ponte morandi tramontoGenova – Torna nel vivo il processo per il tragico crollo del Ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone e danni incalcolabili all’intera città.
E’ attesa per oggi, infatti, a palazzo di Giustizia, la decisione della corte di Appello sulla richiesta di ricusazione presentata dai difensori di alcuni degli imputati nel processo per il crollo del Ponte Morandi, nei confronti del giudice per l’udienza preliminare Paola Faggioni.
Una richiesta presentata per poter valutare la eventualità che il giudice, essendosi pronunciata su un altro “caso” riguardante lo scandalo delle barriere fono assorbenti risultate pericolose e sulla loro sostituzione.

Secondo gli avvocati di alcuni degli imputati, infatti, il giudice deve essere sostituito perché “non imparziale”.
Una strategia processuale che i familiari delle 43 vittime del ponte Morandi si augurano non sia dettata più dalla ricerca della dilatazione dei tempi processuali più che alla ricerca della Giustizia.

L’udienza è fissata per questa mattina alle 9,30 a Palazzo di Giustizia e la pronuncia della corte di Appello potrebbe arrivare in realtà piuttosto in fretta.

I familiari delle vittime, per voce di Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime ponte Morandi auspicano che “sia una decisione definitiva che faccia partire il processo senza ulteriori stop”.
Il timore è che il processo si allunghi al punto da far cadere in prescrizione molti dei reati per i quali sono stati rinviati a giudizio i 59 indagati e le due aziende coinvolte nelle indagini: Autostrade per l’Italia e Spea che si occupava delle verifiche e delle manutenzioni della rete autostradale.

Il processo vero e proprio dovrebbe ripartire il prossimo 8 novembre con l’esame, in sede di udienza preliminare, delle oltre 500 parti civili che hanno chiesto di costituirsi in giudizio per poter partecipare al processo e poter richiedere gli indennizzi e risarcimenti che pensano di meritare.
Un esame che potrebbe prolungarsi a dismisura e che potrebbe – sempre nei timori dei familiari delle vittime, rappresentare un ulteriore elemento di allungamento del processo.