Genova – Si spera nel “last minute” per riempire la grande qauntità di stanze vuote negli alberghi e nelle strutture ricettive del capoluogo ligure che, stando al grido di dolore delle associazioni degli albergatori rischiano di restare vuote con un – 30% di presenze rispetto allo scorso anno per il periodo di Natale e Capodanno.
Mentre imprenditori e lavoratori del settore incrociano le dita, la politica si scatena in una sorta di “regolamento di conti” che certamente avrà delle conseguenze anche piuttosto pesanti se il primo gennaio verrà confermato il tragico calo.
Nel frattempo va in scena il “balletto” delle cifre tra comunicati che parlano di aumento delle presenze (da gennaio a novembre) e chi, levandosi un sassolino dalla scarpa, ne approfitta per chiarire cosa, a suo parere, non sta funzionando.
E’ il caso dell’ex assessore al Marketing Territoriale Elisa Serafini, dimissionaria dal team del sindaco Marco Bucci per motivi mai del tutto chiariti e che forse fanno capolino tra le righe del suo post al veleno su Facebook, a seguito delle polemiche sui “conteggi” dei turisti.

“Vedere i dati del turismo a Genova nel periodo di Natale-Capodanno (-30%), mi sconforta e mi preoccupa molto – ha scritto Elisa Serafini sul suo profilo Facebook – Da ex Assessore al Marketing Territoriale, e da professionista del Marketing, mi permetto di fare una riflessione, che forse farà arrabbiare qualcuno, ma che scrivo con un intento costruttivo, per provare a mettere in discussione il paradigma su cui si è realizzata la narrazione “post-ponte”.
E’ evidente che questa retorica compassionevole, non sta servendo a nulla. La scelta è stata quella di trasformare Genova e la Liguria nella nuova Amatrice. Comprate il pesto, piangete i morti, a tempo indeterminato. Questo approccio, però, uccide la percezione di una città. Oggi Genova è percepita come una città inefficiente e depressa, dove non succede nulla, si piange, e per “aiutarla” si può solo comprare il pesto. Si è scelto di ridurre gli eventi a piccole iniziative silenziose, per non “offendere le vittime”. Ma cosa si intende con “non offendere le vittime”? Far perdere introiti ad albergatori e commercianti vuol dire non offendere le vittime? Far rischiare il posto di lavoro a imprenditori e dipendenti, vuol dire non offendere le vittime?”.

L’ex assessore Serafini non risparmia i dettagli e non si sottrae da una discussione molto “circostanziata” parlando dei progetti andati in fumo e chiarendo anche i retroscena dei “no” che le sono arrivati.

“Un po’ di mesi fa – prosegue Elisa Serafini – qualcuno ha scelto di “ammazzare” il Monster Festival, il festival di Halloween dedicato ai bambini, pensato, insieme agli albergatori, per aumentare i flussi alberghieri nei momenti di bassa stagione. Sui giornali si leggeva: “C’è stata una tragedia e parlare di mostri non va bene. Poi la Curia non è d’accordo”. Così abbiamo appreso che nel 2018 non solo non si può parlare di mostri e animali di fantasia, ma che le strategie di promozione della città le decide la Chiesa”.

Chiarimenti anche per quanto riguarda le scelte per il Capodanno:

“Avrebbero potuto esserci due strade – scrive ancora Elisa Serafini – proseguire con la programmazione già avviata (che non era questa), oppure associare un evento al tema del sostegno alle vittime, invitando dei veri BIG della musica internazionale, che potessero attrarre decine di migliaia di visitatori. Invece si è scelto di realizzare eventi sottotono, nulla che abbia funzionato, purtroppo, dati alla mano. E dispiace, perché credo che con un po’ più di coraggio e un approccio un po’ meno “politically correct” e orientato al compromesso, questa città avrebbe potuto registrare valori diversi, valori che impattano sulle attività economiche, sulla vita delle persone. Chiudo con qualche aneddoto. Ogni evento che ho proposto e sostenuto, nel mio anno di lavoro, è stato criticato da qualcuno: “lo scivolo d’acqua in Via XX Settembre distrarrà dai saldi”, “Il capodanno con gli Ex Otago e l’Hip Hop Festival sono cose da comunisti”, ma, io, forse sbagliando, cercavo di non considerare troppo queste critiche, aspettando i risultati, il più delle volte positivi. Ho sempre pensato che non si potessero proporre politiche pubbliche senza “scontentare” qualcuno. La strada del compromesso, dell’accontentare ogni campana e ogni capriccio, pagherà politicamente sul breve termine, ma dubito che possa portare, nel lungo periodo, ai risultati che questa città avrebbe potuto raggiungere. Il mio invito, che scrivo con la speranza che Genova possa tornare a crescere, è quello di avere più coraggio. Si apra un nuovo capitolo, di azioni e scelte coraggiose, anche sfrontate, se necessario, che facciano magari arrabbiare o discutere, ma che funzionino. Portare turismo e investimenti a Genova è la miglior risposta che la città può dare a questa tragedia”.

All’ex assessore Elisa Serafini ha risposto, a stretto giro di posta, il nuovo: Barbara Grosso che, in un comunicato stampa replica alle accuse rivelando altri particolari sui rapporti interni a Palazzo Tursi.

“Chi ha problemi con se stesso e con le proprie scelte – scrive Barbara Grosso – dovrebbe almeno evitare di scaricare responsabilità personali su altri, perché, senza scomodare la psicologia, rischia di entrare a pieno titolo nella aneddotica della volpe e l’uva, con l’aggravante specifica che l’uva non era troppo in alto per la propria portata, ma per il proprio coraggio, che ha impedito di allungare il braccio”.

“Dell’assessore Serafini, scelto e accompagnato dal Presidente Toti e dal Sindaco Bucci, nella speranza, andata delusa, di aver trovato per la politica un talento creativo – continua Grosso – ricorderemo con qualche perplessità alcune iniziative certamente rumorose, diciamo di un genere culturale nuovo: le liti. Lite con il Premio Paganini, con dimissioni del Presidente, lite con promotori del Museo Villa Croce, usato dall’assessore come luogo per sagre ultrà della salamella.
Ricorderemo anche un Capodanno di un certo successo, pagato con soldi pubblici, mentre quello di quest’anno, uguale costo, verrà interamente pagato dagli sponsor. Ma si sa, i veri intellettuali non parlano di denaro.
Ricorderemo anche che dopo oltre un anno, all’epoca delle sue dimissioni, il Ducale non era riuscito ancora ad avere un direttore, oggi per fortuna arrivato”.

“Parlare di città triste e piagnucolosa da parte di chi da questa città ha avuto chance certamente superiori ai suoi meriti – sottolinea ancora l’assessore Grosso – risulta un po’ offensivo per chi, a differenza della Serafini, è rimasto in trincea a cercare di cambiarla questa città, e non a giudicarla da qualche terrazzo radical chic o durante un viaggetto in BlaBlaCar, perché i taxi sono troppo chic. Chi ha avuto l’occasione di dare il proprio contributo in prima fila e senza spiegazioni, ma con fumose motivazioni, valide solo per la propria coscienza e non certo per la verità, ci ha rinunciato, non può che accusare se stessa. I numeri danno ragione a chi sta lavorando per cambiare Genova, non a chi ama criticarla non sentendosi all’altezza del cambiamento stesso. Si diverta la Serafini al Capodanno che abbiamo organizzato – conclude Barbara Grosso – sempre che la piazza non le produca un rigurgito psicoanalitico di critica. Forse è meglio che la guardi anche stavolta da qualche terrazzo. Per criticare il giorno dopo”.

I bene informati sostengono che il “regolamento dei conti” è solo alle battute iniziali e se il Capodanno porterà davvero al flop annunciato di turisti ci saranno nuove “eruzioni”.

E poco importa se appena fuori Genova sono tutti convinti che, con il crollo del ponte Morandi, servano giorni per arrivare all’Acquario e una spedizione alla Indiana Jones per arrivare al Porto Antico.