Roma – Il conduttore della trasmissione Porta a Porta, il giornalista Bruno Vespa è stato deferito al Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio per l’intervista a Lucia Panigalli trasmessa alcuni giorni fa e che violerebbe le norme deontologiche che ogni professionista deve rispettare.
La “denuncia” è  partita dallo stesso Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, su richiesta delle Commissioni Pari Opportunità di diversi ordini regionali.
Nell’intervista a Lucia Panigali, vittima di violenza e sopravvissuta a stento da un tentativo di omicidio, Vespa avrebbe usato frasi inopportune e avrebbe mantenuto un comportamento inadeguato per la circostanza.

Subito dopo la messa in onda della puntata, sui Social era scoppiata una violenta protesta contro il giornalista conduttore di un programma tanto importante su una rete nazionale. Associazioni di difesa delle donne maltrattate erano intervenute chiedendo che il giornalista fosse sanzionato per il modo inopportuno con cui aveva rivolto alcune risposte alla donna come “se l’avesse voluta uccidere lo avrebbe fatto”.

Al Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Giornalisti sono arrivate anche alcune lettere inviate dalle commissioni pari opportunita.
Ecco i testi:

Dalla CPO del Consiglio nazionale dell’Ordine

“La commissione Pari Opportunità del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti  deplora contenuti, toni e linguaggio utilizzati nella trasmissione Porta a Porta del 17 settembre 2019, durante la quale il conduttore Bruno Vespa ha reiterato un atteggiamento ambiguo, scorretto e irrispettoso nei confronti di una donna già vittima di violenza.

La commissione chiede una maggiore attenzione alla Rai nella verifica delle trasmissioni dal contenuto particolarmente sensibile come questo, anche alla luce dell’adesione dell’azienda al Manifesto di Venezia per una corretta informazione contro la violenza sulle donne”.

“La commissione per le Pari Opportunità del Consiglio nazionale – continua la nota – ricorda inoltre a quanti chiedono l’intervento dell’Ordine che la competenza delle sanzioni come per tutti gli ordini professionali, in base DPR 137/2012, è passato ai consigli di disciplina, che sono totalmente autonomi rispetto agli Ordini.
Chiunque, non solo l’Ordine dei giornalisti, può segnalare a detti consigli di disciplina casi in cui le carte e i principi deontologici non siano stati rispettati. Per cui Bruno Vespa, in seguito a un regolare esposto di una privata cittadina sarà sottoposto al rituale procedimento disciplinare concluso il quale seguirà il pronunciamento”.

Dalle CPO Fnsi e Usigrai

“Di fronte ai continui episodi di violenza contro le donne la Rai dovrebbe essere promotrice di cambiamento culturale. E invece dobbiamo assistere all’ennesima intervista che mette sotto accusa la vittima.”

«Signora, se avesse voluto ucciderla l’avrebbe fatto». Bruno Vespa lo dice con il sorriso sulle labbra alla donna che gli siede di fronte. La sopravvissuta ad un femminicidio, alle botte e alle coltellate e ora costretta a vivere sotto scorta, visto che il suo aggressore, Mauro Fabbri, è fuori del carcere e vive a pochi chilometri da casa sua.

È soltanto una delle frasi che hanno infarcito la morbosa intervista condotta dal noto “artista” della tv pubblica durante la puntata di martedì 17 settembre, nella quale Lucia Panigalli, questo il nome della donna, invece di poter parlare del motivo della sua presenza nello studio televisivo di Porta a Porta, cioè la richiesta di una proposta di legge, ha dovuto rispondere alle incalzanti e insinuanti domande di Vespa.

Non è nuovo Vespa a questo tipo di interviste, che si trasformano in interrogatori alle donne invece che in occasioni per raccontare e approfondire un fenomeno strutturale come quello della violenza.

E purtroppo non è nemmeno un caso isolato. Distorta, senza rispetto per la vittima ci è parsa anche la puntata de La vita in diretta del 12 settembre. Si parlava del femminicidio di Piacenza e le parole usate hanno mostrato una totale lontananza dai temi posti dal manifesto di Venezia: l’amore associato alla violenza, il racconto del solo punto di vista dell’omicida, fatto passare per “ossessionato”, attraverso una lunghissima intervista alla sua consulente “di parte”, alla vigilia della richiesta, da parte dei difensori, della perizia psichiatrica. Non è una pagina d’informazione degna del Servizio Pubblico.

Ci chiediamo come sia possibile, alla luce del ruolo che la Rai svolge al servizio delle cittadine e dei cittadini, che possa venire tollerata una tale, distorta, tossica rappresentazione della violenza contro le donne.

Diciamo all’Amministratore Delegato Fabrizio Salini e al Consiglio di Amministrazione che quanto abbiamo visto nelle due puntate citate è in palese violazione non soltanto delle norme deontologiche e del Manifesto di Venezia, ma del contratto di servizio”.