GiustiziaGenova – Il Governo rilancia il progetto dell’Ufficio del Processo per accelerare processi e snellire la Giustizia ma il sindacato di Base (USB) del Pubblico Impiego critica duramente quello che definisce “fumo negli occhi”.

“Tra i soliti rulli di tamburi e suoni di tromba sta per decollare l’ennesima riforma
della Giustizia – scrive l’Usb su una nota – spacciata per panacea, e sulla quale si gioca la credibilità del paese. In sostanza prende il via il famigerato Ufficio del Processo, venduto come una novità, peccato che sia datato 1998 e dato in pasto ai media come soluzione agli atavici ritardi dei tempi della Giustizia”.

“In realtà fumo negli occhi – prosegue la nota – non ci credono neanche coloro che hanno lavorato restaurando un antico progetto tanto caro ad una parte della magistratura.
Ma bisognava fare in fretta per avere i fondi europei e quindi quale occasione migliore per riciclare l’Ufficio del Processo, vero e proprio specchietto per le allodole?”.

“Si sa – prosegue la nota – non ci si può improvvisare manager o guardare lontano quando occorre coltivare il proprio orticello. E la USB P.I. – Giustizia è costretta a denunciare ancora una volta l’inadeguatezza di tutti coloro che gestiscono il Ministero e di un progetto che da subito getta le basi per il suo fallimento.
Perché è difficile convincere, chi da oltre trent’anni vive “di pane e giustizia”, che per
aumentare la produttività basterà dare avvio a questo Ufficio del Processo.
Tutti sanno che i veri problemi della giustizia italiana sono legati alla atavica carenza
di personale amministrativo.
A partire dal Consiglio Superiore della Magistratura, dal Primo Presidente della Corte di Cassazione, passando via via per i Procuratori Generali, i Capi delle Procure, i Presidenti dei Tribunali, i Consigli degli Ordini, ad ogni livello questa carenza di personale è stata denunciata.
Una litania anno dopo anno che non ha sortito effetto alcuno sulla politica.
E ora diamo avvio a un progetto che lontanissimo da una soluzione strutturale che
vada a potenziare una funzione fondamentale dello Stato come è la giustizia e anzi, in
nome dell’emergenza, si percorre la strada della precarizzazione della Pubblica
Amministrazione.
Per non parlare del fatto che, in quasi un anno di tempo, per dare avvio a questo
millantato miracolo, si è fatto poco o niente: si è prodotta solo tanta carta (sia pure
virtuale), ma nulla di concreto.
Manca tutto: dagli spazi, alle sedie, senza parlare dell’Organizzazione negli uffici.
Mancano i PC e per ovviare ad una sicura figuraccia hanno pensato bene di razziare i
dispositivi mobili ancora da fornire e forniti in dotazione ai dipendenti di ruolo, per
assegnarli agli addetti all’ufficio del processo, così precludendo al personale in
servizio, anche se fragile, la fruizione del lavoro agile.
Inoltre, l’ amministrazione per l’acquisto dei dispositivi da assegnare ai nuovi assunti
avrebbe dovuto usare i fondi del PNRR invece li sottrae al bilancio ordinario, salvo
poi dire che non ci sono i soldi per le mascherine FFP2.
Cosa ne sarà di quei fondi? Dove finiranno?
Manca anche la definizione puntuale delle mansioni attribuite a questo personale e
ogni forma di tutela legata alla contrattazione sindacale per la determinazione di tali
contenuti, negata attraverso una circolare di dubbia legittimità.
Il decreto legge n. 80/2021 convertito con modificazione dalla legge 113/2021,
infatti, assegna agli addetti all’ufficio del processo mansioni esclusive di supporto al
giudice in attività di ricerca, di studio e via dicendo. In sostanza poco o quasi niente
hanno da spartire con gli amministrativi.
Ma con i soliti colpi di coda l’Amministrazione, a suon di circolari, vorrebbe superare
la legge assegnando compiti di cancelleria non previsti dal PNRR, evidentemente
consci di aver preso una cantonata, perché il vero problema non è sfornare sentenze,
il vero problema è dare esecuzione alle sentenze, prerogativa esclusiva del personale
amministrativo.
In una amministrazione che vanta l’appellativo di “giustizia”, stucchevole è l’uso
strumentale che si vuole fare di questo personale assunto con un contratto a termine
con retribuzione minima e a cui viene richiesta estrema flessibilità di orario e di
mansioni: l’ennesima forma di schiavismo vestita da opportunità.
Che la mentalità privatistica infetti la gestione della res pubblica è inaccettabile.
Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego – Giustizia
Ma l’occhio vigile dell’Europa, che ha dato “in prestito” i fondi del Recovery Fund
vuole i numeri: e noi siamo sicuri fin da ora che verremo bombardati da roboanti
statistiche a testimonianza dell’alta produttività raggiunta e delle tante sentenze
emesse …e se mai ai provvedimenti emessi non dovesse essere data esecuzione abbiamo già pronto l’agnello sacrificale: il personale amministrativo vecchio, impreparato insomma buono a nulla e fannullone, mangia pane a tradimento.
Questa è la dura realtà: i soliti proclami cui siamo abituati da anni, l’ennesima toppa
mascherata da soluzione. A distanza di oltre 30 anni dalla prima riforma della giustizia, seguita da tante altre che si sono susseguite a ritmo vertiginoso e in maniera molto spesso schizofrenica, diciamo basta a questo lento ma inesorabile dissolvimento della giustizia.
Non è questa la giustizia che vogliamo e che serve ai cittadini del Paese.
Per la USB P.I. – Giustizia, tutto questo si chiama millantare”.