Foto di Daniele Chioetto

Genova – Otto anni di carriera, brani orecchiabili ma dal forte senso, un occhio all’ecologia e i piedi ben piantati per terra.

Così si presentano a Sanremo Giovani gli Eugenio in Via di Gioia, band torinese che vanta un’ampia fanbase tra i giovani e che questa mattina è approdata nella città dei fiori in bicicletta.

Sul palco dell’Ariston, i quattro porteranno il brano “Tsunami”, e da li partiranno per quattro date in giro per l’Italia, due delle quali, Torino e Bologna, già sold out.

Ieri il grupposi è ritrovato coi fan ai Giardini Luzzati per il raduno, l’ultimo in ordine di tempo prima di partire per Sanremo.

In tantissimi, nonostante la pioggia, hanno accolto l’appello di Eugenio, Lorenzo, Emanuele e Paolo e si sono ritrovati per cantare insieme i brani della loro discografia.

Un bicchiere d’Asinello è stato poi il pretesto per una chiacchierata, partita dal legame che la band ha con Genova.

“Con Genova c’è un legame molto particolare perché è stato il triangolo industriale: Torino Genova, Milano. Abbiamo legami sia con Milano che con Genova. Abbiamo grandi interessi economici qui a Genova” scherzano i quattro “Suo padre [di Eugenio n.d.r.] è un industriale ed è molto bravo a fare affari. A parte gli scherzi, noi abbiamo fatto in realtà pochissime date a Genova però appena abbiamo iniziato a farle c’è stata un’esplosione e la risposta della città è sempre stata incredibile. Il nostro secondo raduno è stato qui ed è quello che ci ha fatto dire che avremmo potuto farlo ovunque”.

Non mancano le considerazioni sulla partecipazione alla Settantesima edizione del Festival della Canzone Italiana che inizierà martedì 4 febbraio.

“Ho iscritto la band senza che loro lo sapessero – prosegue Eugenio, voce del gruppo – Erano mesi che discutevamo il fatto di farlo o meno, non tanto perché non ci piacesse sanremo, quanto più perché pensavamo che il nostro percorso potesse non dover passare da li quest’anno.

Avevamo già fissato le date di marzo e avevamo in programma la piantumazione ad aprile. Eravamo pieni di roba, avevamo paura del sovraccarico ed è andata proprio così”.