tragedia San benigno genova 10 ottobre 1944Il 10 ottobre la città di Genova ricorda l’immane tragedia del 1944 quando, a causa di una terribile esplosione avvenuta all’interno di una galleria che passava sotto il quartiere popoloso di San benigno, fece crollare palazzi ed edifici uccidendo probabilmente oltre 2.000 persone.
La guerra volge al peggio per la Germania e la città di Genova, con il suo enorme ed importantissimo porto, è oggetto di intensi bombardamenti alleati ma quel terribile giorno un forte temporale impedì certamente il passaggio delle fortezze volanti e di qualunque altro mezzo aereo.
Tuttavia, intorno alle 6,45 l’intera città è scossa da un tremore cui fa seguito un boato assordante. In molti pensano ad un terremoto ma, in realtà, si scopre che un treno carico di munizioni ed esplosivi è esploso generando una serie di crolli a catena che ha semi distrutto l’abitato di San Benigno.
Intere famiglie sono state sterminate dall’esplosione e sepolte dalle macerie e dai detriti e la distruzione fu tale che, ancora oggi, non c’è certezza del numero delle vittime.
A poche ore dal disastro vengono ritrovati alcuni dispersi tra le macerie ma poi vengono estratti solo cadaveri.
Ad oggi, però, una ricostruzione certa di quanto avvenne non è ancora stata scritta e sull’episodio restano molti dubbi e ricostruzioni diametralmente opposte a seconda del “punto di vista” di chi ne scrive.
La versione “ufficiale” parla di un fulmine che avrebbe colpito l’ingresso della galleria dove i tedeschi avevano nascosto, proteggendolo dai bombardamenti, un treno carico di munizioni ed esplosivi. Un incendio divampato a seguito del fulmine o forse lo stesso spostamento d’aria conseguente, avrebbe innescato una serie di esplosioni a catena, culminata dalla deflagrazione che ha causato la strage.
Una versione che, però, nel corso del tempo ha trovato alcune risposte che, via via, hanno cercato di gettare la responsabilità dell’immane strage sui Partigiani e su milizie fasciste.
L’unica cosa che resta certa è la presenza del treno carico di materiale esplodente e che la deflagrazione distrusse la galleria Assereto e la galleria San Benigno che facevano parte di una rete di passaggi sotterranei che collegavano il porto con la rete ferroviaria nazionale.
A mettere in discussione la versione originale, suffragata anche da rapporti e informative della Guardia Nazionale Repubblicana, fu un articolo pubblicato dal quotidiano locale Il Corriere Mercantile in cui si concretizza una serie di voci che circolarono subito dopo i fatti e che attribuivano ad un attacco partigiano la responsabilità del disastro.
Nell’articolo del Mercantile si parla addirittura di un arresto di un bandito che avrebbe avuto in tasca una pubblicazione nella quale gli stessi partigiani rivendicavano l’attentato attribuendo ad un “errore” il mancato avvertimento della popolazione a causa di una incomprensione tra due diversi gruppi che concretizzarono l’azione paramilitare.
Circostanze che diedero vita ad una tempesta di scritti “avversari” impegnati a fornire elementi più o meno verosimili per supportare una o l’altra versione.
Ancora oggi, navigando in Rete, si trovano versioni diverse con ricostruzioni anche molto particolareggiate ma che non hanno mai avuto riscontro (e neppure smentita) perché l’episodio venne archiviato velocemente e senza particolari indagini.
Del resto, anche da fonti tedesche, nessuno parlò mai di ipotesi diverse da quelle di una tragica fatalità innescata dalla caduta del fulmine.