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La Spezia – Continua a crescere la tensione all’interno delle carceri della Liguria dove il sovraffollamento di detenuti e il numero esiguo di agenti di polizia penitenziaria sono una miscela “esplosiva”.
Negli ultimi giorni il Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria denuncia l’aggressione di un detenuto ai danni degli agenti che lo volevano sottoporre ad un controllo nella cella.
L’uomo ha reagito rompendo un tavolo e colpendo gli agenti con una delle gambe.
In un altro caso è stato scoperto un detenuto che pubblicava foto e commenti sui socuale con un telefono cellulare che non poteva avere trovandosi recluso in carcere.
A La Spezia gli agenti hanno anche sorpreso un detenuto impegnato in una conversazione telefonica nella sua cella e sono intervenuti per sequestrare il telefono.
Sempre il Sappe denuncia anche che il 19 giugno un detenuto di nazonalità albanese solo perché non si è vista accolta la richiesta di poter essere trasferito in altro istituto, ha letteralmente distrutto sia la cella che le telecamere del reparto, producendo ingenti danni economici.
Una situazione “esplosiva” che il Sappe denuncia da tempo e non solo per il carcere di La Spezia.

“In 4 mesi – denuncia il Sappe – si è registrato il decesso di un detenuto, 2 tentati suicidi, 21 atti di autolesionismo, 4 aggressioni tra detenuti, 3 poliziotti aggrediti, 6 celle demolite”.

Secondo il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria occorre aumentare il numero degli agenti in servizio per aumentare i controlli e la sicurezza ma sarebbe anche necessario aumentare il numero dei detenuti “espulsi” verso i Paesi di origine in forza dei trattati sottoscritti con molti dei paesi di provenienza dei detenut.
Nel 2021 – secondo la denuncia del Sappe – le espulsioni sarebbero state solo 456 mentre il numero dei detenuti di origine straniera sarebbe arrivato a 17mila.

“Questo – spiega il Sappe – oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza”.