Roma – All’apertura del Family Day in corso oggi pomeriggio in Piazza San Giovanni a Roma, il portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli!” Massimo Gandolfini ha annunciato: “Siamo un milione”. Poi ha spiegato: “Con questo evento chiediamo che si tuteli e si rispetti la famiglia fondata sul matrimonio e si ribadisca il ruolo centrale dei genitori. Rigettiamo con forza il tentativo di infiltrare nelle scuole progetti educativi che mirano alla destrutturazione dell’identità sessuale dei bambini. Sono teorie senza basi scientifiche”.
La manifestazione del Family Day contro il ddl Cirinnà, a difesa della famiglia tradizionale, e contro la diffusione del gender nelle scuole, nasce all’interno del mondo cattolico. Ma l’organizzazione è stata, almeno all’inizio, più un passaparola sui social network che una vera e propria mobilitazione istituzionale. Non si tratterebbe dunque del Family Day che aveva visto nel passato la Chiesa schierarsi compatta.
Tutto nasce dall’idea di alcune personalità che si battono contro la diffusione della teoria del gender nelle scuole e contro il disegno di legge Cirinnà che equipara il matrimonio costituzionale, così come lo conosciamo oggi, ad altre forme di unioni, comprese quelle tra persone dello stesso sesso. “Difendiamo i nostri figli”, è lo slogan della manifestazione di domani che vede tra i promotori Simone Pillon, Gianfranco Amato, Giusy D&primeAmico, Toni Brandi, Filippo Savarese, Costanza Miriano, Mario Adinolfi, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Paolo Maria Floris, Alfredo Mantovano, Nicola Di Matteo. Portavoce del comitato è il neurochirurgo Massimo Gandolfini. Mentre la diocesi del Papa è scesa in campo con una lettera agli insegnanti di religione: “Il Vicariato di Roma non è tra i promotori ufficiali dell’iniziativa, ma la appoggia” ed esorta a “partecipare a questa mobilitazione, quantomeno per esprimere che i temi sensibili dell’educazione non possono essere imposti dall’alto”.
Grandioso, semplicemente grandioso