consiglio regionale della Liguria
Una manovra di rientro da 63 milioni di euro e un “ridimensionamento” di Alisa, l’agenzia creata per gestire la Sanità ligure. La decisione è stata presentata oggi dalla Giunta regionale nella riunione del Consiglio regionale ma non senza le dure prese di posizione della minoranza.
“Oggi siamo qui per mettere 63 milioni di euro nella sanità ligure per coprire i costi di servizi che già sono stati erogati, non perché siano stati o saranno tagliati servizi – ha spiegato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – questo non è accaduto e non accadrà. Non lasceremo buchi di bilancio nei prossimi anni, come invece abbiamo trovato al nostro arrivo: terremo, come abbiamo fatto finora, i conti in ordine. Nel momento in cui si parla di mettere fondi sulla sanità non vuol dire che stiamo tagliando risorse, ma che al contrario stiamo immettendo risorse, perché è stato speso di più di quanto avevamo preventivato nel bilancio approvato a dicembre 2023. La sanità ligure ha speso 63 milioni di euro in più di prestazioni che hanno prodotto risultati concreti, visto che sono aumentate le prestazioni”.

“Questa variazione di bilancio prevede, oltre al ripiano, un ulteriore stanziamento di oltre 10 milioni di euro per investimenti delle aziende sanitarie liguri e non ha alcun impatto negativo sui livelli essenziali di assistenza – aggiunge il presidente – : dall’analisi del Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Comitato LEA), cui è affidato il compito di verificare l’erogazione dei Lea in condizioni di appropriatezza e di efficienza nell’utilizzo delle risorse, emerge per la Liguria una fotografia positiva, con i valori del 2022 relativi all’area distrettuale e all’area ospedaliera in significativa crescita rispetto al 2021 così come dai primi dati del 2023 emerge, per quanto riguarda esclusivamente le strutture pubbliche, una crescita sia delle prestazioni relative alla specialistica ambulatoriale e diagnostica sia dell’attività ospedaliera, con un aumento di oltre 2mila ricoveri”.

La copertura dei circa 63 milioni è così composta: 8,5 milioni di euro da incassi per arretrati tra cui IRAP (3,6 milioni) e addizionale regionale IRPEF (4,3 milioni); 35 milioni di euro da fondi discrezionali regionali già destinati alla sanità; 1,4 milioni di euro da economie su cofinanziamento di Programmi comunitari del periodo 2014 – 2020; 10 milioni di euro da cofinanziamento di Programmi comunitari del periodo 2021–2027 attualmente non impegnati e oggetto di riprogrammazione; 5,9 milioni di euro da economie su oneri del debito a seguito della mancata contrazione di mutui. Per la quota restante si è reso necessario procedere a adeguamenti di programmi di spesa mediante variazioni compensative sull’esercizio 2024 finalizzate ad incrementare gli stanziamenti della Missione 13 “Tutela della salute”.

A fronte della stima di aumento del Fondo Sanitario Nazionale, inoltre, si prevede per il 2024 un aumento dell’attività di specialistica ambulatoriale e di diagnostica per ulteriori 2 milioni di prestazioni (da 26,4 milioni dell’anno 2023 a oltre 28 milioni di euro) e per l’ospedaliera si stima un aumento di oltre 14mila ricoveri.

“Si tratta quindi di ampliare i servizi ai cittadini – prosegue il presidente Toti – nella logica di traguardare un sistema sempre più performante. Come regione più anziana d’Italia e d’Europa, siamo chiamati al difficile compito di garantire le crescenti esigenze dei nostri cittadini attuando contemporaneamente azioni per rendere la Liguria ‘appetibile’ per i nostri giovani. In questo senso – conclude – stiamo lavorando, da un lato aumentando le possibilità di cura da un lato e, dall’altro, investendo sulle politiche giovanili e sullo sviluppo economico. Intendiamo continuare così”.

“Non c’è nessun taglio nella sanità ligure e parlandone in questo modo si fa facile demagogia”, aggiunge l’assessore alla Sanità, in replica alle parole usate da alcuni consiglieri di opposizione a margine della discussione in Consiglio regionale.

“C’è un dato incontrovertibile: in Liguria i Lea-Livelli Essenziali di Assistenza erano e sono garantiti e lo sono grazie al Fondo Sanitario Nazionale il quale è soggetto a controlli da parte del tavolo di monitoraggio del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia e delle Finanze. – continua l’assessore alla Sanità – Nella sua autonomia Regione Liguria ha deciso di impiegare 35 milioni di fondi propri per finanziare ulteriormente il sistema sanitario regionale. Quindi i 35 milioni di cui si parla non sono determinanti al fine della tutela dei LEA. L’attività del 2023 ha trovato copertura con i fondi 2024 senza intaccare i LEA”.

“E’ innegabile quindi che la Sanità stia vivendo un momento di difficoltà non solo a livello ligure, ma anche a livello nazionale ed è altrettanto vero che su questa condizione pesa ancora l’eredità lasciata dal Covid – conclude l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola – Ma è altrettanto innegabile lo sforzo di Regione Liguria per migliorare il sistema. E anche questa manovra correttiva si muove in questo senso. Non vanno poi dimenticati gli investimenti straordinari compiuti per abbattere le liste d’attesa che oggi consentono ai liguri di potere eseguire la gran parte degli esami diagnostici nei tempi soprattutto per chi ha prescrizione entro i 10 giorni”.

Contrario il Partito Democratico che è intervenuto con il consigliere Luca Garibaldi.
“Anche la maggioranza di centrodestra riconosce la debolezza di Alisa e accoglie la richiesta di portare l’Ordine del giorno che ne chiede la chiusura in discussione in Commissione Sanità. Il modello di gestione della Sanità di Toti ormai é indifendibile e ci sono dubbi anche in maggioranza. La chiusura di Alisa, di fronte a questo disastro, non è più un tabù neppure per la maggioranza. Riteniamo che sia giunto il momento di non commettere più gli stessi errori, ma si deve cambiare tutto al più presto”, così il capogruppo del PD in Regione Luca Garibaldi alla fine della discussione sulla variazione di bilancio per colmare il disavanzo di 63 milioni della sanità e sulla disponibilità della maggioranza di aprire la discussione in Commissione sanità sul superamento di Alisa, come proposto dall’ordine del giorno presentato da tutti i gruppi di opposizione.

Di diverso avviso il consigliere regionale della Lista Sansa Roberto Centi.
“La manovra straordinaria di oggi – ha dichiarato Centi – toglie 63 milioni di euro dal bilancio corrente per ripianare i buchi nella Sanità creati in 9 anni dalle giunte Toti. Una manovra che aumenta ancora di più gli squilibri territoriali tra le diverse Asl, visto che il debito da ripianare è concentrato quasi tutto su Genova e che verrà coperto da tutta Liguria, per oltre la metà, 35,5 milioni di euro, dal taglio al fondo sanitario per la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza, e poi da tagli anche alla Formazione professionale (2 milioni), allo Studio (990 mila euro), all’Agricoltura (4 milioni di euro) e alle Piccole imprese (500 mila euro)”.
“La giunta Toti promuove a gran voce i modelli del ‘Gaslini diffuso’ e del ‘San Martino diffuso’, ma in realtà, oltre ai casi delle indiscutibili eccellenze mediche, di diffusi ci sono sopratutto i loro debiti: più di 38 milioni di euro il San Martino, e oltre 2 milioni il Gaslini – evidenzia Centi -. Nella assegnazione dei budget la Regione dovrebbe tener conto degli ambiti territoriali, per evitare di aumentare quelli squilibri che, insieme ai tagli e al ricorso ai privati, stanno già distruggendo la sanità pubblica ligure e in particolare quella di alcune Asl laterali”.
Il consigliere regionale punta il dito anche contro i costi di alcuni “carrozzoni”, che a fronte di un ingente esborso di risorse economiche, non hanno portato fattivi risultati. “In questo quadro sono convinto che la prima azione da fare sia chiudere Alisa, una struttura che pesa per 420 milioni di euro l’anno e che non ha fino a qui rispettato gli obiettivi di reale pianificazione e di gestione della sanità ligure – sottolinea Centi -. Ci sono poi altre spese ‘fuori controllo’: 25 milioni di euro spesi dalle Asl e da Alisa per consulenze ‘non sanitarie’, oppure i 10 milioni di euro usati nel 2024 per pagare i medici a gettone. Un caso quest’ultimo che nella sola Asl 1 nel 2023 è costato quasi 8 milioni di euro su 10 totali della Regione”.
“Le voci extrasanitarie colpite dai tagli del centrodestra dimostrano ancora una volta le priorità che questa la giunta Toti ha nella gestione della Regione: nessun taglio alle spese del suo assessorato, nessun taglio ai milioni di euro spesi in comunicazione, nessun taglio al turismo e ad altri settori considerati ‘strategici’. Viceversa si è proceduto senza troppi problemi a tagliare i fondi per i LEA, per il diritto allo studio, per la formazione professionale, per l’agricoltura e per le piccole imprese – conclude Roberto Centi -. Noi, e tutte le forze di opposizione, siamo convinti che si debba partire dalla chiusura di Alisa, della struttura di missione, della cabina di regia, dalla riduzione del 50% delle consulenze e degli studi e dal taglio degli acquisti di carattere sanitario da parte di Liguria Digitale. Tutte queste richieste le abbiamo concentrate anche in un ordine del giorno comune”.

Perplessità anche da parte del consigliere regionale Pippo Rossetti (Gruppo Misto – Azione)
“In Consiglio Regionale è stato discusso il disavanzo sanità 2023. Rispetto al 2022 il disavanzo è cresciuto: la cosa più preoccupante è che la Giunta prende soldi da altri fondi, ad esempio riduce la capacità di spesa dei fondi europei togliendo la propria quota, e non dà nessuna risposta su quali siano le manovre in sanità per consentire il mantenimento delle prestazioni spendendo di meno. Serve un processo di riorganizzazione che riguarda Alisa – che costa 29 milioni e non mette neanche un cerotto – e tutti gli strumenti di governance che costano 20-30 milioni di euro, soldi che vengono meno alle prestazioni sanitarie. Non ci sono manovre per selezionare meglio le mission degli ospedali, non ci sono manovre per sviluppare la sanità territoriale. Faremo ospedali e case di comunità ma non sappiamo come li gestiremo e soprattutto come si riorganizzano i servizi territoriali. Non è solo il disavanzo che pesa e riduce prestazioni pubbliche e private ma è anche la mancanza di visione, di una progettualità della Giunta Toti che ci preoccupa molto”.

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