Arenzano (Genova) – Sarà l’autopsia a chiarire con certezza le cause del decesso del subacqueo francese di 35 anni deceduto ieri nelle vicinanze del relitto della petroliera Have, affondata ne 1991.
L’uomo si era immerso in compagnia di altri sub esperti quando ha iniziato a respirare con difficoltà ad una profondità di circa 50 metri.
La compagna di immersione è subito intervenuta in suo soccorso iniziando una risalita di emergenza ma le tempistiche, a quella profondità, non sono ovviamente particolarmente celeri visto il pericolo di una embolia gassosa.
Una volta riemersi i sub sono risaliti sul gommone di appoggio che li ha trasportati alla massima velocità al porto di Arenzano dove si è recata un’ambulanza.
All’arrivo dell’imbarcazione in porto, però, per l’uomo non c’era già più nulla da fare. Ogni tentativo di rianimazione è risultato inutile.
Sul posto anche i carabinieri che hanno raccolto le prime testimonianze in attesa dell’arrivo del magistrato di turno.
Il corpo senza vita del subacqueo è stato messo a disposizione delle autorità e oggi potrebbe essere eseguita l’autopsia per chiarire le cause del decesso.
Intanto si infiammano nuovamente le polemiche sulla pericolosità del relitto della Haven che giace su un fondale di 80 metri e può essere visitata già intorno ai 40-45 metri da sub anche non troppo esperti.
Circostanze che la rendono un’attrazione imperdibile per sub di tutto il Mondo che arrivano ogni anno per visitarne anche solo il castello che si trova alla profondità minima.
Molti sub esperti suggeriscono la limitazione delle immersioni alle persone con una reale esperienza di immersioni profonde.