Torino – “Sussiste un concreto ed elevato pericolo che l’indagato, qualora in libertà, possa commettere ulteriori reati della stessa specie”. Per questo, stando a quanto scrivono i giudici del Tribunale del Riesame nelle motivazioni, Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste, deve restare in carcere, visto che potrebbe uccidere ancora.
Il marito della povera Elena, scomparsa dalla sua casa di Costigliole d’Asti il 24 gennaio 2014 e ritrovata cadavere 9 mesi in un canale di scolo a soli 2 km di distanza, accusato di aver ucciso la moglie in camera da letto e di averne gettato il corpo dove è stato rinvenuto, sarebbe pericoloso perché “a prescindere dall’individuazione puntuale di quello che può essere stato l’incipit che ha scatenato” l’omicidio, vi è stata “una aggressione di violenza inaudita, contro una donna indifesa, da parte di chi, più di ogni altro avrebbe dovuto offrirle garanzie di cura e protezione”. Secondo i giudici del Riesame, “ciò che imprime decisiva gravità al fatto è l’avere ucciso la propria moglie, madre dei propri figli, deprivati con tale condotta della loro primaria figura genitoriale”.
Ma anche se Michele Buoninconti resta accusato dell’omicidio della moglie,
nei suoi confronti viene esclusa l’aggravante della premeditazione. Lo si ricava dall’ordinanza del Tribunale del Riesame di Torino. Quella di Buoninconti – si legge nelle motivazioni – è stata “un’azione impulsivamente rivolta verso la persona offesa, una reazione improvvisa e violenta piuttosto che un’ideazione criminosa rimasta ferma e irrevocabile da una sua pretesa pregressa insorgenza, di cui non v’è traccia”.