maialiGenova – Una manifestazione di protesta, sotto le finestre della Regione Liguria, per dire no agli abbattimenti di maiali e cinghiali per far fronte all’emergenza della peste suina.
Ad organizzarla diverse associazioni ambientaliste che si danno appuntamento venerdì 4 febbraio, alle 15, a Genova, in piazza De Ferrari per manifestare in difesa dei maiali e dei cinghiali che dovrebbero essere abbattuti per cercare di isolare la zona rossa di infezione.

In particolare – anche se al momento non risultano provvedimenti in tal senso – gli ambientalisti chiederanno che non ci siano gli abbattimenti dei cinghiali orma “di casa” nel torrente Bisagno.

«I cinghiali stanziali del Bisagno non rappresentano alcun pericolo – spiegano gli animalisti genovesi – l’intervento sarebbe una carneficina di animali innocui e sani. Come richiesto da migliaia di cittadini, se il problema è la sicurezza, devono essere poste reti di contenimento per impedire eventuali fuoriuscite dal greto»

Gli ambientalisti difendono anche gli animali che vengono allevati “non a scopo alimentare”.

«Anche per i maiali “da compagnia” – dicono – non esistono al momento certezze e neppure per i maiali, i cinghiali e gli ibridi salvati dal macello che vivono nei rifugi o presso le famiglie »

La protesta si terrà davanti al palazzo della Regione e la manifestazione nazionale, organizzata da Animalisti Genovesi e Fine dello Specismo, affiancati dalla rete dei Santuari potrebbe richiamare partecipanti da ogni parte d’Italia.

«Chiederemo che non vengano abbattuti i cinghiali stanziali del Bisagno perché non rappresentano alcun pericolo per gli allevamenti di maiali presenti nelle regioni limitrofe – affermano i promotori –  Non vogliamo che davanti alle case si svolga una carneficina di animali innocui e sani: come richiesto da migliaia di cittadini, devono essere poste reti di contenimento per impedire eventuali fuoriuscite dal greto”.

Anche per i maiali “da compagnia” non esistono al momento certezze: Roberto Moschi, responsabile del servizio veterinaria di Alisa, ha affermato che si abbatteranno i capi da ingrasso, mentre quelli registrati come “altre attività” (ad esempio tibetani o vietnamiti) sarebbero salvi, a patto che vengano tenuti “segregati in casa”.

“E per chi ha salvato maiali diversi da quelle specie? – chiedono gli organizzatori – Per chi si prende cura di cinghiali o ibridi, regolarmente registrati e tenuti in sicurezza? Decine di famiglie devono affrontare spese ingenti per adeguare i propri recinti, ma senza avere indicazioni precise. Non ci basta un’intervista su un sito di notizie locali, chiediamo risposte ufficiali”.

Secondo gli organizzatori della protesta “si sta decidendo il massacro di migliaia di animali sani per tutelare allevamenti intensivi che al contrario possono essere fonte di epidemie (mucca pazza, aviaria, ecc), oltre che rappresentare un quotidiano massacro di esseri innocenti”.

“Se non si ripensa completamente il modo di produzione e consumo del nostro cibo – proseguono gli ambientalisti – ogni misura di contenimento di queste zoonosi resterà vana.
Il tutto ricorrendo ancora una volta a massicci abbattimenti, pur sapendo che la caccia si è dimostrata completamente inefficace nel produrre sensibili riduzioni di densità di una specie, il cinghiale, che è molto prolifica e reagisce alla pressione venatoria con un esplosivo successo riproduttivo. Non possiamo restare fermi davanti a questo ennesimo orrore, a questo inaccettabile atto di arroganza antropocentrica. Venerdì 4 febbraio, tutti a Genova!».