Genova – La peste suina continua ad avanzare nei boschi della Liguria e del Piemonte e mercoledì arriverà la nuova ordinanza regionale che potrebbe autorizzare migliaia di abbattimenti (sino a 10mila) di cinghiali e una ridefinizione dei confini delle zone rosse vietate alla Caccia, alle passeggiate nei boschi, al trekking, alla raccolta di funghi e tartufi e di qualunque altro prodotto del bosco ma anche e naturalmente di corse in mountain bike e con mezzi a motore fuoristrada.
Un tentativo di limitare i danni enormi che sono attesi, per l’economia dell’entroterra che vedrà calare i proventi derivanti dalle attività legate al turismo e alle scampagnate almeno sino a giugno (ma gli esperti prevedono un prolungamento dei divieti).

Non ci potrà essere un “dietro front” rispetto ai divieti ma si pensa a ridefinire i confini delle aree vietate e ad altre soluzioni per mantenere aperti almeno i sentieri tradizionalmente più frequentati dai gitanti.

La peste suina avanza in Liguria e in Piemonte e le autorità hanno fatto scattare i divieti assoluti di ingresso e transito nei boschi di moltissime località.
E’ vietata la Caccia ma anche la raccolta di funghi e tartufi e altri prodotti del bosco ma anche le semplici passeggiate, il trekking e percorrere sentieri e strade con biciclette di ogni tipo, moto e mezzi a motore e naturalmente con le auto fuoristrada.

Queste le zone di Liguria e Piemonte dove sono scattati i divieti e dove si stanno già organizzando controlli rigorosi che portano a sanzioni pesanti e denunce.

LIGURIA 
Arenzano (Genova)
Bargagli (Genova)
Bogliasco (Genova)
Busalla (Genova)
Campo Ligure (Genova)
Campomorone (Genova)
Casella (Genova)
Ceranesi (Genova)
Cogoleto (Genova)
Crocefieschi (Genova)
Davagna (Genova)
Genova
Isola del Cantone (Genova)
Lumarzo (Genova)
Masone (Genova)
Mele (Genova)
Mignanego (Genova)
Montoggio (Genova)
Pieve Ligure (Genova)
Ronco Scrivia (Genova)
Rossiglione (Genova)
Sant’Olcese (Genova)
Savignone (Genova)
Serra Riccò (Genova)
Sori (Genova)
Tiglieto (Genova)
Torriglia (Genova)
Valbrevenna (Genova)
Vobbia (Genova)

Albisola Superiore (Savona)
Celle Ligure (Savona)
Pontinvrea (Savona)
Sassello (Savona)
Stella (Savona)
Urbe (Savona)
Varazze (Savona)

PIEMONTE
Albera Ligure (Alessandria)
Acqui Terme (Alessandria)
Arquata Scrivia (Alessandria)
Avolasca (Alessandria)
Basaluzzo (Alessandria)
Belforte Monferrato (Alessandria)
Borghetto di Borbera (Alessandria)
Bosio (Alessandria)
Brignano-Frascata (Alessandria)
Cabella Ligure (Alessandria)
Cantalupo Ligure
Capriata d’Orba
Carezzano
Carpeneto (Alessandria)
Carrega Ligure (Alessandria)
Carrosio
Cartosio
Casaleggio Boiro
Castellana
Cassano Spinola
Cassine
Cassinelle
Castelletto d’Orba
Castelnuovo Bormida (Alessandria)
Cremolino
Cavatore (Alessandria)
Costa Vescovado (Alessandria)
Dernice
Fabbrica Curone
Fraconalto (Alessandria)
Francavilla Bisio (Alessandria)
Fresonara (Alessandria)

Garbagna (Alessandria)
Gavi
Gremiasco
Grognardo (Alessandria)
Grondona
Lerma (Alessandria)
Malvicino (Alessandria)
Melazzo (Alessandria)
Molare
Mongiardino Ligure
Montaldeo (Alessandria)
Montaldo Bormida (Alessandria)
Montacuto
Morbello
Mornese (Alessandria)
Morsasco (Alessandria)
Novi Ligure
Ovada (Alessandria)
Orsara Bormida (Alessandria)
Pareto
Parodi Ligure
Pasturana (Alessandria)
Ponzone (Alessandria)
Prasco (Alessandria)
Predosa (Alessandria)
Ricaldone
Rivalta Bormida (Alessandria)
Roccaforte Ligure (Alessandria)
Rocchetta Ligure (Alessandria)
Rocca Grimalda (Alessandria)
San Cristoforo (Alessandria)
San Sebastiano Curone (Alessandria)
Sant’Agata Fossili (Alessandria)
Sardigliano (Alessandria)
Serravalle Scrivia (Alessandria)
Sezzadio (Alessandria)
Silvano d’Orba (Alessandria)
Stazzano (Alessandria)
Strevi (Alessandria)
Tagliolo Monferrato
Tassarolo (Alessandria)
Trisobbio (Alessandria)
Vignole Borbera (Alessandria)
Villarvernia (Alessandria)
Visone (Alessandria)
Voltaggio (Alessandria)

Il problema è rappresentato dal rischio che le attività umane spaventino i branchi di cinghiali infetti spingendoli da una zona all’altra con la loro carica batterica.
Un effetto “a catena” che potrebbe estendere la malattia ad un’area ben più grande del territorio e sempre meno controllabile.
Non solo la Caccia “disturba” i cinghiali ma anche il passaggio di mezzi a motore nei boschi (fuoristrada e motocross o enduro o trial) e persino le mountain bike che corrono lungo i sentieri o il vociare delle persone che passeggiano nei boschi.
Da non sottovalutare anche il rischio che scarpe e gomme possano entrare in contatto con materiale infetto (carcasse ma anche feci o materiale espulso durante la malattia) con il conseguente trasferimento involontario della malattia da una zona all’altra.

Che cosa è la Peste Suina Africana
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale, che colpisce suini e cinghiali, ma che non è trasmissibile agli esseri umani.
È una malattia con un vasto potenziale di diffusione e pertanto una eventuale epidemia di PSA sul territorio nazionale comporta pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, con danni ingenti sia per la salute animale (abbattimento obbligatorio degli animali malati e sospetti tali), che per il comparto produttivo suinicolo, nonché sul commercio comunitario ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti (dai Paesi infetti è vietato commercializzare suini vivi e prodotti suinicoli).
L’Organizzazione mondiale per la sanità animale ed il Nuovo Regolamento di sanità animale della Commissione Europea annoverano la PSA nella lista delle malattie denunciabili: qualunque caso, anche sospetto, deve essere denunciato all’autorità competente, come previsto già dal l Regolamento di polizia veterinaria – DPR n. 320 del 8.2.1954 art.1.

Diagnosi
La PSA è causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, incapace di stimolare la formazione di anticorpi neutralizzanti. Questa caratteristica rappresenta l’ostacolo più importante alla preparazione di un vaccino, che attualmente non è disponibile in commercio.
I sintomi principali negli animali colpiti sono:
febbre
perdita di appetito
debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
costipazione
aborti spontanei
emorragie interne
emorragie evidenti su orecchie e fianchi.
La presenza del virus nel sangue (viremia) dura dai 4 ai 5 giorni; il virus circola associato ad alcuni tipi di cellule del sangue, causando la sintomatologia che conduce inevitabilmente al decesso dell’animale, spesso in tempi rapidissimi.
Gli animali che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa un anno, giocando dunque un ruolo fondamentale per la persistenza del virus nelle aree endemiche e per la sua trasmissione. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.
La diagnosi di malattia è effettuata tramite vari esami di laboratorio: immunofluorescenza, PCR, ELISA e Immunoperossidasi.

Prevenzione
La malattia si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti oppure attraverso la puntura di vettori (zecche). La trasmissione indiretta si verifica attraverso attrezzature e indumenti contaminati, che possono veicolare il virus, oppure con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina contaminati, pratica vietata dai regolamenti europei dal 1980, o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto.

Nei Paesi indenni la prevenzione dell’infezione si effettua attraverso la sorveglianza passiva negli allevamenti domestici e sulle carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente o in seguito ad incidenti stradali, il rigoroso rispetto delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini, il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei.

Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri suini presenti all’interno dell’allevamento infetto. Fondamentali sono non solo l’individuazione precoce dell’ingresso della malattia, ma anche la delimitazione tempestiva delle zone infette, il rintraccio e il controllo delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati, le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali e dei mezzi di trasporto degli allevamenti infetti, l’effettuazione delle indagini epidemiologiche volte ad individuare l’origine dell’infezione.

Terapia e profilassi
Al momento non esiste un vaccino per la Peste suina africana. Come previsto dal vigente Piano nazionale di sorveglianza e dalle norme di settore, quando si riscontrano uno o più sintomi tali da far sospettare la presenza di PSA in un allevamento di suini, occorre immediatamente darne comunicazione ai servizi veterinari competenti per territorio. Analogamente, quando si rinviene una carcassa di cinghiale nell’ambiente, o a seguito di incidente stradale che abbia coinvolto un cinghiale, è necessario segnalare l’evento ai Servizi Veterinari, alle forze dell’ordine o enti parco, guardie forestali, oppure contattare i numeri verdi regionali.