Milforti polemiche ano – La presenza di centinaia di profughi a Milano arrivati alla ricerca di maggiore fortuna negli ultimi tempi ha scatenato forti polemiche soprattutto dopo che il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha invitato i prefetti a non accogliere più nessuno visto che sono già tanti gli italiani a essere in sofferenza. Ora, però, anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia dice basta: “Non vengano inviati ulteriori profughi a Milano” – è la richiesta lanciata dopo il vertice di ieri in prefettura con il ministro degli Interni, Angelino Alfano e il prefetto Francesco Paolo Tronca.
“Milano ha già fatto la loro parte e continueranno a farla – ha assicurato poi – Ma più di così non possiamo fare. Visto che l’Europa ci ha abbandonato è necessario ridistribuire le presenze nelle diverse Regioni, proporzionalmente agli abitanti e in base alla effettiva capacità di dare una prima e dignitosa accoglienza”. Il messaggio è chiaro, rivolto al governo. Pisapia si riferisce ai migranti inviati dal Viminale, ma non ovviamente ai disperati che arrivano spontaneamente a bordo dei treni e che da una settimana affollano la Stazione Centrale scatenando un’emergenza che, a fatica, è ora sotto controllo. I profughi saranno trasferiti in via Corelli: da oggi sono a disposizione 300 letti in più, fra il Centro d’identificazione ed espulsione (Cie) e il Centro richiedenti asilo politico (Cara), non ancora attivo. “Il Cara sarà consegnato alla Croce Rossa con 200 posti e la stessa cosa sarà fatta con il Cie”, ha annunciato Alfano.
Il piano di urgenza comunque prosegue: la notte scorsa sono stati accolti nei dormitori 1340 rifugiati, l’altra sera 1285, fra eritrei e siriani e qualche libico. Sono bisognosi di tutto e di cure mediche. Oltre alla roulotte-ambulatorio del 118, sarà allestita una clinica mobile di Emergency. In Stazione Centrale sono ancora tanti i volontari che si susseguono per fornire assistenza, ma non sono mancati nemmeno i cittadini che hanno voluto dare il loro contributo portando viveri e beni di prima necessità.