Bruxelles – Dopo 17 ore di trattative drammatiche, il punto di rottura sfiorato in più fasi e la tensione alle stelle, i capi di Stato e di Governo della ‘Zona Euro’ hanno raggiunto una precaria intesa sul caso Grecia. In extremis sono stati scongiurati tre scenari considerati catastrofici: l’uscita della Grecia dall’euro, il tracollo definitivo del Paese ellenico e il fallimento, senza appello, della politica europea. Intesa raggiunta, ma senza vincitori né vinti, si affrettano a commentare gli osservatori. Per la Grecia sarà comunque un accordo intriso di lacrime e sangue.
In cambio di prestiti e ossigeno alle banche, il popolo greco dovrà affrontare nei prossimi mesi e anni una ‘via crucis’ costellata da provvedimenti impopolari, sacrifici durissimi, misure – capestro e spietati controlli periodici su ogni decisione di Governo e Parlamento. E’ come se un Paese allo stremo fosse costretto, in poco tempo, a risorgere dalle macerie di una guerra persa, in un regime a sovranità limitata.
Le condizioni sono pesanti. Procediamo in ordine sparso: misure sull’IVA, stretta sulle pensioni, pieno rispetto del ‘Fiscal Compact’, un piano colossale di privatizzazioni, ricorso ai licenziamenti collettivi e costituzione di un consiglio di bilancio indipendente. In arrivo 82 – 86 miliardi di euro in tre anni, in cambio di un primo pacchetto di riforme economiche da approvarsi in soli tre giorni, entro mercoledì 15 luglio. Inevitabili i contraccolpi sul fronte interno: spaccatura in atto per il Partito Syriza e la maggioranza di governo, che raggruppa sinistra radicale e nazionalisti greci. La crisi politica, insomma, è alle porte.
Intanto, il caso Grecia continua a monopolizzare il web. Su twitter, il social dove la solidarietà al popolo ellenico trova la sua espressione planetaria, la parola chiave è Thisisacoup, “questo è un colpo di stato”.
Fabio Tiraboschi