Genova – Otto chilometri di coda sul nodo autostradale genovese, centinaia di Tir bloccati, il rinvio all’11 gennaio della riapertura dei caselli di Prà e Pegli, di importanza vitale per l’operatività del maggiore porto italiano, quello di Genova, oggi gravemente compromesso nella capacità di smistare traffico e decongestionare i suoi terminal.
Queste – secondo Trasportounito – sono le ulteriori prove di accusa che si accumulano oggi sullo scranno di un ipotetico tribunale che, prima o poi, sarà chiamato a giudicare non solo le inadempienze, le colpe e gli abusi attuati dalla Società Autostrade, ma anche le responsabilità di chi, a livello istituzionale e di governo, ha omesso di effettuare i controlli sull’attività di una concessionaria che avrebbe dovuto essere, dopo il crollo del Morandi, quotidianamente attenzionata e monitorata.

Dopo la chiusura, a sorpresa, messa in atto da Autostrade per l’Italia, dei caselli di Prà, in uscita, e di quello di Pegli, sia in entrata che in uscita, il 29 dicembre scorso, senza dare alcun preavviso agli automobilisti e agli autotrasportatori – conferma Giuseppe Tagnochetti, coordinatore di Trasportounito – adesso slitta all’11 gennaio la riapertura di questi stessi caselli, che era prevista inizialmente per il 6 gennaio alle 6:00, ma che è stata rimandata con il pretesto delle non favorevoli condizioni meteo. Con la chiusura dei caselli, e la deviazione forzata dei mezzi pesanti sulla viabilità cittadina del ponente genovese, trova conferma – prosegue Tagnochetti – la gestione fallimentare nel metodo di pianificazione dei cantieri, con un sistema informativo che genera (esattamente come accade specularmente nella “colorazione” delle Regioni e nella mappatura dei divieti) aggiornamenti continui ingestibili per l’Autotrasporto, con mezzi bloccati sulle strade, un’impossibilità generalizzata a pianificare le consegne della merce e danni ormai incalcolabili ai traffici portuali e al sistema logistico.