Genova – Come era naturale e prevedibile le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che intervistato dal quotidiano La Repubblica ha dichiarato che un politico anche se indagato non deve dimettersi finchè non viene condannato, e quindi non chiederà a nessun indagato del suo governo di fare un passo indietro, hanno scatenato una ridda di polemiche. E, tra queste, non poteva mancare la reazione di Beppe Grillo, che dalle colonne del suo blog, come di consueto, ha risposto senza mezzi termini al Premier con un post al fulmicotone.
“Cinque sottosegretari del governo Renzi non devono fare la stessa scelta di Lupi, come avverrebbe in ogni democrazia occidentale. Perché “ci si dimette per questioni politiche (tipo fallimento di ogni politica economica dopo più di un anno?) ed etiche (tipo elicottero di Stato e vacanze a Courmayeur?), non per gli avvisi garanzia“. Quindi non tocca anche ai sottosegretari indagati Barracciu, Del Basso De Caro, De Filippo, Faraone fare un passo indietro? – scrive Grillo – Per Renzie “Assolutamente no”. Ogni scarrafone è bello a mamma sua e gli scarrafoni piddini per l’ebetino sono molto più scarrafoni di Lupi che si è dimesso per un rolex al figlio e un biglietto aereo alla moglie (meglio un aereo di Stato per la moglie, Renzie? Più etico?).
Però: se a ogni pioggia l’Italia frana, se i cittadini muoiono, se le strade sono devastate, se il welfare è scomparso, è anche colpa loro – continua Grillo – Il MoVimento 5 Stelle lo sta denunciando da mesi, con interrogazioni, question time, interpellanze. Adesso le intercettazioni ci danno ragione.
L’unica soluzione è bloccare le Grandi Opere e cacciare via gli indagati dal Ministero. Al posto dell’arrestato e potentissimo Ercole Incalza adesso ci troviamo Paolo Emilio Signorini finito in un’inchiesta della procura di Venezia. Una sua telefonata di due anni fa con Giovanni Mazzacurati, in carcere da luglio per lo scandalo Mose, rivela una vacanza a spese del Consorzio Venezia nuova. Signorini era capo del Cipe, da lui dipendevano i soldi per il Mose e per gli inquirenti quella vacanza era un “pressing”. La carriera di Signorini è legata a doppio filo con Incalza: è stato lui a scrivergli il bando per farlo assumere al ministero. Un bando cucito addosso al curriculum del super dirigente.
Il vice di Lupi – prosegue Grillo – è il sottosegretario Riccardo Nencini: già da europarlamentare s’è fatto conoscere (dal 1994 al 1999): indagato dall’Olaf, l’Ufficio anti-frode dell’Unione europea, poi condannato a restituire al Parlamento europeo 456 mila Euro di spese indebitamente accreditate durante il mandato. Può un politico condannato dal Tribunale della Corte di giustizia dell’Unione Europea, festeggiato dai dominus della cricca Incalza-Bargone, ricoprire ancora il ruolo di vice-ministro dei Trasporti? Dalle intercettazioni emerge che Nencini chiese favori e piazzò un ex esponente del Psi attraverso l’indagato Giulio Burchi. “Ti ringrazio a anche a nome di Riccardo”, dice al telefono il suo capo della segreteria. Burchi che ammette: “La Orte Cesena è un project financing che non sta da nessuna parte. È una roba allucinante. Questo Vito Bonsignore è un mascalzone che deve aver usato dell’olio». E poi: « I soldi che ho guadagnato in questo Paese di merda deregolarizzato… non li avrei mai guadagnati in Inghilterra o in America».
Paese di merda, ma non per lui – va avanti Grillo – per gli italiani che sono depredati dalle tangenti (+40% del costo reale) delle Grandi Opere Inutili.
Tutti insieme, inquisiti, indagati, avvisati marciano per far approvare la Orte Mestre, la superautostrada che attraverserà cinque regioni, affidata a Vito Bonsignore, amico fraterno di Lupi e cofondatore di Ncd, il tutto sempre con i soldi nostri. E pure la Cispadana s’ha da fare: ma qui ci spostiamo direttamente nell’orbita Pd. Dentro la Cispadana troviamo l’indagata Coopsette, che ha affidato molti lavori alla Eco.Ge dei Mamone, legata al boss Gullace e colpita da interdittive. Sempre loro, sempre gli stessi, che miracolosamente vincono appalti, si aggiudicano gare, piazzano i propri uomini. Relazioni poco chiare, indagati sistemati al calduccio da viceministri, tutti seduti a mangiare alla stessa tavola. Peccato che il conto del ristorante di decine di miliardi lo paghiamo sempre noi. E poi dicono che non ci sono le coperture per il reddito di cittadinanza. Bisogna bloccare le Grandi Opere sotto inchiesta una per una e utilizzare quei soldi per la manutenzione pubblica e contro il dissesto idrogeologico e contro la povertà.
Le regole in Italia per Renzie valgono solo per gli altri – conclude Grillo – Nessuno ha particolare simpatia per Lupi, ma è stato cacciato senza avvisi di garanzia “Gesto saggio”, mentre gli scarrafoni piddini rimangono al loro posto. Del resto il loro partito è una fogna, quale posto migliore?