Genova – Si ripropone di percorrere le vicende umane e creative l’esposizione dedicata ad Antonio Ligabue che aprirà i battenti domani, sabato 3 marzo, e resterà visitabile fino al 1 luglio.

Una mostra antologica allestita all’interno della Loggia degli Abati di Palazzo Ducale e che si articola in due poli principali proponendo 80 opere, tra dipinti, sculture, disegni ed incisioni realizzate dall’artista per la cura di Sandro Parmiggiani e Sergio Negri.

I due poli principali altro non sono che la caratterizzazione entro cui si sviluppava l’universo creativo di Ligabue e vedono gli animali, sia selvaggi sia domestici, contrapposti all’autoritratto con la riproposizione dell’immagine di se.

E nell’esplorazione di queste due grandi tematiche che si possono individuare i maggiori capolavori dell’artista come, ad esempio, Tigre Reale, dipinta nel 1941 durante il suo ricovero all’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia; o ancora, per citare un’altra opera, Autoritratto con berretto da motociclista, contraddistinto dal dolore che traspare proprio dal quadro.

Non mancano, all’interno del percorso, immagini di paesaggi bucolici o la straordinaria Crocifissione.

Sicuramente, per comprendere l’animo dell’artista ed avvicinarsi ulteriormente alle sue opere, utilissimi sono gli autoritratti dove lo stesso Ligabue si raffigura come in una perenne e costante condizione di angoscia e di desolazione votata solo all’esito finale della morte.

Nei tratti del suo volto appaiono chiari, infatti, la fatica, il dolore ed il male di vivere, espressi sia nella forma sia nel colore.

Proprio in proposito degli autoritratti, Sandro Parmiggiani, curatore della mostra insieme a Sergio Negri, spiega: “Questi autoritratti raccontano di tutta la sofferenza dell’artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza, oramai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, angolo, questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha impresso“.

Diverso è l’approccio agli animali domestici, colti in atmosfere agresti ed inseriti in paesaggi che raccontano della Bassa reggiana, dove Ligabue visse dal 1919 al 1965, anno della sua morte, e della Svizzera, dove nacque nel 1899.

Paesaggi pianeggianti contrapposti a tetti ripidi fanno da scenario agli animali, anatomicamente descritti e spesso colti nel momento in cui stanno per azzannare la preda, andando a conferire alle opere stesse una esasperazione propria della corrente espressionista.

Una vita difficile quella dell’artista, abbandonato a 9 mesi dalla madre che scelse di affidarlo ad un’altra famiglia. Sempre insofferente al mondo che lo circondava, iniziò a dipingere alla fine degli anni Venti venendo tuttavia apprezzato solo da pochi estimatori. Fu nel 1961, con un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, che il suo talento venne universalmente riconosciuto e consacrato tanto da dare origine al famoso “Caso Ligabue”.

Per tutto il periodo della mostra, saranno in programma attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti.

 

 

Orari
da martedì a domenica, ore 10-19
Lunedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti
intero 11 €
ridotto 9 €
scuole 4 €
audioguida compresa

Biglietto congiunto con la mostra su André Kertész: 15 €