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Chiavari (Genova) – Una banda “di famiglia” quella scoperta dai carabinieri che indagavano su una serie di furti in abitazioni della zona di Chiavari, di Leivi e di Lavagna. Padre e figlio rubavano assieme mentre le donne si occupavano delle “visite” sul campo prima dei colpi, con attenta osservazione delle vie di fuga, delle abitudini dei residenti e sulle case che sembravano abitate dalle persone più benestanti.
I carabinieri hanno confrontato le targhe delle auto che passavano in determinati “punti” delle cittadine scoprendo che alcune erano presenti in tutte le occasioni dei furti e così il cerchio si è stretto attorno alla banda composta da persone di etnia Sinti che risultano abitare nel campo nomadi di Bolzaneto, a Genova.
Come detto, il modus operandi era abbastanza consolidato e ripetitivo. Le donne andavano a osservare la zona, registrando possibili vie di fuga e case apparentemente più ricche e poi, di notte o negli orari indicati dalle donne che sorvegliavano anche le abitudini delle vittime, intervenivano gli uomini.
Il più anziano, 65 anni, era l’unico ad entrare nelle abitazioni e a compiere materialmente i furti. Fuori, a fare il palo, restava il figlio 25enne e un amico.
Una volta arraffato tutto ciò che può avere un valore e che può essere facilmente rivenduto o “fuso” (come l’oro), la banda fuggiva a bordo di alcune auto.
A tradire la banda proprio l’uso ricorrente di alcuni veicoli che non sono passati inosservati alle numerose telecamere di sicurezza che leggono e registrano i numeri di targa.
I carabinieri si sono presentati al campo nomadi di Bolzaneto ed hanno arrestato le persone coinvolte. Almeno sei i furti in appartamento documentati.