Genova – E’ stata inaugurata giovedì 5 aprile la mostra dal titolo “Pammatone: dagli Hospitalia all’Ospedale”, un percorso alla scoperta del quartiere genovese di Portoria, gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e che oggi ruota attorno al Palazzo Giustizia ma che storicamente viene ricordato nella memoria collettiva per l’ospedale Pammatone, simbolo per diversi secoli, dell’assistenza sanitaria cittadina.

La mostra, allestita all’interno del Museo dei Beni Culturali Cappuccini, rimarrà visitabile fino al primo di luglio e vuole far conoscere i protagonisti di Genova, come santa Caterina Fieschi Adorno, Bartolomeo Bosco, Ettore Vernazza, solo per citarne alcuni, raccontandone il grande valore civico e la carità cristiana a favore dei bisognosi.

L’ospedale di Pammatone, fondato grazie alla generosità del giureconsulto Bartolomeo Bosco nel 1422, a partire dal 1471 assorbì quasi tutte le strutture che fornivano fino a quel momento cura e assistenza alla popolazione, come la Comenda di Prè.

Quasi nello stesso periodo, per opera del notaio Ettore Vernazza, su impulso di santa Caterina Fieschi, nasce nel 1499 il Ridotto degli Incurabili.

 

Due ospedali vicini, riuniti dalla volontà di aiutare ed assistere il prossimo, ma che avevano nel regolamento una netta differenza: quella di rivolgere le proprie cure a persone diverse.

L’ospedale degli Incurabili dava ospitalità a tutti coloro che erano definiti non curabili e che per regolamento non venivano accettati al Pammatone. L’istituto nasce proprio per sopperire alla grande epidemia che affligge la città in questo periodo: il morbo gallico, definita appunto malattia non curabile.

Le storie della Genova di quegli anni sono ben rappresentate nelle opere del pittore fiammingo Cornelio De Wael nel ciclo di Sette Opere di Misericordia, esposte proprio nel percorso museale.

L’artista ritrae nobili, cittadini e ordini religiosi al servizio dei bisognosi, inseriti spesso in architetture che ricordano le corsie del Pammatone.

Manoscritti e documenti permettono di comprendere ulteriormente l’evoluzione scientifica e sociale che ha caratterizzato Genova negli anni. I testamenti dei grandi benefattori come Bosco e Vernazza, mostrano come la carità portata dalla fede abbia portato al compimento di una delle più importanti opere di assistenza sanitaria cittadina.

Anche nei secoli successivi, su loro impulso, si assiste a tanti episodi di munificenza da parte di altri cittadini che destinano i loro averi per i vari ampliamenti dell’ospedale.

All’interno del percorso espositivo sono presenti anche alcuni strumenti chirurgici del XVIII-XIX secolo: seghe da amputazione, coltelli, cauteri, sonde, dilatatori e forcipi provenienti dalle sale operatorie dell’ospedale.

Correlate alla mostra, si svolgeranno delle conferenze che toccheranno diversi campi, da quello storico, artistico a quello scientifico e sociale.

La prima si svolgerà giovedì 12 aprile alle ore 18.00. Relatore sarà Salvatore Salidu, già responsabile dell’Archivio Storico dell’Ospedale Galliera che parlerà proprio dell’ospedale in un incontro intitolato “130 anni dell’Ospedale Galliera. Gli eventi e la vita quotidiana”.

La partecipazione all’incontro è ad ingresso libero con offerta gradita.