Genova – Un video di sorveglianza che potrebbe fare la “differenza”, in Tribunale sulla vicenda del pestaggio di un 63enne, al casello autostradale di Bolzaneto, ad opera di un gruppo di nomadi Sinti.
Le immagini, infatti, contraddicono la ricostruzione fatta dall’unico indagato per l’aggressione, un nomade di 35 anni, nato e cresciuto nel campo di via Nostra Signora della Guardia, a Bolzaneto.
L’uomo ha raccontato di aver risposto ad una “provocazione” e di essere stato accecato con uno spray urticante e che, solo dopo essere stato aggredito, ha risposto con le botte.
Nel video, però, non sarebbe impressa questa verità ma una diametralmente opposta, con un’auto che viene tamponata dalle due Audi su cui viaggiava il gruppo di nomadi. Le vetture sembrano voler impedire il passaggio all’auto degli aggrediti, forse dopo una lite per una precedenza non data.
Il gruppo di persone esce dalle auto e aggredisce il ragazzo alla guida e quando il 63enne interviene in sua difesa viene aggredito a sua volta e colpito con selvaggia violenza.
L’uomo è ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale e potrebbe subire danni permanenti per il violento pestaggio.
Le indagini sono ora concentrate a scoprire i nomi degli altri nomadi che hanno partecipato al presunto pestaggio. Identificati i proprietari delle vetture riprese dai video di sorveglianza ma nessuno ha saputo – o voluto – fornire elementi utili alle indagini e, per questo motivo, verranno denunciati per favoreggiamento.
Intanto, a Bolzaneto, la tensione diventa sempre più alta, con richieste di allontanamento del campo nel quale vive una comunità che cerca di integrarsi e che segue un programma educativo e formativo ed una parte minoritaria che, invece, rifiuta ogni integrazione e preferisce seguire le “regole del clan”.
I residenti chiedono a gran voce l’allontanamento di questi ultimi, spesso dediti ai reati, e maggiori risorse e aiuti per favorire chi ha accettato le leggi italiane e intende integrarsi.