Rivarolo container MigrantiGenova – Si infittisce il “caso” dell’area individuata dal Comune per sistemare i “minori non accompagnati” nel quartiere di Rivarolo. Gli spazi dove dovrebbe sorgere il “campo” con container apparterrebbe infatti – secondo indiscrezioni non confermate e neppure smentite – ad una collaboratrice dell’assessore Lorenza Rosso. Una circostanza che, se confermata, susciterebbe grande imbarazzo nella Giunta che guida Palazzo Tursi.

La vicenda dei container per accogliere minori stranieri non accompagnati, parcheggiati in un piazzale sottostrada in Via Pierino Negrotto Cambiaso, sulle alture di Rivarolo aveva già scatenato le proteste dell’opposizione con accuse di voler lasciare i ragazzi, reduci da esperienze di vita allucinanti, “senza alcun servizio, vicino a un fabbricato inagibile e pericolante” secondo le accuse del Partito Democratico.
Ora la notizia che l’area individuata sarebbe di proprietà di una collaboratrice assunta con modalità diretta per supporto alle “attività di controllo e di indirizzo politico” dell’assessore ai Servizi Sociali, Lorenza Rosso, suscita altre e maggiori perplessità e polemiche.

«Per giorni – scrive Simone D’Angelo, segretario del Pd genovese – abiamo chiesto il perché di una scelta tanto infelice quanto scellerata per ospitare minori stranieri arrivati senza famiglia nel nostro Paese a Rivarolo in container parcheggiati in un piazzale sottostrada. Ci siamo sentiti ripetere che era una proposta arrivata da privati. Si erano dimenticati però di dirci che tra i privati in questione ci fosse una collaboratrice dell’Assessora Rosso».

Secondo gli esponenti del PD: “In queste settimane l’assessore avrebbe dovuto occuparsi dell’assistenza sociale ed educativa per quei minori e avrebbe dovuto aiutarla quella collaboratrice pagata con denari pubblici che guarda un po’ è proprietaria dei terreni su cui finiscono i container”.

“Oggi – prosegue D’Angelo – l’assessore Rosso afferma di “non sapere nulla”, mentre la sua collaboratrice invece afferma di averlo fatto perché lavorando con l’Assessora Rosso “riteneva di fare una cosa utile”. Viene naturale chiedersi utile a chi. Ma anche quale delle due versioni sia quella vera”

Secondo i rappresentanti del PD “la vicenda dei container a Rivarolo era già grave a sufficienza, ora – al di là delle eventuali responsabilità penali o erariali – è evidente a tutta la città che non ci sono più le condizioni per cui l’Assessora Rosso possa continuare a svolgere il ruolo di Assessore ai Servizi Sociali. Chieda scusa e si dimetta”

Polemiche sul “caso” anche dal Movimento 5 Stelle che si domanda se “davvero l’assessore del Comune di Genova Lorenza Rosso non aveva idea dello strano intreccio che in effetti esiste (questo è, stando a un accertamento catastale) tra la proprietà scelta e un membro del suo staff?”

“Nel dubbio – proseguono al Movimento 5 Stelle – e volendo credere quasi sempre alla buona fede del prossimo, attendiamo fiduciosi che i diretti interessati chiariscano. Ma, nel mentre, ribadiamo quanto avevamo dichiarato fin dall’inizio di questa triste storia, sebbene si sia scelto di non dare voce al M5S: l’area individuata dal Comune per isolare (perché di questo si tratta!) i migranti in arrivo nella nostra città è inadeguata e insiste peraltro in uno spazio con un immobile dichiarato instabile. Perché è stato scelto proprio questo spazio e perché l’assessore starebbe ancora valutando un progetto nato male e gestito peggio? I dubbi avanzano, le affermazioni rilasciate per fugarli non ci convincono ed emerge così tutta l’incompetenza dell’assessore”.

Anche il Movimento pentastellato genovese chiede le dimissioni dell’assessore Rosso nel caso in cui le indiscrezioni di stampa vengano confermate.

“Dalle notizie diffuse oggi dalla stampa locale, pare si tratti di un caso di conflitto di interessi: qualora fosse accertato, l’assessore alle politiche sociali Rosso dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni. È davvero inaccettabile che una sua collaboratrice assunta con un articolo 90 pagato dai contribuenti, possa essere parte attiva di un progetto che, comunque, riteniamo sbagliato”.