Le piscine di Albaro

Genova – Le piscine di Albaro chiudono anche per l’attività agonistica.

La notizia è stata diffusa tramite un comunicato in cui Luca Baldini, direttore del centro natatorio genovese, spiega le difficoltà a cui la struttura è andata incontro e i motivi della mancata riapertura.

L’investimento di decine di migliaia di euro per garantire la salute e la sicurezza dei frequentatori con l’adeguamento dell’impianto per il contrasto alla pandemia da Coronavirus, la riduzione degli accessi possibili solo su prenotazione telematica e le norme stringenti che non hanno dato problemi non sono stati garanzia di proseguo delle attività per il centro sportivo.

Le Piscine di Albaro, infatti, sono di nuovo chiuse e non riapriranno nemmeno per l’attività agonistica federale.

A proposito interviene proprio Naldini che spiega: “In questo contesto normativo poco chiaro non possiamo non considerare le responsabilità penali e sociali. Il primo lockdown ci è costato il 40% del fatturato. Malgrado questo, abbiamo riaperto appena è stato possibile, spendendo decine di migliaia di euro, per rispetto della collettività, dei nostri clienti e frequentatori, degli atleti e dei nostri dipendenti e collaboratori. In Italia non esiste un impianto storico delle dimensioni delle Piscine di Albaro, che sia gestito in forma privata senza contributi pubblici. Fino ad oggi, dalla riapertura del 2008, ci siamo riusciti con margini risicati e rischi enormi. Abbiamo fornito un servizio di eccellenza alla città e dato lavoro a tante persone che fanno parte di una grande famiglia che non possiamo permetterci di abbandonare”.

Il primo lockdown aveva avuto effetti devastanti. Piscine di Albaro paga canoni di locazione ad un soggetto privato, effettua costanti manutenzioni ordinarie e straordinarie ad un impianto di proprietà del Comune per mantenerlo in servizio ad alti livelli. “Facciamo tutto questo con le nostre forze – prosegue Baldini – senza ricevere alcun contributo pubblico o sovvenzione. Ospitiamo volentieri e a prezzi agevolati, e non solo per rispetto della convenzione in essere, le società sportive di nuoto, pallanuoto, tuffi e nuoto sincronizzato, nel rispetto di un piano economico-finanziario che oggi, purtroppo, non ci consente di proseguire in questo modo. Auspichiamo che le istituzioni si convincano che lo sport, anche quello agonistico, debba essere sostenuto economicamente dal pubblico affinché la sua funzione sociale e sanitaria possa essere sfruttata da tutti, in sicurezza, in continuità e impedendo che fare sport diventi una ‘cosa da ricchi’”.