casco refrigerante Genova – Un casco refrigerante per limitare la caduta dei capelli nei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia.
Lo ha donato l’associazione dei volontari ospedalieri AVO all’ospedale Galliera.
La perdita dei capelli è un effetto collaterale molto comune della chemioterapia. L’alopecia non ha ripercussioni mediche, ma ha un forte impatto psicologico, specialmente per le donne.

Da oggi, grazie ad un presidio specifico (una calotta refrigerante) donata dall’Avo (associazione volontari ospedalieri) alla struttura di Oncologia Medica diretta dal prof. De Censi, sarà possibile prevenire e rallentare la caduta dei capelli e di conseguenza donare autostima soprattutto alle donne sottoposte alla chemioterapia.

«In questo lungo periodo di più di un anno – spiega Chiara Simeoni presidente AVO Genova – in cui a causa della pandemia non abbiamo potuto svolgere il nostro servizio, noi volontari AVO ci siamo sentiti molto tristi ma non rassegnati. Grazie al 5×1.000 di cui usufruiamo e che dedichiamo interamente ai sofferenti abbiamo pensato di fare delle donazioni agli ospedali ed alle RSA in cui siamo presenti. E’ un modo per far sentire ugualmente la nostra vicinanza ai nostri protetti e testimoniare che pensiamo a loro con tanto affetto aspettando di ritornare. Per l’ospedale Galliera presso il quale facciamo servizio dal lontano 1983 abbiamo scelto di donare l’apparecchio anti alopecia per le pazienti oncologiche cui siamo molto vicini. E’ con gioia che abbiamo potuto attuare questo progetto cui tenevamo molto».

La tecnologia Paxman Scalp Cooling di Praesidia è stata installata presso il Day Hospital Oncologico dell’Ospedale Galliera e va ad aggiungersi agli 80 già presenti sul territorio nazionale.

Se si raffredda il cuoio capelluto, portandolo a una temperatura ipotermica, i vasi sanguigni si restringono, i farmaci non raggiungono la radice dei capelli, si bloccano alcuni processi biochimici e i capelli soffrono meno i danni collaterali dei farmaci.

«L’apparecchio – spiegano i produttori – sfrutta il mantenimento della bassa temperatura a contatto con il cuoio capelluto del paziente quando sottoposto a terapia, andando a prevenire la caduta dei capelli, conseguenza destabilizzante durante il percorso di cura. Le percentuali di successo sono molto soddisfacenti, soprattutto sui farmaci utilizzati per il carcinoma della mammella. Grazie alla postazione a doppio casco, Paxman permette il trattamento fino a due pazienti contemporaneamente».

I primi esperimenti sull’uso dell’ipotermia per ridurre la perdita dei capelli indotta dalla chemioterapia risalgono agli anni Settanta.

«La perdita di capelli è uno degli effetti collaterali più difficili da accettare da parte del paziente anche di sesso maschile – sottolinea Andrea De Censi, direttore S.C. Oncologia medica del Galliera – e contribuisce alla percezione negativa delle cure oncologiche. Con questo strumento vogliamo garantire un netto miglioramento di questo effetto collaterale con una percentuale di successo anche del 90%. Siamo profondamente grati ad AVO che oltre a svolgere un lavoro preziosissimo di accoglienza e assistenza al paziente in generale e in particolare al paziente oncologico, ha voluto con tanta generosità donarci questo strumento che contribuisce all’umanizzazione delle cure».