Roma – “Quella di De Luca è una denuncia priva di ogni fondamento, un atto puramente strumentale, che ha scopi diversi da quelli che persegue la giustizia e che pertanto non mi crea alcuna preoccupazione”. E’ stato questo il primo commento a caldo di Rosy Bindi, mentre la Questura di Salerno trasmetteva alla Procura di Roma la denuncia-querela contro di lei presentata da Vincenzo De Luca, neo governatore della Campania, ‘fresco’ vincitore delle elezioni regionali.
De Luca ha infatti denunciato per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio la Bindi, che in veste di Presidente dell’Antimafia, aveva reso pubblica la cosiddetta lista degli “impresentabili”, dove figurava anche il suo nome, venerdì scorso, a due giorni dalle elezioni.
Se però in questi giorni impazzano le polemiche e le critiche alla Bindi soprattutto dalla maggioranza del Pd, il Movimento Cinque Stelle la difende a spada tratta e annuncia una denuncia allo stesso De Luca “per minaccia al corpo politico dello Stato”.
Ma non solo i Cinque Stelle difendono Bindi. Per lei in Antimafia si schierano esponenti della Lega, di Sel, i fittiani, il Ppi e il vicepresidente della Commissione Claudio Fava. Il quale annuncia che chiederà alla presidente Bindi di convocare il plenum della Commissione Antimafia: “C’è la necessità di una discussione approfondita e condivisa da tutti i parlamentari per rilanciare il lavoro dell’Antimafia sulle candidature”.
Intanto però non acennano a placarsi polemiche e attacchi seguiti alla pubblicazione della black-list da parte della Commissione Parlamentare Antimafia, anche se il capogruppo del Pd, che da giorni critica l’operato di Bindi su questa vicenda, esclude tuttavia una richiesta di dimissioni: “Da parte del partito non sono in discussione”, ma precisa che il Pd dovrà discutere di quanto accaduto.