ponte Morandi - Foto Fabio AccorràGenova – “La Fotografia deve testimoniare una sofferenza e non attaccarla”. Si apre così la lettere del fotografo genovese Fabio Accorrà scritta in risposta alle dichiarazioni di Oliviero Toscani durante una puntata di “Un giorno da pecora” su Radio Rai.
Il giovane fotografo genovese ha deciso di rispondere al celebre ideatore di tante campagne pubblicitarie choc di Benetton.

“A scrivere non è un fotografo professionista come lei, con anni e anni di successi e campagne pubblicitarie in tutto il mondo. A scrivere è un fotografo autodidatta, che con la passione sfrenata dei viaggi ha acquisito tecniche fotografiche autonomamente e fatto di una passione uno stile di vita che gli ha portato anche qualche bella soddisfazione personale.

Sono nato a un chilometro di distanza dal famigerato Ponte Morandi, ogni mattina a scuola non si faceva a meno di scorgere la sua imponenza dalle finestre, che, con gli occhi del bambino si ampliava notevolmente. Con gli anni, crescendo per tutti noi giovani è diventato un vero e proprio simbolo, tanto da prendere il nome di “Ponte di Brooklyn”.
Ho ascoltato con sgomento la sua esternazione alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” in merito al crollo del Ponte Morandi che ha devastato la mia città nell’estate del 2018.

Mi lasci dire che sono sconcertato che tanta professionalità abbia preso con così tanta leggerezza un tema così delicato e triste della storia italiana. Dire che non interessa a nessuno che caschi un ponte è un’affermazione gravissima a prescindere dal contesto in cui la si dice, perché c’è ancora chi a distanza di 18 mesi sta soffrendo e affermazioni del genere possono solo riaprire ferite e lacerazioni soprattutto tra i parenti delle vittime.

Ritengo che dovrebbe proprio essere un fotografo a testimoniare e sensibilizzare quotidianamente quello che una comunità intera sta vivendo tutt’ora anche a distanza di un anno e mezzo, testimoniando con le immagini una sofferenza e non attaccarla con affermazioni inopportune e fuori luogo. Chieda scusa ai genovesi”.