Arenzano (Genova) – Forse un errore nelle miscele usate nei respiratori all’origine del tragico incidente costato la vita a due subacquei olandesi, morti mentre scendevano sul relitto della petroliera Haven.
E’ quanto emergerebbe dai risultati dell’autopsia compiuta sui corpi dei due sommozzatori che si sono sentiti male e poi sono morti, a pochi metri di profondità, sotto il gommone che li aveva accompagnati sino al punto di immersione.
Circostanze che, però, dovranno essere ancora confermate poichè, sempre secondo l’autopsia, i due sub non sono morti nello stesso modo.
Si attende ora l’esito degli esami tossicologici compiuti su alcuni campioni di tessuto prelevati dai corpi ma anche la testimonianza dell’unico sub che si è salvato, un cittadino tedesco che si era già immerso sulla Haven e che si è sentito male a sua volta riuscendo però a riemergere e a chiedere aiuto.
L’uomo dovrebbe essere ascoltato dagli inquirenti che hanno anche ordinato una perizia tecnica sulle attrezzature usate dai tre: respiratori rebreather che consentono immersioni tecniche usando un circuito che riutilizza l’aria respirata depurandola dell’anidride carbonica emessa e aggiungendo l’ossigeno consumato con la respirazione.
Attrezzature particolari usate da una parte minoritaria di sommozzatori e che richiede grande esperienza ed una preparazione particolare.
Sembra però accertato che tutti e tre i sub fossero esperti e certamente non alle prime armi con quel genere di immersioni.