Brignole alberi tagliatiGenova – “Quanti sono gli alberi Genova? 30.000 , più 6000 nei viali, forse , 50.000 e forse il doppio . Quanti sono gli alberi tagliati?”. A domandarselo è Andrea Agostini, anima del circolo Nuova Ecologia di Legambiente e da decenni in prima linea per la difesa del verde cittadino. La risposta sembra essere che “Non si sa”.

“Sembra incredibile ma è così – scrive Agostini sulla sua pagina Facebook – il comune di Genova non sa quanti alberi ha, non ne conosce la tipologia, non sa quanti alberi sono stati tagliati, dove e di quali essenza, nell’archivio di Aster e del comune di Genova non c’è proprio nulla”.

“Ricordo che gli alberi e comunque il verde sono una ricchezza – prosegue Agostini – sono un capitale economico non indifferente per ogni territorio, fanno risparmiare un sacco di soldi in medicine assorbendo il gas del traffico, difendono gli anziani e bambini dai colpi di calore, accrescono il valore delle residenze e dei quartieri dove sono piantati, hanno un valore molto significativo e molto attrattivo in quanto riqualificazione importante del territorio è del paesaggio, un paesaggio verde e molto attrattivo più di un paesaggio di cemento, sono risorse, sono e sono molto importanti per ogni città, ma incomprensibilmente il comune di Genova non mette a bilancio”.

Secondo Agostini: “l’archivio del comune di Genova non sa quanti alberi ci sono, che tipologia di alberi ci sono sia nel pubblico che nel privato e questo valore economico molto rilevante che potrebbe essere inserito a bilancio con grandi ricadute dal punto di vista finanziario per la comunità rappresentando un capitale economico importantissimo non appare nei documenti contabili. Nulla di tutto ciò è stato fatto , né apparentemente si ha intenzione di fare”.

“Gli alberi a Genova che sono un capitale molto rilevante non vengono sistematicamente curati – denuncia Agostini sulla sua pagina Facebook – ognuno di noi può vedere come gli alberi seccano sotto il sole senza che nessuno gli dia mai un goccio d’acqua, non c’è nessuna programmazione per il verde della città , una programmazione trasparente in cui le persone possono sapere quello che avverrà e quello che non avverrà e perché avverrà o non accadrà. Succede che una persona un giorno può uscire di casa e trovarsi sotto casa degli operai che gli stanno tagliando l’albero davanti al portone, è successo mille volte. In realtà un po’ potrebbe anche porre delle domande e di fronte alle domande riuscirebbe ad avere delle risposte e le risposte sarebbero inevitabilmente e costantemente: l’albero è malato, bisogna abbatterlo, c’è il rischio che caschi”.

“Ora io solo malfidato – ironizza Agostini – ma prima che un albero muoia o che sia in condizioni di essere solo abbattuto vorrei vedere qualcuno che cerca di curarli questi alberi malati , il comune non sa manco quanti alberi c’ha, non sa neanche che tipo di alberi a figuriamoci se sa quanti alberi malati ha e quanto costa curarli e mette a bilancio una cifra”.

“Abbiamo chiesto invano a tutti l’anagrafe degli alberi – prosegue ancora Agostini – la qualità degli alberi, le problematiche degli alberi e a tutto questo c’è sempre stato risposto che non c’è nulla in comune, non c’è un anagrafe , non c’è uno studio e ovviamente non c’è nessuna programmazione di nessun tipo”.

La lettera denuncia di Agostini prosegue:

“Molto probabilmente sindaco di Genova non lo sapeva quando in campagna elettorale ha promesso che avrebbe piantato 10000 alberi per rendere Genova meravigliosa, non sapeva neanche che a Genova aree verdi pubbliche o comunque aree dove possono essere piantati degli alberi non ce ne sono, piccoli i triangolini residuali, angoli, rotonde e cose simili. La città di Genova a differenza di altre città italiane ed europee è urbanizzata per solo il 25% del suo territorio il 75% è verde e come tutti sanno stiamo parlando de Monte Fasce, più una serie piuttosto lunga e complicata di precipizi, gole , aree franose , scarpate scarpate.
Quindi , si ,a Genova il 75% del territorio è verde, ma di quel 75% del territorio una parte assolutamente minima può essere fruita dai cittadini e a proprio rischio e pericolo”.

“Nell’area urbanizzata invece non ci sono spazi, gli alberi non si possono piantare, se non levando l’asfalto, come stanno facendo con un finanziamento non del comune , ma della fondazione Sanpaolo a Voltri un gruppo di giovani professionisti. Stanno piantando alberi e li stanno piantando sul cemento , su asfalto, ovviamente facendo i buchi necessari e piantando li bene come deve essere fatto. Altra cosa che spesso si dice è che gli alberi tagliati verranno ripiantati e questo avviene solo se la gente si dà da fare per farlo. Solo una frazione degli alberi che sono stati tagliati.

Faccio un esempio: in Piazza Verdi sono stati tagliati 25 alberi, nella piazza si possono vedere i buchi e ne sono stati piantati 8 , l’idea è quella che verranno di piantati in autunno, stagione più adatta per piantare alberi, ma noi sappiamo che questo non sempre avviene, anzi molto spesso non avviene per nulla.

Il saldo arboreo della città di Genova è in netto passivo secondo Agostini:  “i ceppi di alberi vecchi e nuovi sono presenti in tutta la città come gli alberi secchi sopra Principe, alle mura delle cappuccine, alberi a cui è stata fornita tubo per l’acqua come va fatto, ma purtroppo c’è il sospetto che dentro quei tubi l’acqua non c’è mai andata e quindi gli alberi sono morti secchi ci sono foto e testimonianze a bizzeffe”.

Secondo Agostini, inoltre, a Genova verrebbe violato sistematicamente il regolamento comunale del Verde e non verrebbe controllato l’operato dei privati.
La regola stabilisce infatti che se si taglia un albero di prima classe alto 30 m deve essere piantato un albero della stessa classe e possibilmente della stessa tipologia.

“Io ho trovato vicino a casa l’oleandro piantato al posto di un platano in un viale di platani . Il responsabile della botanica avrà spiegazioni da dare, ma l’evidenza è quella, al posto di alberi alti ombrosi, che ripuliscono l’aria, che garantiscono l’ombreggiatura nei quartieri, ci ritroviamo quando va bene con ciliegie, peri e meli da fiore ,alberelli più o meno cespugli minimamente corrispondenti alle direttive del regolamento comunale e della inascoltata consulta del verde”.

“In Corso Italia – prosegue Agostini – l’ultimo progetto che è stato presentato pensa di sostituire le panchine e gli arbusti abbastanza alti verdi che fanno da protezione per chi si siede rispetto al traffico verranno e sostituite con altre panchine nuove da pagare , ma soprattutto con fiori o comunque arbusti o comunque erbette in vaso. Si toglie una aiuola e si mette l’erbetta in vaso. Ovviamente l’acqua per quella erbetta è un optional, come è un optional per tutto verde della città di Genova”.

Agostini ricorda ance che, in Italia, c’è una legge recuperata da una legge europea e fatta propria dal governo italiano che dice espressamente che la qualità dell’aria in una città dove vengono previsti degli interventi non può essere diminuita ,cioè se io costruisco qualche cosa , di qualunque genere, abbatto anche degli alberi dovrei misurare la qualità dell’aria prima del taglio durante il taglio e dopo il taglio e garantire che dopo il taglio non trent’anni dopo la qualità dell’aria è almeno la stessa della partenza ovviamente questa legge italiana vigente è mirabilmente bypassata chi dovrebbe fare i controlli e non li fa e da chi dovrebbe intervenire e non interviene, i costi sono tutti a carico della cittadinanza in termini economici e in termini di qualità della vita e anche di salute”.

Non solo brutte notizie, però. Anche i Cittadini possono fare qualcosa.

“Noi ambientalisti l’abbiamo fatto – spiega Agostini – abbiamo messo insieme un po’ di gente, un po’ di associazioni e abbiamo piantato un bosco di 1300 alberi in un area pubblica con l’autorizzazione del Municipio e del Comune, piantando le essenze che ci sono state espressamente indicate, piantando alle distanze che ci sono state espressamente indicate e portando l’acqua a queste piante che abbiamo piantato perché non brucino d’estate ancora prima di mettere le radici. Costo per il pubblico? Niente. Tutto fatto dalle associazioni ambientaliste ed da gruppi di cittadini volontari che si sono autotassati e che hanno piantato e continuano a piantare queste piantine”-

Viene anche fornita l’acqua per sopravvivere. Tutte le domeniche i volontari, a turno, vanno in quel bosco e versano l d’acqua perché quelle piantine possano resistere al calore estivo.

“Sono già resistite all’anno scorso – spiega Agostini – contiamo che resistano anche quest’anno e continuiamo ad andare avanti siamo a 1300 ci impegniamo a continuare ad incrementare il bosco” .

“Come l’abbiamo fatto noi lo potrebbe fare benissimo il comune – dichiara Agostini – dovrebbe fare una programmazione partecipata, dovrebbe chiedere cittadini se hanno intenzione di piantare e curarsi del verde, indicare delle aree, magari anche aree asfaltate attualmente, ma non per rimetterci container, per metterci alberi, sarebbe una cosa rivoluzionaria che purtroppo in un mondo supermercati e di containers è difficile che questa amministrazione proponga”.

“Ci sarebbe da piangere per questo stato di cose – conclude Agostini – purtroppo l’albero non c’è, quelli che ci sono stanno lentamente morendo, fra qualche decennio avremo una città dove alberi non ce ne saranno più ho quasi, i 230 alberi tagliati perché pericolosi o abbattuti dalla tempesta nel 2017 nei parchi di Nervi non sono mai stati ripiantati e questo vale anche per altrettante situazioni simili o più piccole esistenti nelle decine di ville storiche di pubblica proprietà oppure per quanto riguarda ile sponde franose di tutti i nostri torrenti che avrebbero bisogno di fortissime in politiche di consolidamento e di rimboschimento ,che nessuno pensa di fare, facendo dei grandi scolmatori che fanno guadagnare un sacco di soldi a quelli che li fanno , ma che non fermano certo le decine di frane che in città ci sono e continuano a esserci e a minacciare la vita delle persone.
Inteso che noi non ci diamo per vinti continueremo a batterci per una città bella vivibile verde dove la gente abbia voglia di venire e dov’è la priorità si adatta alla qualità della vita degli abitanti e non al business dei privati locali o internazionali”.