acciaierie cornigliano, ex ilva assembleaGenova – Anomalie nelle misure di sicurezza, il deragliamento di un carro carico di rotoli di metallo e “confusione” nelle comunicazioni con aziende appaltatrici. Le denuncia la RSU delle Acciaierie d’Italia in una lettera inviata alla Prefettura, alla Asl.
Oggi, in concomitanza con le altre città italiane interessate dalla vertenza di Acciaierie d’Italia, le rappresentanze sindacali dei metalmeccanici di CGIL CISL e UIL hanno incontrato il prefetto di Genova Renato Franceschelli per ribadire le preoccupazioni che hanno portato a proclamare lo sciopero per venerdì 20 ottobre e alla manifestazione a Roma.
I delegati Fiom di Genova hanno ribadito come “permanga l’assenza di investimenti sul sito di Genova: servono investimenti per le manutenzioni e per garantire la sicurezza dei lavoratori che operano nello stabilimento”.

“Serve – spiegano ancora alla Fiom Cgil – affrontare con tutti gli strumenti contenuti nell’accordo del 6 settembre 2018 la garanzia occupazionale e di reddito dei lavoratori Ilva in as.
Abbiamo inoltre ribadito come la siderurgia resti per noi centrale a Cornigliano ma sia ora necessario che si diano segnali chiari che rilancino il gruppo.
Il passaggio di oggi va visto come un momento di avvicinamento allo sciopero di venerdì prossimo in cui i lavoratori genovesi sfileranno per le vie di Roma dicendo chiaramente che la siderurgia va salvata ora, prima che sia troppo tardi”.

“Vogliamo la verità. Nessuno può negare l’importanza della siderurgia in questo Paese – dichiara Antonio Apa, coordinatore regionale della Uilm UIL – ma chiediamo anche la massima trasparenza negli accordi che verranno firmati per tutelare l’occupazione e la produzione: non accetteremo che si giochi su 20mila posti di lavoro e sul futuro della siderurgia italiana” conclude.

Il prefetto di Genova ha accolto la richiesta sindacale di trasmettere al governo il documento e di sottolineare la delicatezza della gestione economica di Acciaierie d’Italia a Genova e in tutto il Paese

Ecco il testo della missiva che sembra evidenziare problematiche anche molto serie e che potrebbero avere conseguenze sulla sicurezza degli impianti e dei lavoratori:

“Ci risulta che il giorno 14/10 si è verificato un altro deraglio di carri carichi di rotoli crudi destinati all’alimentazione del “decatreno”, avvenuto sempre nella stessa identica zona in cui era avvenuto alcuni giorni prima (il giorno 12/10), cioè all’ingresso del capannone lato Savona. Le motivazioni appaiono sempre le medesime. L’usura delle ruote dei carri. Ciò che appare evidente è la mancanza di ricambi già denunciata in precedenza e la carenza di manutentori sottoposti a cassa integrazione. Ad una più attenta analisi emergono altre anomalie nella gestione di questa vicenda.

Per prima cosa questo ultimo deraglio del 14/10 è stato ripristinato senza l’utilizzo della squadra dei “binaristi”, cioè il personale addetto a tali attività. Personale che tra l’altro era in reperibilità, quindi “a disposizione” dell’azienda. Segnaliamo quindi il rischio che siano stati utilizzati lavoratori non addestrati alle procedure corrette. Oltre a far venire meno il senso nell’utilizzo dell’istituto contrattuale in essere della “reperibilità” per tali lavoratori.
Secondo, i due spostamenti dei carri che hanno causato i deragli in questione, contravvenendo alla procedura definita dall’analisi di sicurezza AS LAF 05 C 001 del 9/23, sono avvenuti in orario compreso fra le ore 7:00 e le ore 18:00, orario in cui il transito delle trenate è inibito per evitare i gravi rischi di interferenza con il flusso dei camion “PARATORI”.
Inoltre ci risulta che non tutto il personale “entrata DET” e i relativi gruisti, siano stati informati dell’attuale analisi di sicurezza (AS LAF 05 C 001 del 9/23). Ci risulta anche che la procedura sia stata disattesa da parte di alcuni autisti di “PARATORI”, mettendo in dubbio l’efficacia dell’informazione fra Acciaierie d’Italia e i preposti della cooperativa. In alcuni casi i camion sono entrati di “muso” ovvero con la motrice anziché in retromarcia, e altre volte hanno superando l’orario prefissato nella procedura (i limiti decisi per evitare pericolose interferenze nel capannone fra camion e treni). Non ci risulta nemmeno che in tali orari sia avvenuta l’apposizione della bandiera prevista sul binario stesso per indicarne l’interdizione.
Questa gestione improvvisata sommata alla convulsa situazione che stiamo vivendo in stabilimento, determinata da una cronica carenza di ricambi e manutenzioni (ricordiamo che i manutentori sono tra i più colpiti dalla cassa integrazione), temiamo possa determinare un aumento dei rischi per tutti i lavoratori presenti in stabilimento, e che questo descritto ne sia un fulgido esempio”.