No Skymetro assembleaGenova – Anche i documenti ottenuti con l’accesso agli atti del Comune confermano che lo Skymetro e un’opera inutile ed ingiustificata sotto il profilo economico e – evidentemente – anche trasportistico. Ne sono ancora più convinti al Comitato No Skymetro – Valbisagno sostenibile che oggi hanno convocato la Stampa per fare il punto della situazione alla luce dell’esame della documentazione ottenuta dal Comume, esercitando il diritto dell’accesso agli atti che ha ogni Cittadino nei confronti dell’ente civico.
Mettendo in fila i documenti è possibile ricostruire, nei tempi e anche nei modi, la cronologia degli eventi e trarre qualche conclusione su quanto è accaduto.

“Il documento consegnato oggi – spiegano al Comitato – è il documento tecnico che è stato valutato dal Ministero ai fini dello stanziamento delle risorse. Contiene alcuni dati che ci sembrano macroscopicamente errati e alcune affermazioni che ci appaino non coerenti. Se così fosse, mostrerebbero una superficialità sconcertante nell’approntare il progetto ed inoltre i contenuti del documento sembrano definire un’opera non utile per moltissimi aspetti”.

Dalla verifica della documentazione, secondo il Comitato No Skymetro, emergerebbero quelli che sembrerebbero errori “che potrebbero denotare una sconcertante superficialità e aprirebbero a rischi di contenziosi od errori futuri e argomentazioni di contenuto “deboli” se non maltarate”.

A prova della lettura data ci sarebbe “la cifra di 398 milioni di euro (costo dell’opera) che viene citata a volte con la dicitura “oltre IVA” a volte no. Questo potrebbe portare ad ammanchi nei finanziamenti previst”.

“Nella tabella “obiettivi”  – scrive il Comitato – la cifra indicata come diminuzione uso mezzi, inquinamento, tempi di percorrenza riportano risultati che ci sembrano altamente insufficienti per giustificare un impegno di risorse così imponente ed inoltre in un’altra tabella le risposte indicate dal Comune indicano che l’opera “arrecherà danni significativi” a molti obiettivi. Posto che sia un errore, come forse altri, a noi sembra indicativo della poca attenzione, se non altro non sufficiente, con la quale è stata pensata e seguita la progettazione dell’opera”.

“In una descrizione dell’opera – proseguono al Comitato – troviamo scritto che il progetto “non prevede l’esproprio di edifici e gli interventi previsti per la realizzazione delle stazioni”. Anche questo, errore o no che sia, potrebbe configurare una situazione in cui i soldi per realizzare le stazioni potrebbero non essere contenuti in questo finanziamento”

Di seguito un approfondimento del Comitato No Skyemtro su alcuni punti del documento

Analizzando la versione conclusiva del documento con il quale il Comune ha ottenuto il finanziamento (sempre che non ci manchi qualche “pezzo”, che non esista qualche altro documento non formalizzato) non si può che rimanere interdetti.
Si potrebbe ipotizzare che, trattandosi di un finanziamento “multimilionario” (398 milioni di euro, venga riposta – tanto da parte del richiedente (il Comune di Genova) quanto da parte del finanziatore (il Ministero delle Infrastrutture) – una certa attenzione, magari non maniacale sui dettagli da sviluppare nel proseguo dell’iter ma, quantomeno, sugli aspetti principali.
Si tratta di due pagine che, nonostante la brevità, contengono tanti punti a nostro giudizio ambigui, a volte oscuri, a volte probabilmente errati, e certamente non spiegati come ci saremmo aspettati. Ma che mettono decisamente in crisi il senso dell’opera.

Analizziamo questi aspetti del documento:
1_ Confusione tra Skymetro e Skytram
2_ Il “green” non spiegato
3_ Si conferma l’ipotesi del tracciato in Corso Galliera
4_ La tabella Obiettivi, con la bassisima utilità del progetto
5_ I “danni significativi” indicati dal Comune
6_ La garanzia, tipo “parola di Scout” che non ci saranno stazioni

Confusione tra Skymetro e Skytram
C’è prima di tutto una Descrizione sintetica. E nella prima frase c’è già la prima ambiguità.
Si legge che lo Skymetro è previsto dal PUMS, mentre in realtà nel PUMS si parla di Skytram, che magari in termini di “obbrobrio strutturale” era brutto anche lui, ma almeno (forse) poteva evitare una criticità pesante – anche se non certo l’unica – del progetto Skymetro, che è quella del dover raccordare la linea della metropolitana, che viaggia in direzione Est-Ovest, al percorso verso la Valbisagno che deve prendere direzione Nord-Sud. Questo ha comportato la scelta di allocare diversi piloni dentro l’attuale alveo del Bisagno.
Comunque, a ben vedere, lo skytram era stato inserito arbitrariamente nel PUMS, nel senso che non aveva ricevuto alcuna validazione trasportistica; cioè, non erano determinati i vantaggi della realizzazione dell’opera rispetto ad altre alternative né, tantomeno, agli intenti per cui il PUMS deve essere realizzato (miglioramento della qualità dell’aria e diminuzione dei costi legati alla mobilità).
In ogni caso, viste le diverse caratteristiche impiantistiche (guida automatica) e trasportistiche (doppio binario), lo skytram è opera diversa e solo parzialmente sovrapponibile allo skymetro.

Il “green” non spiegato
Si legge: “E’ prevista la copertura della linea con pannelli fotovoltaici che renderanno (lo Skymetro nda) un intervento green presentando un bilancio energetico complessivo che non richiede energia dall’esterno”.
E qui uno dice: dov’è la relazione tecnica che attesta questa affermazione?… non in queste due pagine, né in altri documenti pervenuti. Qualche dubbio è lecito averlo.
Abbiamo per cui provato noi a fare qualche calcolo e, assumendo condizioni molto favorevoli, ciò potrebbe anche essere vero: tutta o quasi tutta l’energia necessaria potrebbe essere prodotta da questi pannelli.
Ma ad una precisa condizione: serve una quantità imprecisata ma sicuramente notevole di batterie, con relativo deposito anti deflagrante.
Tranne che non si decida di adoperare una sistema di “scambio sul posto” con un fornitore di energia elettrica.
In ogni caso, non è dato sapere se il costo per le batterie sia stato ricompreso e non si sa ogni quanti anni queste dovrebbero essere sostituite.

Si conferma l’ipotesi del tracciato in Corso Galliera
Proseguendo, fa quasi tenerezza la corografia: una mappetta praticamente formato francobollo, senza una scala né una indicazione geografica, con una “sottile linea arancione” che dovrebbe far capire ad un distratto funzionario ministeriale lo sviluppo del tracciato.
E’ chiaro come tale tracciato sia disegnato completamente in sponda sinistra; è pertanto evidente che ciò comporta l’abbattimento di tutti gli alberi di Corso Galilei, Corso Galliera, Piazzale Marassi e Piazzale Parenzo.
Ricordiamo che il progetto degli assi di forza prevede l’abbattimento anche degli alberi di Corso Sardegna, sostituiti da alberi di piccolo fusto; così, in tutta la zona, non ci sarebbero più alberi di alto fusto!
E non possiamo non rammentare che, in recenti confronti tramite giornali, l’Assessore Campora disse che parlando di Skymetro in corso Galliera parlavamo di progetti non definiti, che non esisteva un progetto delineato, che non si sarebbe toccato nemmeno un albero
Ma questa “mappetta” è documento ufficiale del Comune

La tabella Obiettivi, con la bassissima utilità del progetto
Qui siamo rimasti, come dicevamo, interdetti e sconcertati, quasi increduli. Forse pensavamo di trovare la ratio del progetto… forse pensavamo di trovare i numeri che potessero giustificare l’idea di un’opera così impattante… forse…
Invece, eccola qui.
Una tabellina, tipo scuola “elementare”, che consente di acquisire un finanziamento di 398 milioni di euro.
Proviamo a fare “un gioco intorno alla verità” con questi numeri che, però, espressi così, senza riferimenti, contesti, ecc…, è arduo comprenderli pienamente.
Prima di giocare con i numeri, osserviamo che:
• 200,2 tonnellate/anno di CO2 emesse dalle autovetture, se le autovetture stesse nel loro complesso percorrono 2.002,0 Milioni di Km/anno, porta a calcolare che le autovetture genovesi emettono 0,1 g/km di CO2. Impossibile c’è un evidente errore di unità di misura, e le tonnellate in realtà dovrebbero essere Migliaia di tonnellate;
• stessa cosa per le moto: dai numeri riportati emerge che le moto genovesi emetterebbero 0,05 g/km di CO2. Impossibile anche questo, stesso errore come sopra.
In effetti, il parco auto italiano emette in media 150-200 g/km di CO2 e lo stesso Comune di Genova usa valori ben diversi, ad esempio nella documentazione del progetto degli assi di forza (vedi tabella sotto).
Un altro dato appare non corretto
Il complesso delle percorrenze dei bus è di circa 23 Milioni di Km annui, mentre in tabella si riporta il valore di 19,0. Questo dato, come gli altri, non è spiegato.
Ciò comporta che, come vedremo più avanti, l’entità del taglio del servizio di AMT potrebbe essere anche superiore a quanto indicato.
A questo punto giochiamo con i numeri, mettendo le unità di misura giuste e chiarendo che con “valore iniziale” il Comune di Genova dovrebbe intendere la situazione attuale (ante-Skymetro) e con “valore finale” quello che accadrà dopo la sua realizzazione e messa in esercizio (post-Skymetro).
per le auto si prevede:
• una diminuzione dei km complessivi percorsi del 1,25%
• una diminuzione dei tempi complessivi di percorrenza del 1,49%
• una diminuzione delle emissioni di CO2 del 1,25%
per le moto si prevede:
• una diminuzione dei km complessivi percorsi del 6,99%
• una diminuzione dei tempi complessivi di percorrenza del 9,20%
• una diminuzione delle emissioni di CO2 del 6,38%
per i bus si prevede:
• una diminuzione dei km complessivi percorsi del 3,16%
• una diminuzione dei tempi complessivi di percorrenza del 1,44%
• una diminuzione delle emissioni di CO2 del 27,03%
Anche prendendo per buoni i dati riportati (e non spiegati) si possono osservare alcune cose:
1. non si sbaglia a dire che lo Skymetro non avrà impatti decisivi sul traffico privato e sul relativo inquinamento: un opera pressoché inutile;
2. per le auto, siamo dentro il limite dell’errore di rilevazione del dato: 1% o poco più potrebbe anche essere zero: gli automobilisti resteranno sempre in coda;
3. si attesta che ci sarà una riduzione del kilometraggio complessivo dei bus, che significa solo una cosa: taglio delle linee e/o delle corse. Noi riteniamo che sarà il 13 ad esser tagliato, per spingere gli utenti a prendere lo Skymetro;
4. anche gli utenti del bus non vedranno un miglioramento dei tempi di viaggio: si andrà certamente veloci sullo skymetro ma quando si scende, saranno sempre gli stessi guai!
5. la riduzione indicata di emissioni di CO2 per i bus è del tutto scorrelata alla riduzione dei km da questi percorsi: che cosa generi questo numero è del tutto imperscrutabile;
6. non è dato capire perché ci si attenda una diminuzione percentuale del traffico delle moto pari ad oltre 5 volte quella delle auto: forse i motociclisti si “pentono” più facilmente degli automobilisti e sono più stimolati a virare verso il trasporto pubblico??
7. sembra che le moto potranno sfrecciare più velocemente visto che i tempi di percorrenza diminuiscono più delle percorrenze: alla faccia della sicurezza stradale. Sarà la minor presenza di bus sulle strade a consentire ciò?
Un piccolo inciso doveroso: l’emissione di CO2, in quanto principale gas-serra è senz’altro importantissima, ma nell’inquinamento da traffico c’è anche altro. ci sono anche i composti azotati (Ossidi di Azoto, NOx), il monossido di carbonio (CO), il particolato fine (PM2,5 e PM10).
Altro giochino.
Con i dati presenti in tabella è possibile calcolare la velocità media per auto, moto e bus (o quantomeno una sua stima “bruta”). Infatti la totalità dei km/anno percorsi globalmente da ogni categoria di mezzi, divisa per la totalità delle ore/anno in cui auto, moto e bus si muovono, consente di ottenere una stima della rispettiva velocità media.
Ebbene:
• la velocità media delle auto si attesta su 46,5 km/h ante e su 46,6 km/h post;
• la velocità media delle moto si attesta su 34,4 km/h ante e su 35,3 km/h post;
• la velocità media dei bus si attesta su 0,3 km/h sia ante che post.
Insomma, è stupefacente quel che se ne ricava:
1. le automobili viaggiano in media a sfiorare il limite di velocità urbano. Dunque, considerando che ci sono anche alcune (troppo poche) Zone 30 e tanti semafori, quando si muovono (secondo il Comune di Genova) sfrecciano come razzi impazziti;
2. le moto, cari scooteristi, vanno più piano delle auto. Muovetevi in auto e arriverete prima, oltre a non bagnarvi quando piove;
3. i bus fanno 300 metri all’ora: ben il triplo delle tartarughe di terra.
Ora, la domanda è:
Con questi dati sono stati concessi 398 milioni di euro: qualcuno, prima di chiederli e prima di concederli, ha provato a “fare le moltiplicazioni”?
Ma non è finita.

I “danni significativi” indicati dal Comune
Ogni opera, si sa, ha un impatto ambientale che va valutato (proprio per questo esiste la procedura di VIA – Valutazione Impatto Ambientale) e per ogni impatto vanno pensati interventi volti alla loro mitigazione.
Qui, il Comune di Genova, a quanto appare, dichiara che lo Skymetro arrecherà danni significativi a tutto quello che può essere “impattato”:
Insomma, danni significativi a 360 gradi.
E come li mitighiamo questi danni?
C’è scritto poco dopo, sempre nella scheda, e anche qui rimarchiamo un paio di “chicche”.
Un bell’impianto fotovoltaico lungo tutto il tracciato (che sarà in pratica una lunga galleria) che consentirà di alimentare i treni. Sembra la solita pennellata green che se risolve (forse) un impatto “energetico” sembra, a noi, crearne uno “urbanistico” gigantesco.
Una mitragliata di piloni lungo il corso del Bisagno, alcuni dei quali in mezzo all’alveo proprio nel punto idraulicamente più critico in assoluto: l’imbocco della copertura terminale.
Ma non ci dobbiamo preoccupare più di tanto: questi interventi in alveo sono compatibili con il Piano di Bacino a scolmatore del Bisagno in funzione.
Quindi, si fa un’opera (lo scolmatore) che serve ad abbassare il rischio di alluvioni e se ne fa un’altra (lo skymetro) che lo fa rialzare? Ne siamo proprio sicuri? Vogliamo correre il rischio di rischiare ancora?
E poi, questo significa che bisognerà aspettare che lo scolmatore entri in funzione prima di iniziare a piantare piloni! Altro che cronoprogramma, che prevede la messa in esercizio al 2027…

La garanzia, tipo “parola di Scout” che non ci saranno stazioni
Nelle due pagine leggiamo:
“L’intervento non prevede l’esproprio di edifici e gli interventi previsti per la realizzazione delle stazioni”
Cioè, tra gli accorgimenti volti alla mitigazione degli impatti, non si fanno le stazioni?
Un treno volante, a 5 metri da terra, tutto chiuso in una galleria di pannelli fotovoltaici alta 12 metri, con i piloni in mezzo ad uno dei torrenti idraulicamente più vulnerabili d’Europa (caso-studio per centinaia di articoli scientifici) con stazioni non previste o da finanziare?
O è, ancora una volta, un errore? Oppure è una frase che potrebbe portare il Comune a chiedere altri soldi per le stazioni, poiché qui è indicato che non si faranno.
Ma la quantità di ipotetici errori apre uno sguardo su una presunta superficialità progettuale del Comune con la quale si ci è avvicinati all’opera e una superficialità di analisi da parte del Ministero che potrà essere facilmente prodroma di errori a cascata,

Concludendo

In conclusione, un finanziamento gigantesco ottenuto attraverso una mini-scheda con diversi, gravi, errori, prodotta, probabilmente, con una approssimazione sconcertante, da cui emerge facilmente che – in termini di previsioni di diminuzione dell’inquinamento, di tempi, di uso dei mezzi, con ambiguità su eventuali stazioni mancanti o incomplete e altro – lo Skymetro è un’opera inutile ed ingiustificata sotto il profilo economico e – evidentemente – anche trasportistico.
Dannosa per il danaro che necessita.
Un’opera il cui costo, immaginiamo, non si limiterà ai 398 milioni di euro del finanziamento (bisogna come minimo aggiungere l’IVA) ma sarà foriera di numerosi aumenti, di opere accessorie e lavori conseguenti, per un esborso che ci pare inusitato. E, intanto, nel Programma triennale dei lavori pubblici è indicato un costo di 434.533.997,98 euro.
Dannosa, a nostro parere, per gli impatti.
Non solo ambientali ma anche sociali e urbanistici.
Evidenti a tutti, tranne ai nostri amministratori.
Praticamente inutile per risolvere i problemi del traffico e per ridurre l’inquinamento.
Poco utile dal punto di vista trasportistico, con il grosso rischio che pochissimi avranno interesse a prenderla, se non costretti dal taglio delle normali linee di bus.
In un momento di disponibilità economiche come questa, per una volta, si può provare a spendere soldi per risolvere qualche problema senza crearne altri?
È ben noto che esistono alternative più efficaci e meno impattanti (il tram, ad esempio, che è stato scartato per il timore di qualche anno di lavori, come ha dichiarato più volte il nostro Sindaco).
Interventi, per di più, meno costosi e che consentirebbero opere accessorie diffuse di manutenzione, di riqualificazione e di abbellimento delle zone urbane e periferiche.
Riusciremo per una volta a fare della Valbisagno un esempio italiano ed europeo di rinnovamento trasportistico che diventi anche rinnovamento sociale, ambientale, di benessere?”