Genova – Una chiusura legata alla probabile cessione dello storico marchio ad una nuova società le saracinesche abbassate dal 30 luglio per la storica cioccolateria Buffa. Non una vera e proprie “chiusura” dell’attività quanto, piuttosto un cambio di gestione che dovrebbe concretizzarsi prima di Natale.
La chiusura prolungata delle saracinesche della storica attività pasticcera, probabilmente dallo scorso mese di luglio, ha scatenato le voci fino a far temere per il peggio i tanti estimatori della celebre crema alle nocciole, dei cioccolatini e delle tante prelibatezze al cacao.
Del resto la raffica di chiusure, anche definitive, di storiche attività genovesi non era certo un buon presagio e manifesta comunque un “disagio” di fondo che ha tante cause.
La decisione della proprietà di “cedere” sarebbe maturata nell’ambito di scelte personali ma arriva come un fulmine a ciel sereno, considerato lo storico apprezzamento dei genovesi per i prodotti deliziosi, ma la decisione è stata presa ed è irrevocabile.
A breve calerà il sipario su una storia iniziata nel lontano 1932. La cioccolateria Buffa nasce ufficialmente nel maggio del 1932, nel suo laboratorio storico di via Fiasella in Genova, come testimoniato da antichi documenti che attestano l’acquisizione dei locali in affitto e dei macchinari.
Ma i rapporti fra la famiglia Buffa ed il cioccolato sono certamente più antichi: le ricerche hanno riportato alla luce altri documenti storici che dimostrano che la famiglia operava nel campo della cioccolateria artigianale già nei decenni precedenti. I
n particolare lo testimonia un brevetto, depositato in Francia e in Inghilterra a nome di Luigi Buffa, che contiene la ricetta per la produzione di un cioccolato “gelatinoso”.
Non si sbaglia dicendo che ogni genovese conosce la bontà e la delicatezza della “crema alla nocciola” e l’arrivo di un pacchetto con il celebre marchio è da sempre una garanzia di delizia.
Spiace dunque annunciare la fine dell’avventura della attuale gestione mentre, come apprendiamo, l’attività ed il marchio dovrebbero essere ceduti a terzi.
Sul caso è intervenuta anche la CGIL di Genova