cinghiali bisagnoGenova – Maggiori fondi per il controllo del territorio dei Parchi, nuove assunzioni per guardiaparco in grado di sorvegliare attivamente quello che succede nei boschi e ristori adeguati per i piccoli allevatori.
Sono le richieste del Parco del Beigua per affrontare adeguatamente l’emergenza della peste suina che interessa un’area della Liguria.

Secondo i gestori del Parco del Beigua è necessario attivare fin da subito un rilevamento delle carcasse all’interno dell’area protetta, anche con la collaborazione dell’Ente Parco e sarà opportuno, nell’immediato futuro, rafforzare la capacità operativa dell’Ente Parco attraverso la dotazione di guardaparco in grado di garantire un monitoraggio ambientale efficace.

“Il Parco del Beigua – si legge in una nota diffusa – esprime vicinanza a tutti gli allevatori che purtroppo saranno costretti ad abbattere i loro maiali a causa dell’ordinanza del 19 gennaio. Il ristoro previsto non potrà adeguatamente ripagare il lavoro degli allevatori per la selezione della specie che dura da decenni. Sono i piccoli allevatori che pagano il prezzo più alto per salvare gli allevamenti intensivi. E il rischio è che dalla “crisi” peste suina si esca ancora una volta con nuovi sostegni a un tipo di produzione intensiva che anche le regole di mercato suggerirebbero di cambiare, con un cambio di passo che risponda anche alle crescenti richieste etiche e ambientali dei consumatori”.

“Auspichiamo – prosegue la nota – che questa sia l’occasione per far capire che servono modelli produttivi diversi, di cui il nostro territorio potrebbe essere un esempio di eccellenza, grazie alle esperienze che in queste vallate stanno emergendo da diversi anni. Modelli in cui l’obiettivo è la qualità e non la quantità, perché il costo è già da tempo troppo alto non solo per la salute e per l’ambiente, ma anche per gli stessi allevatori che sono spinti a produrre sempre di più, con margini di guadagno sempre più bassi e rischi sempre maggiori”.

Secondo i gestori del Parco del Beigua “sta per partire la nuova Politica Agricola Europea e l’Italia in questo momento dispone di ingenti fondi pubblici: è il momento di decidere se continuare a chiedere soldi per rattoppare le falle di un sistema che non sta a galla, o se attrezzarsi e fare rotta verso acque più sicure e pulite. Sarebbe giusto partire da qui per sviluppare nuovi modelli di zootecnia di qualità, anche perché qui gli imprenditori agricoli hanno già cominciato a investire in questa direzione”.