Genova – A causare il crollo di ponte Morandi, che ha ucciso 43 persone e lasciato senza casa oltre 200 famiglie, potrebbe essere stata una bobina d’acciaio caduta da un camion che lo stava percorrendo. La tesi non è nuova e già nei giorni immediatamente successivi al disastro la presenza, tra i veicoli precipitati, di un camion carico di nastri di metallo zincato, provenienti da uno stabilimento piemontese, aveva suscitato qualche “sospetto”. Ma ora, a formulare ufficialmente l’ipotesi è un ingegnere ex dipendete di Autostrade e che è stato ascoltato dai magistrati che indagano su disastro.

Secondo il tecnico non sarebbe stata la corrosione dei cavi d’acciaio annegati nel calcestruzzo degli stralli a causare il cedimento della struttura bensì la caduta di una bobina d’acciaio, del peso di quasi 400 quintali, trasportata su un camion.

L’esperto avrebbe anche calcolato che, ad una velocità di 60 km/h (ma il camion poteva procedere anche a velocità superiore) la caduta avrebbe impresso una forza tale sulla struttura del ponte da essere paragonabile “ad una cannonata”.
Nel corso della deposizione l’ingegnere avrebbe anche invitato la Procura a verificare se, sulla bobina ritrovata tra le macerie del ponte, sono presenti “tracce di asfalto” che, a suo parere, dimostrerebbero quanto sostiene.

Accertamenti che certamente verranno eseguiti, nel rispetto della ricerca della verità ma che potrebbero essere difficilmente dimostrabili in sede giudiziaria poichè la caduta del ponte, con il camion e la bobina sopra, potrebbe aver impresso comunque tracce di asfalto sul materiale considerato il volo di diverse decine di metri e il “colpo” su altre parti del ponte stesso.

Di certo la questione dell’accertamento delle cause del cedimento del ponte Morandi sarebbe “centrale” nella vertenza legale e in molte altre questioni legate, ad esempio alla responsabilità o meno di Autostrade in quanto successo.
Abbastanza da richiedere “piedi di piombo” nell’analisi dei reperti e di ogni eventuale prova a supporto di ogni tipo di teoria.