Genova, il Teatro della Tosse piange la morte di Bruno Cereseto
Genova, il Teatro della Tosse piange la morte di Bruno Cereseto

Genova – E’ mancato nella notte Bruno Cereseto, attore, costumista, scenografo, regista, autore e burattinaio che ha legato la sua carriera e la vita al Teatro della Tosse per il quale collaborava da più di trent’anni, da quel lontano in cui iniziò a lavorare con Tonino Conte e Lele Luzzati al “Gargantua”.
A comunicare la notizia della morte è stato lo stesso Teatro della Tosse attraverso una nota stampa alla quale sono state allegate le parole di Emanuele Conte, Presidente Fondazione Luzzati e Teatro della Tosse, che ha voluto così salutare un amico e un uomo d’altri tempi come Bruno Cereseto, che avrebbe compiuto 70 anni il prossimo 21 novembre.

“Questa mattina appena avuto notizia della, non so come dirlo se non nel modo più semplice e diretto, morte di Bruno, ho avuto la tentazione di andare a cercare fra le vecchie foto, quelle di carta, quelle vere di una volta, un suo bel ritratto. Anche Bruno era un personaggio d’altri tempi, di quelli che si formavano artisticamente lavorando, non nelle scuole o nelle accademie. Fino a un certo punto della sua vita ha cercato di ricoprire il ruolo che il destino gli aveva riservato, seguendo quel percorso obbligato che si addiceva al figlio di una sarta e di un elettrotecnico, nato a Sampierdarena: si era laureato in lingue, era entrato a scuola giovanissimo diventando un buon insegnante di inglese, si era sposato, perché come diceva lui, a Savigliano, dove il Ministero dell’Istruzione lo aveva destinato, soprattutto in inverno faceva freddo e non c’era molto da fare, tutto sembrava avviato nella “giusta” direzione. Ma poi, qualcosa si rompe, il meccanismo si inceppa e Bruno sente il bisogno di cambiare vita e, forse per la prima volta, seguire la propria natura. Sceglie il teatro. Se non sbaglio, inizia con la compagnia del Teatro Laboratorio di Giuliana Manganelli e Vito Malcangi. Dopo poco, approda al Teatro della Tosse appena nato e, a parte un breve importante periodo di lavoro con Leo De Berardinis, dona alla Tosse i suoi anni più belli e più intensi. Comincia come attore: con quel fisico particolare e quell’energia comica e sentimentale a un tempo si fa notare in ogni ruolo”.

“Quasi subito si avvicina alla scenografia e al costume, lavorando per trent’anni al fianco di Lele Luzzati realizzando costumi straordinari, spesso senza nemmeno avere i bozzetti, tanto Lele si fidava di lui e lo stimava. Emblematico fu il caso di Ubu Incatenato nel 1995, quando Lele portò in sartoria una dozzina di illustrazioni dicendo a Bruno «Questi sono i bozzetti, tu sicuramente saprai come fare». Bruno, guardando quei bellissimi collage, proprio non si poteva chiamarli bozzetti, sbiancò: donne con tre tette e teste enormi, dottori con la pancia dietro e gli occhi ai lati della testa, altri personaggi con teste a pera, tre gambe, un naso a forma di culo. Bruno, bofonchiando improperi e ridendo sotto i baffi, perché alla fine queste sfide gli piacevano, cominciava a giocare con materiali, tessuti, ricicli, nasceva la sua creazione. Erano vere opere d’arte quelle che alla fine andavano in scena. Lele sapeva che certi costumi poteva proporli solo alla Tosse, perché Bruno avrebbe capito e realizzato l’impossibile”.

“Bruno è diventato un costumista straordinario, artisticamente gli devo davvero tanto, solo per dire i primi che mi vengono in mente, i costumi di Alice, del Sogno e di Scacco matto.
Bruno attore era un animale più complesso. Anche dopo trent’anni di “onorata carriera”, come diceva sempre lui, quando entrava in scena era sempre teso e ansioso come fosse la prima volta, forse questo era il suo limite. Eppure ha interpretato personaggi straordinari. Mi piace ricordare gli ultimi perché più vivi nella mia labile memoria: strepitosamente comico, in uno dei suoi ultimi ruoli in Sogno di una notte d’estate quando interpretava il capocomico, dando il ritmo alla scena. Oppure l’anziana signora di Shakespeare Dream che, disquisendo con la signora inglese interpretata da Nicholas Brandon, faceva da contrappunto comico ad altre scene più drammatiche dello spettacolo. Il dottor Pangloss in Candido con quella voce cavernosa da tabagista incallito. La Regina Rossa di Alice. La professoressa di inglese ne La Classe III B”.

“E poi, non posso non ricordare i Burattini, che trattava come fossero figli suoi. Li disegnava sul legno, li ritagliava col seghetto alternativo, li vestiva, li curava, dava loro parole ed emozioni. Quando i burattini avevano imparato la loro parte li portava a esibirsi, si presentava davanti a platee urlanti di bambini, che fingeva di detestare ma che in realtà amava. Diceva che erano il miglior pubblico che si possa sperare di avere. I bambini non si lasciano abbindolare dalle mode o dai pregiudizi e non hanno pudori, manifestano subito il loro divertimento, quanto la noia. I bambini lo amavano, Bruno, e i burattini anche”.

“Poi ci sarebbero tante cose belle, perché per me Bruno è stato molto più di un amico o un maestro o un parente, anche tutte queste cose insieme e potrei parlare del suo modo assurdo di volerti bene, e se non ti mandava a fare in culo appena ti vedeva, voleva dire che non te ne voleva affatto. E tante altre cose, ma sono cose nostre, cose personali. E so che mi mancherà, ci mancherà a tutti e ora smetto di scrivere perché le lacrime mi impediscono di vedere la tastiera e finisce che non si capisce niente. Comunque quelle foto non le ho tirate fuori, ma sono sicuro che non ne avrei trovata neanche una senza la sigarette in mano. Sì, tra le foto vere, quelle vere, di una volta”.