Monumento funebre Fieschi

Genova – Uno degli esempi più belli di arte gotica mai realizzato nel capoluogo ligure torna, restaurato e con un nuovo allestimento, nel Museo Diocesano. Un viaggio nell’universo dell’arte trecentesca e della storia di Genova.

Il mausoleo del Cardinale Luca Fieschi, realizzato tra il quarto e il quinto decennio del Trecento, fu il primo monumento funerario privato ad essere eretto all’interno della Cattedrale genovese di San Lorenzo, privilegio concesso in virtù del lignaggio del personaggio e indice di un’affermazione chiara di possesso e di una tendenza che la
casata riaffermò ripetutamente sino al XVI secolo.
La Tomba Fieschi era un complesso monumentale solenne e imponente, di fatto ugualmente importante sia dal punto di vista storico che da quello artistico. Creata per ospitare degnamente le spoglie del Cardinale rappresenta uno degli esempi più antichi e notevoli di gotico italiano in cui struttura architettonica e decorazione plastica si compenetrano e si completano a meraviglia, all’interno di un’elaborata costruzione che vede il proprio fulcro nella figura del defunto, distesa e accompagnata da “Pleurants”.

È stata oggetto di numerosi studi critici, dai contributi del passato a quelli più recenti e
importanti, volti ad indagarne la complessa scansione cronologico-esecutiva e a definirne la
paternità realizzativa. I resti del sepolcro vedono la figura del defunto, squadrata con solido
senso plastico, giacente entro una camera funeraria le cui cortine del baldacchino sono
sorrette e aperte nella parte inferiore da due angeli. Al tangibile senso del modellato, e a
una sicura capacità ritrattistica che animano la statua del Cardinale Fieschi, si
contrappongono nel registro inferiore le scene dell’Apparizione di Cristo agli Apostoli e la
Verifica della Stimmate, inserite nello spazio ristretto offerto dalla partizione architettonica e che ben si distinguono per la vivacità espressiva dei gesti. Nella statuaria e nel corredo
scultoreo sono da individuarsi due artefici principali, entrambi di cultura pisana: Lupo di
Francesco e, con tutta probabilità, quale scultore primario del complesso, Bonaiuto da
Michele (“Maestro della Tomba Fieschi”) operanti fianco a fianco, entro una logica di
suddivisione del lavoro che si evince fra la parte centrale del paliotto con la “Verifica delle
piaghe” e il giacente rispetto alla fronte del sarcofago con le lastre laterali oltre che
nell’ulteriore distinta realizzazione di una statua, un reggicortina e due leoni ciascuno a
costituire uno splendido corredo scultoreo a due mani.

La Storia 

Travagliata la storia della Tomba Fieschi ed impressionante la mole di lavoro, cui
corrisponde l’eccezionalità della resa plastica monumentale. Innanzitutto, bisogna
sottolineare come le spoglie di Luca Fieschi fossero custodite dapprima ad Avignone: il suo
corpo venne imbalsamato ed esposto nella chiesa dei Frati Minori prima della requie nella
chiesa della Vergine Maria. Quando venne traslato a Genova, tuttavia, il monumento
funerario e la cappella non erano ancora pronti. La prima interruzione dei lavori
documentata risale al lasso temporale 1341/42 (gli esecutori testamentari erano scontenti
della direzione lavori e avevano già sostituito due volte i propri procuratori genovesi: nel
1341, Emanuele Fieschi e i chierici Antonio da Biella, Matteo da Monza e Lamberto da San
Miniato; nel 1342, Tedisio Abate di San Siro di Genova, Maestro Venturino da Bergamo,
Canonico della Cattedrale, e Filippo Oltremarino).

Tra il 1336 e il 1341 per le sculture erano stati chiamati due maestri pisani di chiara fama,
poi la ripresa dei lavori con un’altra bottega per completare le parti mancanti tra cui la
Madonna col Bambino.

La dimensione e la preziosità dell’opera già si intuiscono dallo stanziamento per l’acquisto
e il trasporto del marmo, 5 volte più alto della Tomba di Margherita di Brabante (consorte
dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, che nel 1313 l’aveva proclamata Santa, facendo
riconoscere in un sinodo provinciale le straordinarie virtù di carità e i miracoli post mortem
presso il suo sepolcro) e 2,85 volte in più di quello dell’Imperatore suo sposo. Nel
Settecento, come riportato da diversi storici dell’arte, il Federici già lo indicava quale la
“gran machina tutta marmorea di Colonne, d’Arche e di Statue in gran numero”. Diverse
sono le ipotesi principali formulate dagli studiosi sulla collocazione originaria della Tomba
Fieschi in Cattedrale di Genova e sui diversi rimaneggiamenti occorsi nel tempo, seguendo
le alterne fortune della casata. Tra gli studiosi di arte trecentesca che hanno, nei decenni,
esaminato il monumento spicca il Prof. Clario Di Fabio, coordinatore del Corso di Laurea
Magistrale in Storia dell’Arte e Valorizzazione del Patrimonio artistico, membro della Giunta
di Presidenza della Scuola di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Genova,
nonché uno dei più importanti studiosi del medioevo genovese.

“La Tomba Fieschi si trovava nella zona presbiteriale, dietro l’Altare Maggiore e in faccia
all’antico Altare del Battista, ma per capirne meglio la rilevanza occorre fare una premessa
– spiega il Prof. Clario Di Fabio – A partire dal Duecento quell’area simboleggiava lo spazio
pubblico per eccellenza non solo perché la Cattedrale era del Comune, ma proprio per la
presenza dell’Altare del Battista, patrono della città, quindi con tutta la sua intrinseca spinta
devozionale, ma anche con l’interesse civico precipuo che ne derivava. La gara ‘a stare
vicino al Battista’, per essere più chiari, era significativa e gli unici che riuscirono a vincerla
furono i Fieschi, titolari di grande influenza in città, all’epoca sotto tutti gli aspetti, e anche
nell’ambito della Cattedrale, poiché controllavano il Capitolo e ne avevano in mano la
gestione. Nella prima metà del Duecento Papa Innocenzo IV, della casata Fieschi, donava
proprio sullo spazio dell’Altare del Battista 36 lampade d’argento per illuminarlo
sfarzosamente. In seguito, quando venne eletto Papa, seppur per soli 40 giorni, suo nipote
Ottobono, cioè Adriano V (che aveva già fatto realizzare l’altare di S. Adriano in quello
spazio), lasciava nelle volontà testamentarie il desiderio di essere sepolto a Genova
davanti all’Altare del Battista. Il Comune di Genova, che doveva dargli l’autorizzazione, non
rispose mai. Ebbene, quello che non ottenne Papa Adriano V riuscì al nipote Luca Fieschi
riaffermando in quella parte del presbiterio l’imprinting totalizzante della famiglia. È il
culmine di un disegno egemonico e familiare, politico-ideologico e personale, che
coinvolgeva tanto la Cattedrale e le sue venerate reliquie – dal Sacro Catino alle Ceneri del
Battista – quanto la stessa presenza della sua potente casata in città”. Le cose cambiarono
nei primi decenni del Cinquecento quando la famiglia Fieschi era in bassa fortuna per
molteplici vicende politiche che culminarono nella cacciata dalla città a seguito del colpo di
stato fallito di Gianluigi Fieschi. Inoltre, nel 1529 saltò in aria una fabbrica di polveri da
sparo che si trovava nelle cantine del Palazzo Arcivescovile provocando terribili danni al
presbiterio della Cattedrale.

A seguito della vicenda e dei necessari restauri strutturali si decise di cambiare locazione ai
molti monumenti eretti in precedenza, prevalentemente della famiglia Fieschi databili tra
Tre e Quattrocento o, ancora, quello sepolcrale del doge Leonardo Montaldo. “La Tomba
Luca Fieschi venne spostata – rileva il Prof. Clario Di Fabio- nel muro della facciata interna
del transetto destro, poi a metà del Seicento la si ridusse ancora rimontandola
selettivamente sopra la nuova Porta del Soccorso”. Le peregrinazioni non finirono qui, molti
pezzi vennero ricollocati dappertutto in Cattedrale, nei cortili e fin sopra le volte delle navate minori per essere ritrovati con lo spirito di valorizzarli solo alla fine dell’Ottocento. “Furono anni di restauri in San Lorenzo – prosegue lo studioso – si smontarono le parti sulla Porta del Soccorso e vennero ricollocate nella Cappella De Marini dove restarono, per diverso tempo, semplicemente appoggiate al muro”. Si parlò quindi di una ricomposizione
dell’originaria armonia del Monumento Fieschi negli anni Venti del Novecento grazie a
Orlando Grosso e al progetto del Museo di Scultura e Architettura ligure. Il ruolo
fondamentale nella conservazione passò dunque al Museo di S. Agostino, ma tra gli ultimi
tentativi di evocazione si ricorda anche quello del Museo Diocesano sotto la direzione di
Giulio Sommariva, oggi conservatore del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.
“Si tratta di un vero e proprio work in progress – continua il Prof. Clario Di Fabio – l’aspetto
più importante è quello di avere, in parte, riordinato la situazione. Allo stato attuale abbiamo individuato le componenti che possono davvero essere ricostituite perché hanno una loro collocazione stabilita, precisa, nel contesto tombale, in riferimento agli omologhi della prima metà del Trecento tra Italia e Francia. Fra i raggiungimenti più significativi è l’aver ricomposto una delle parti più rilevanti, dall’andamento curvilineo, che reca al centro
un’Annunciazione e figure di Santi ai lati. In generale ci saranno novità importanti ed
evidenti poiché si darà una disposizione ragionevolmente certa per le parti scultoree
principali, mentre le altre verranno collocate in modo da evocare una situazione precedente
in una sistemazione di impatto, emozionante”.

L’Allestimento
La tomba constava di più parti: una “sepultura” (monumento funerario vero e proprio con
statue e rilievi) e una cappella (struttura architettonica, sempre con rilievi e statue al cui
interno era previsto probabilmente anche un altare). L’inizio dei lavori è identificabile tra il
1336 e il 1341 per la statua del cardinale giacente, dotato di grande forza espressiva, per la “Verifica delle piaghe di Cristo’” ovvero l’‘Incredulità di San Tommaso’, ad altorilievo sul
sarcofago, a cui si aggiungono i quattro leoni stilofori, le colonnette tortili, i capitelli, due
iscrizioni, due angeli reggicortina, due statue di Santi, probabilmente quattro virtù cardinali.
Databile invece alla ripresa dei lavori, a partire dal 1343, una delicata Madonna col
Bambino. L’idea della valorizzazione del monumento Fieschi e la volontà di realizzarne un
adeguato allestimento museografico vengono chiaramente espresse dall’architetto
Giovanni Tortelli, tra gli attori principali del progetto, che a Genova si è occupato già nel
1992 del restauro della Loggia dei Mercanti per le celebrazioni colombiane e poi, sempre in
città, delle importanti mostre del 2004 (L’Età di Rubens, La Sacra Selva, L’Invenzione dei
Rolli e il Mandilion) e quella di Luca Cambiaso. “Il progetto parte dalla considerazione
dell’esistenza di moltissimi frammenti, che comprendono oltre a quelli figurati, più
conosciuti, cioè il giacente, gli angeli reggicortina, la cassa funebre e i leoni stilofori – spiega Giovanni Tortelli – quelli architettonici e decorativi, meno noti ma non meno importanti, ritrovati ammassati nei depositi, fino a raggiungere il considerevole numero di 124 pezzi.

La sfida è iniziata dallo studio e dalla valutazione attenta delle diverse parti per stabilire
sequenze e gerarchie compositive, e poter finalmente ricollocare i frammenti architettonici
in stretta relazione con i frammenti scultorei figurati. Naturalmente non si riuscirà a
ricostruire integralmente il monumento, anche perché secondo gli studi del prof. Di Fabio la
Tomba Fieschi ha avuto più vite, tra spostamenti o adattamenti in Cattedrale, e quindi la
concezione originaria del progetto degli artisti pisani è stata modificata molto nel tempo. Ma si riuscirà ad evocare la sua maestosità e la sua complessità e a far cogliere al visitatore la singolarità di questa straordinaria opera attraverso l’esposizione degli elementi più
significativi. Dal punto di vista operativo bisognerà innanzitutto intervenire minimamente
sulla struttura architettonica perché gli spazi non sono così capienti da poter ospitare una
macchina tanto imponente, quindi parte di un solaio moderno sarà smontato in modo da
ricavare una grande sala a doppia altezza. Questo intervento consentirà di vedere molto da
vicino anche i più minuti dettagli del monumento sia dalla sala inferiore sia da una altezza
intermedia, al piano superiore, grazie ad un ballatoio di affaccio. Le fonti luminose saranno
utilizzate in modo da esaltare, attraverso una luce di radenza, la lavorazione, i raffinati
particolari, i lacerti di doratura o di decorazione pittorica.
A completare l’esposizione, alcuni apparati didattici, realizzati con tecnologia aggiornata,
daranno conto degli approfondimenti degli studi sull’opera e sugli autori di questo
importante monumento, senza tralasciare la figura chiave di Luca Fieschi, uno dei più
rilevanti protagonisti del suo tempo sia sotto il profilo religioso che politico”.

“Rinasce un capolavoro. Il monumento Fieschi al Museo Diocesano” è un progetto di riscoperta dell’arte trecentesca e di valorizzazione della casata Fieschi come protagonista nella storia della città, promosso dall’Arcidiocesi di Genova e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, redatto nella sua veste finale da Paola Martini (Direzione del Museo Diocesano) con l’architetto Giovanni Tortelli (Studio Tortelli Frassoni) per la progettazione e l’allestimento museografico. Si avvale del supporto scientifico di Clario Di Fabio, uno tra i più importanti studiosi del medioevo genovese e in particolare del Monumento Fieschi e di un comitato consultivo delle più autorevoli istituzioni culturali della città (Lauro Magnani per l’Università degli Studi di Genova, Padre Mauro De Gioia e Grazia Di Natale per l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi, Manuela Salvitti, Franco Boggero, Massimo Bartoletti e Carla Arcolao per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Piero Boccardo e Raffaella Besta per i Musei Civici). Il progetto interesserà la realizzazione di un nuovo spazio al Museo Diocesano di Genova. Gli approfondimenti scientifici, i restauri e i lavori
di allestimento si protrarranno sino alla tarda primavera 2021 con la presentazione del Monumento del Cardinale Luca Fieschi negli antichi spazi del chiostro dei canonici, nel cuore medievale della città, a cui saranno dedicati appositi percorsi, visite guidate e supporti multimediali. È maggior sostenitore la Fondazione Compagnia di San Paolo; sponsor Coop Liguria. Per la conferenza di presentazione mascherine filtranti gentilmente concesse da Daphné Sanremo.

“La ricerca sul Monumento Fieschi presenta carattere di eccezionalità – spiega la direttrice del Museo Diocesano Paola Martini – e lo stesso lavoro di indagine, partito da Genova è arrivato geograficamente sino a Boston travalicando i confini nazionali e analizzando molteplici fronti, non solo quello istituzionale. Renderemo noti via via i risultati di quest’avventura, in cui i vari frammenti compongono un avvincente complesso tutto da scoprire o meglio riscoprire, partendo dal lavoro di indagine degli studiosi che vi si sono avvicendati negli anni per recuperare la veridicità e la volontà narrativa di imponente complesso scultoreo, ancora oggi capace di parlare a pubblici diversi, dai turisti alle famiglie sino agli esperti di settore. Un monumento funebre paradigmatico che attesta già, per dimensioni e per pregio artistico, la grandezza del nome Fieschi e l’importanza della città
di Genova in quegli anni.
Ci siamo trovati di fronte ad un grande puzzle, una sorta di mosaico tridimensionale composto da frammenti di diversa consistenza, rovinati dall’incuria e dalla fretta con cui si è proceduto a smontare il Monumento quando la casata Fieschi aveva perso pregnanza politica; alcuni di questi frammenti presentano ancora tracce di policromia e pigmenti sui bordi delle vesti, altri mostrano residui di doratura sulle ali degli angeli. Avvalendoci dei mezzi tecnici odierni e del lavoro di una squadra appassionata e impegnata da diversi mesi in questo studio, restituiamo alla città uno dei suoi simboli, consci degli inevitabili limiti di un impegno di tali dimensioni su un numero ricco ma pur circoscritto di elementi, con l’obiettivo di fornire agli studiosi delle prossime generazioni e al largo pubblico la possibilità di confrontarsi con un’epoca e con una delle pagine fondamentali della nostra storia”.

Luca Fieschi 
(Genova 1270 circa / Avignone 1336), nipote di Adriano V, pronipote di
Innocenzo IV, figlio di Nicolò Fieschi, era predestinato dalla nascita alla carriera
ecclesiastica. Apparteneva alla casata guelfa dei conti di Lavagna, prestigiosa famiglia
genovese. Ordinato cardinale non ancora trentenne da Bonifacio VIII con il titolo di S. Maria
in Via Lata è uno dei simboli di Genova nella sua epoca, per devozione e dedizione, per il
ruolo di benefattore ma anche di politico e diplomatico esercitato in Europa nei suoi 36 anni
di cardinalato, per l’acclarato amore verso la storia, i libri e i codici raffinati che collezionava
e soprattutto le opere d’arte. Solo per citare gli episodi più noti che lo riguardarono si ricordi
il suo intervento in difesa del Pontefice nella vicenda dello “Schiaffo di Anagni” o l’incarico
di accompagnare, insieme ad eminenti membri della Curia papale Enrico VII (“l’alto Arrigo”
citato da Dante) a Roma per essere incoronato imperatore (nella basilica di S. Giovanni in
Laterano il 29 giugno 1312 ad opera proprio di Luca Fieschi, Nicolò da Prato e il legato
Arnaldo Guasconi) secondo quanto disposto già nel 1311 da Papa Clemente V oppure
ancora il ruolo decisivo nel favorire la presa del potere dei guelfi a Genova nel 1313. Tra le
missioni ufficiali si segnala la partenza con una legazione nel 1317 per l’Inghilterra allo
scopo di raggiungere la pace tra il re d’Inghilterra Edoardo II e il re di Scozia Roberto
Bruce, che tuttavia verrà perfezionata solo 5 anni più tardi. Tra il 1318 e il 1336 Luca
Fieschi si stabilì principalmente ad Avignone, ma nel 1326 divenne Arciprete della Basilica
di S. Maria Maggiore a Roma. La sua influenza e la ricchezza della casata è evidente, basti
rammentare il celebre episodio del 1327, quando lo stesso Cardinal Fieschi prestò al
Comune di Genova 9500 lire genovesi (l’equivalente di 7600 fiorini), tanto da ottenere in
pegno il Sacro Catino, la reliquia per eccellenza, punta di diamante del Tesoro della
Cattedrale di San Lorenzo. L’ultimo incarico di cui si hanno diverse, concordanti e
comprovate fonti fu quello del 1331 quando, insieme a Jean Raimond De Comminges e
Jacques Fournier, il futuro Papa Benedetto XII, gli venne affidato il compito di stilare e
verificare il rapporto preliminare sulla vita e i miracoli di S. Ivo per la canonizzazione. Il
legame con Genova non venne mai meno, tanto da dettare nelle sue volontà, ancora
lucido, la richiesta di sepoltura nella Cattedrale di San Lorenzo della sua città, dove era
stato Canonico. Nell’anniversario della sua morte i Canonici avrebbero dovuto officiare la
messa diurna e quella notturna, le cantate e nutrire 12 poveri ogni anno. Esecutori
testamentari sulle prime i Cardinali Jacopo Stefaneschi, Pietro Ispano e Napoleone Orsini
insieme a Manuele e Antonio Fieschi, notai papali e nipoti del defunto.

(Informazioni e aggiornamenti online al sito www.museodiocesanogenova.it).