Genova – Una Legge per regolamentare l’Editoria ligure. A chiederla, rivolgendosi a tutti i candidati alle elezioni per la presidenda della Regione Liguria, sono i giornalisti liguri e, in particolare l’Associazione Ligure dei Giornalisti.
L’occasione è quella del prossimo rinnovo del Consiglio Regionale che, sino ad ora, non ha affrontato la difficile situazione dell’Editoria ligure come hanno invece fatto la Toscana ed il Veneto.
Un “vuoto” da colmare al più presto per offrire uno strumento legislativo più efficace per regolamentare l’Informazione e per riequilibrare fondi e stanziamenti che devono essere concentrati su quelle realtà editoriali che rispettano i contratti di categoria, che si sottopongono alle certificazioni e alle normative che regolamentano il mondo dell’Informazione, sia quella tradizionale che on line.
Uno strumento importante in un momento di difficoltà in cui, troppo spesso, Editori senza scrupoli e che non rispettano le regole, ad esempio non registrando le Testate on line in Tribunale o che fanno lavorare personale non iscritto all’Ordine dei Giormalisti, ottengono fondi e “pubblicità” senza averne alcun diritto ed in barba alle leggi vigenti.
Ma anche Radio e Tv che ottengono contributi statali e locali senza avere alcun giornalista contrattualizzato anche se la Legge lo prevede quale condizione determinante.
Ecco la lettera aperta inviata dall’Associazione Ligure dei Giornalisti:
“Care candidate e cari candidati,
vogliamo cominciare da una domanda: vi siete mai chiesti chi ci sia dietro a quella selva di taccuini, telecamere e microfoni che vi circondano quotidianamente? Giornalisti, state pensando: alcuni li conoscete bene, altri poco, altri ancora per nulla. Dietro ai volti di ciascun collega che incontrate si nasconde un settore in profonda crisi economica ed occupazionale. In Liguria non esiste testata giornalistica che non sia in forte sofferenza, quasi tutte hanno attivato ammortizzatori sociali ordinari e straordinari; ci sono testate storiche sull’orlo dell’abisso; posti di lavoro a rischio; voci che potrebbero spegnersi e mai più riaccendersi. In Liguria ci sono 361 giornalisti dipendenti, 154 colleghi che lavorano come Cococo o come partita iva, decine e decine di precari. La crisi, che per l’editoria è cominciata alla fine degli anni Novanta si è portata via oltre il 30% dei posti di lavoro nella carta stampata e da alcuni anni sta falcidiando l’emittenza televisiva privata. A questo si aggiungono i mali tipici della categoria: il Contratto nazionale di lavoro giornalistico è applicato solo ai dipendenti delle testate maggiori e in qualche caso neppure in modo pieno; le televisioni private utilizzano un contratto (Frt) penalizzante per i colleghi; collaboratori e partite iva sono costretti a dividersi una torta sempre più piccola, a malapena riescono a mettere insieme uno stipendio al limite della sussistenza.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma ci fermiamo qui per chiedere invece a tutti voi, se eletti, se entrerete in consiglio regionale, una legge di sistema per aiutare l’editoria ligure. Non chiediamo ammortizzatori sociali, ma lavoro giustamente retribuito; chiediamo che il lavoro dipendente torni ad essere centrale nel mondo dell’informazione per sottrarre i nostri precari al ricatto di editori con pochi scrupoli; chiediamo che il lavoro autonomo sia una scelta e non una condanna. Solo così l’Italia potrà risalire da quell’umiliante 73^ posto nella graduatoria della libertà di stampa.
La Liguria può fare la sua parte con una legge che premi le aziende virtuose, sgravi le assunzioni a tempo indeterminato, assegni ai giornalisti anche un ruolo nel Corecom per capire come e a quali aziende vengono affidati i finanziamenti dell’emittenza poiché dal 2001 in poi sul nostro territorio sono arrivati quasi 30 milioni di euro, ma di tutto questo denaro non si vede il frutto. Toscana e Veneto hanno già approvato leggi di sistema: le buone pratiche non hanno colore politico. Vi chiediamo di seguirle”.