sigaretteGenova – La Guardia di Finanza ha scoperto e bloccato una associazione criminale che importava grandi quantitativi di sigarette di contrabbando dalla Tunisia per poi immetterla sul mercato italiano e francese. Sei le persone finite in manette.
La Procura Europea (EPPO) ha condotto una vasta operazione di contrasto al contrabbando di sigarette, che ha consentito di disarticolare un’organizzazione criminale attiva nel traffico di tabacchi lavorati esteri ed operante in Italia e in Francia.
La Guardia di Finanza italiana (Comando Provinciale di Genova), su ordine del Procuratore Europeo Delegato di Torino, sta oggi eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Genova nei confronti di cinque soggetti di origine nordafricana, membri dell’organizzazione. Per un ulteriore componente del gruppo criminale, destinatario di un Mandato di Arresto Europeo, è in corso l’arresto in Francia da parte della Brigata Nazionale Francese per la Ricerca dei Fuggitivi (BNRF).
Gli arrestati sono accusati di aver formato un’associazione per delinquere allo scopo di importare dalla Tunisia in Italia ingenti quantitativi di sigarette in contrabbando da collocare sul mercato nero italiano e francese.
Le indagini sviluppate dalla Guardia di Finanza di Genova, sotto l’iniziale coordinamento della Procura della Repubblica di Genova e successivamente della Procura Europea, hanno dimostrato come gli arrestati agissero secondo un collaudato sistema:
un’impresa tunisina gestita dal gruppo criminale spediva in Italia container di generi alimentari tipici del Paese nordafricano, simulando operazioni commerciali con imprese italiane, talvolta compiacenti, in quanto controllate dagli stessi membri dell’organizzazione, talvolta all’oscuro dell’esistenza dell’operazione.
All’interno dei generi alimentari spediti, veniva occultato un carico di sigarette di peso variabile tra i 500 ed i 700 Kilogrammi.
Una volta che il carico giungeva in Italia, altri membri dell’organizzazione si occupavano delle perazioni di sdoganamento, che venivano effettuate anche sulla base di documentazione
doganale e commerciale falsa, traendo così in inganno gli spedizionieri incaricati delle pratiche doganali ed i funzionari delle Dogane;

portate a termine le operazioni doganali, la merce veniva stoccata presso un magazzino nel nord
Italia, dove altri membri dell’organizzazione criminale provvedevano a prelevare il carico di
sigarette occultato all’interno dei generi alimentari. Alcuni carichi, giunti in porti italiani, venivano inviati via terra in Costa Azzurra, contando sull’appoggio di un sodale residente a Nizza in grado di gestire il ritiro e lo stoccaggio della merce;
quindi il gruppo criminale procedeva alla distribuzione del tabacco sul mercato nero italiano e francese.
In alcuni casi l’organizzazione spediva in Italia anche sigarette contraffatte.
È quanto riscontrato in occasione di un sequestro operato nel mese di agosto 2020 nel porto di Genova, quando furono rinvenuti, all’interno di un carico di chamia e di harissa, Kg 798 di sigarette di
cui Kg 422 contraffatte.
Un ulteriore sequestro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza nel porto di Livorno nel mese di
ottobre 2020. In quella occasione vennero individuati Kg 603 di sigarette nascoste tra diverse scatole
di dolciumi tipici della Tunisia.
Le indagini – che si sono avvalse anche della collaborazione dell’ufficio EPPO in Francia e
dell’Agenzia per le Dogane di Nizza – hanno inoltre consentito di ricondurre alla stessa organizzazione
un carico di tabacco sequestrato dalla Guardia di Finanza nel 2019 in provincia di Verona. In quel
caso i Finanzieri italiani trovarono Kg 450 di sigarette all’interno di alcuni bancali di bibite utilizzate
come carico di copertura.
Il danno economico al bilancio nazionale e al bilancio dell’UE è valutato in circa 450 mila euro, ma si
stima che i numerosi traffici illeciti di tabacco perpetrati nel tempo dall’organizzazione criminale
abbiano causato danni più ingenti agli interessi finanziari dell’UE.
La Procura Europea precisa che le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del
principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini e che la responsabilità
degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.