della produzione. Miti ormai desueti e che bloccano la possibilità di vita, lavoro, socialità.
Sconfiggere le rendite di posizione, le rendite fondiarie, la pigrizia mentale per una Liguria aperta verso lo spazio euro-mediterraneo.
Alice Salvatore – Movimento 5 Stelle
Innovazione è innovazione digitale, per abbreviare le distanze, abbattere i costi e permettere a tutti di partecipare e di costruire futuro. Vogliamo finanziare la ricerca per produrre e trovare risposte ai bisogni di aggiornamento tecnologico della nostra regione.
Facilitare l’accesso al credito a tutte le start up ma anche alle imprese già esistenti attraverso un ufficio di europrogettazione al cui interno mettere esperti di diritto comunitario sempre aggiornati sulle possibilità di fondi europei per la Liguria, dove unire l’interesse dei funzionari a quello di chi richiede il fondo (e così velocizzare il processo burocratico) attraverso un sistema di premi che, monitorando l’effettivo vantaggio a beneficio della cittadinanza, anche dopo l’assegnazione del fondo, valuti e premi l’operato di funzionario e imprenditore.
Giovanni Toti – Forza Italia
L’innovazione passa ad esempio attraverso lo sviluppo dell’Istituto Italiano delle Tecnologie (IIT), fiore all’occhiello di tutta l’azione politica per la valorizzazione della ricerca in Liguria. E’ stato voluto con forza dalla Giunta Biasotti che è riuscita a battere l’agguerrita concorrenza di importanti realtà come i Politecnici di Milano e Torino e la Normale di Pisa. Oggi all’Iit operano circa 1.000 ricercatori ed ha centrato in pieno l’obiettivo che si era posto: quello di far rientrare i cervelli italiani fuggiti all’estero. Per sforzo e volontà del centrodestra sono nati anche: il Distretto della robotica; il Distretto industriale – formato da una trentina di imprese private tecnologicamente avanzate; il Distretto dei Sistemi Intelligenti Integrati – il SIIT, costituito nel 2004 dalla Giunta Biasotti – con un’assegnazione di oltre 80 milioni di euro di finanziamenti del MIUR, allora presieduto dalla Ministro Moratti. Non ultima la società per accelerare la presentazione dei progetti del Distretto delle tecnologie marino-marittime della Spezia. Dobbiamo continuare sul percorso tracciato negli anni Duemila promuovendo la collaborazione tra aziende, Università e Centri di ricerca pubblici dagli alti contenuti innovativi, come il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT).
Va realmente supportata la nascita del “Technology Village” di Erzelli: dovrà diventare non solo un polo di attrazione “culturale” ma anche il centro di un’intensa attività di formazione e divulgazione sulle nuove tecnologie, integrato coerentemente con manifestazioni di prestigio internazionale. Partendo da qui dovremo:Sostenere, con specifiche misure, gli incubatori di ricerca e le start up innovative mediante fondi di Venture Capital; richiedere, unitamente ad altre regioni, una semplificazione e sburocratizzazione delle procedure per l’accesso al programma europeo Horizon 2020 per l’ accesso ai bandi per le PMI, premiando la capacità di aggregazione in una logica di cluster; implementare il sostegno alle iniziative di ricerca nel biomedicale  e nelle biotecnologie con ricadute cliniche applicative.
In generale, dobbiamo essere più attrattivi per le nuove aziende che decidono di trasferirsi in Liguria e per chi decide di investire in tecnologia: per questo proponiamo l’abolizione dell’Irap per questa tipologia di imprese. Per le start up giovanili proponiamo anche l’abolizione della quota regionale del bollo auto.
Faremo un censimento di tutti i locali di proprietà pubblica non utilizzati: la nostra proposta è quella di affidarli ai giovani in comodato d’uso gratuito per tre anni (più altri tre ad affitto agevolato) in modo da incentivare le nuove idee, le nuove imprese giovanili (aspettandoci progetti anche, soprattutto sul fronte della tecnologia). L’innovazione, lo sviluppo, devono passare attraverso le tecnologie ma anche attraverso le infrastrutture: diciamo sì, con forza, al Terzo Valico (vigileremo su tempi di attuazione) e alla Gronda di Genova: basta con i tentennamenti e le discussioni. Il nodo genovese deve essere realizzato prima che i canoni autostradali (per ripagarlo) lievitino ulteriormente, come accaduto in questi anni in cui si è solo perso tempo.
Tra i nostri obiettivi anche il raddoppio della linea ferroviaria di Ponente, la nuova diga in porto per accogliere le grandi navi, la privatizzazione dell’aeroporto: deve essere emesso un bando che permetta davvero l’ingresso di privati, eliminando i paletti e i vincoli prospettati finora. Non si puo’ più aspettare. Nizza, negli ultimi dieci anni, ha raddoppiato la popolazione, il capoluogo ligure l’ha ridotta. Evidentemente il modello a cui si è puntato finora non ha funzionato. Bisogna cambiare.