guarda finanza savonaSavona – I Finanzieri del Comando Provinciale di Savona hanno concluso un’attività di polizia economico-finanziaria nei confronti di una consulente del lavoro di Savona, che si è indebitamente appropriata di fondi ricevuti da una società cliente, destinati al versamento delle ritenute fiscali del personale dipendente di quest’ultima.
Le indagini dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Savona sono state avviate, su delega dell’Autorità Giudiziaria, in seguito alla denuncia sporta dalla legale rappresentante dell’impresa danneggiata, che si è vista notificare avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per rilevanti importi, a causa di esposizioni debitorie verso l’Erario.
L’esame degli estratti conto bancari e degli altri documenti acquisiti nel corso delle investigazioni di polizia giudiziaria, hanno consentito da un lato di quantificare l’ammontare complessivo dell’indebita appropriazione di fondi da parte della consulente del lavoro e, dall’altro, di dimostrare la messa in atto di successive condotte di autoriciclaggio, consistite nell’aver impiegato una parte delle somme distratte, provento del reato, nell’acquisto
di opere d’arte mediante accrediti su conti correnti di società di diritto estero.
Concluse le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Savona, nel corso delle quali è stato ricostruito l’aspetto penale dell’intera vicenda ed analizzati i relativi flussi finanziari illeciti ad essa collegati, la persona sottoposta ad indagini, una 74enne savonese, è stata rinviata a giudizio dall’Autorità Giudiziaria.
Successivamente, le Fiamme Gialle hanno avviato un mirato intervento fiscale al fine di recuperare a tassazione i proventi derivanti dall’illecita attività, non già sottoposti a sequestro o confisca penale, secondo quanto disposto  dall’art. 14, comma 4, Legge. n. 537/1993.
Si è inteso così dare concreta attuazione ad una norma tributaria che sin dai primi anni 90’ prevede la tassazione anche dei proventi derivanti da attività illecite, in ossequio al principio di capacità contributiva sancito dalla Costituzione.
L’attività si è conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle Entrate, per il recupero a tassazione, di circa 450 mila euro di ricavi non dichiarati dalla consulente del lavoro nel periodo 2016-2019, nonché con la constatazione di ulteriori elementi negativo di reddito non deducibili derivanti da costi non inerenti e non documentati.