Il Cairo – Giulio Regeni torturato ed ucciso dai servizi “deviati” delle autorità militari egiziane. E’ il sospetto rilanciato dal giornale Il Manifesto per il quale il giovane studente friulano scriveva, sotto pseudonimo, dal Cairo.
A suggerire la pista d’indagine, al momento non suffragata da elementi oggettivi, è lo stesso giornale che oggi ha ripubblicato un articolo del giovane torturato ed ucciso ed il cui corpo senza vita è stato ritrovato in un fosso lungo una strada di periferia del Cairo.
Il giornale ricorda che Giulio Regeni aveva scritto alcune corrispondenze dall’Egitto chiedendo che il suo nome non venisse rivelato e che gli articoli uscissero con uno pseudonimo sempre diverso.
Una cautela che suggerirebbe una grande paura di essere identificato e che supporterebbe l’ipotesi che il giovane italiano non sia caduto vittima del terrorismo o di una qualche malavita organizzata locale ma forse di qualcuno che poteva avere interesse a tappargli la bocca per sempre, magari non prima di aver carpito informazioni preziose.
Secondo il Manifesto non sarebbe un caso la data di scomparsa di Regeni, quel 25 gennaio che segna il quinto anniversario della rivolta contro Mubarak di piazza Tahrir del gennaio 2011 e in un momento di grande mobilitazione giovanile, sociale e politica contro l’attuale regime militare accusato di aver preso il potere con un vero e proprio golpe.
In un Paese ancora sull’orlo della crisi e dove avverrebbero retate di polizia con centinaia di arresti preventivi, qualche esponente di “servizi deviati” potrebbe aver deciso di tappare la bocca al giovane che raccontava il Medio Oriente da un punto di vista scomodo.
Una chiave di lettura dell’omicidio di Giulio Regeni che varrebbe la pena di approfondire.
Anche il quotidiano Il Giornale supporta la tesi della violenza “di Stato” dietro a morte dello studente italiano.
Secondo l’articolo pubblicato dal quotidiano milanese, Regeni potrebbe essere stato torturato affinchè rivelasse i nomi delle persone con cui era entrato in contatto durante la sua lunga permanenza in Egitto e addirittura per fargli consegnare il cellulare con i numero di esponenti dell’opposizione all’attuale governo militare.
Il giovane potrebbe essere finito in qualcosa più grande di lui e che lo ha ucciso.